Non possiamo non prendere atto della motivata e saggia decisione del Presidente della Repubblica in carica che ha fatto sapere abbondantemente di aver definitivamente optato per il rifiuto ad un eventuale, secondo mandato.

Le argomentazioni sono al contempo fattuali, giuridiche e politiche, così sintetizzabili: a) il settennato presidenziale è stato per lui molto impegnativo, sotto ogni profilo, e viepiù l’età sarebbe adatta al “buen retiro”; b) da qualificato professore di Diritto parlamentare (mio ex ministro per i Rapporti con il Parlamento), ed altresì esperto della “Costituzione materiale”, afferma categoricamente che la fonte primaria del nostro ordinamento non ammette tale ipotesi. Sia in riferimento ai lavori in sede di Commissione, sia assembleari della Costituente che videro confluire le distinte, talvolta opposte posizioni, nel senso di evitare ogni possibile tentativo di accentrare i poteri nelle mani di una singola persona; nonché sul presupposto della durata stessa, di anni sette, pensata, voluta e condivisa proprio con l’obiettivo di assicurare un “mandato esclusivo e irripetibile”;  c) il cosiddetto “metodo Ciampi”, oggi propugnato da non pochi politologi (in particolare da Veltroni), non è affatto probonibile in quanto i partiti “sovranisti” non intendono muoversi verso tale prospettiva e logica comune.

Quindi, il Presidente Mattarella non accetterebbe mai di esporsi invano, diventando una “vittima sacrificale” sull’altare della Patria; persino esposto alla berlina da parte di chi avrebbe poi aggio, addirittura, di sbeffeggiarlo perché dedito al potere; ovvero sottoporsi alla “ghigliottina” di un’opinione pubblica che sarebbe assolutamente pronta a giudicarlo negativamente, liquidandolo con una sorta di “buon’uscita” fallimentare. Tutto ciò premesso, la soluzione Mattarella-bis sembrerebbe essere, purtroppo, al momento archiviata, pur non essendo del tutto impraticabile.

Resta sullo sfondo quella dell’ipotesi Mario Draghi come “super-commissario” d’Italia, ma anch’essa non appare molto sostenibile. Inoltre, si pensa alla “riserva dello Stato”: Giuliano Amato, vicepresidente della Corte costituzionale, già Presidente del consiglio e prima ancora Sottosegretario a Palazzo Chigi con Bettino Craxi. Ha ricoperto praticamente tutto lo scibile possibile delle istituzioni repubblicane, tranne appunto quella dell’alto Colle. Ma le vivaci, mai spente polemiche sul cumulo dei suoi trattamenti pensionistici tendono ad escluderlo da una concreta elezione.

Che non sia, allora, finalmente, la volta di una donna dopo 74 anni di “maschilismo” imperante? Secondo alcuni, l’ultima spiaggia sarebbe quella offerta da Marta Cartabia, già presidente delle Corte costituzionale e attuale Ministro della Giustizia, che avrebbe tutte le carte in regola.

Michele Marino

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