L’impatto delle tecnologie digitali, della globalizzazione delle filiere produttive e dell’invecchiamento della popolazione ha comportato una serie di problemi per le tutele dei lavoratori e per la sostenibilità dei modelli di redistribuzione del reddito nei paesi sviluppati con effetti destabilizzanti anche per la tenuta delle istituzioni democratiche. L’impatto di questi fattori è destinato ad aumentare in modo esponenziale per la diffusione delle applicazioni di intelligenza artificiale. La potenza distruttiva di posti di lavoro delle nuove tecnologie, derivante dalla loro pervasività in tutti i comparti dell’economia, dal numero degli attori che le utilizzano, risulta decisamente superiore alla capacità di regolazione da parte delle istituzioni e della capacità di generare nuove opportunità di lavoro compensativo per i lavoratori coinvolti.
Aumentano i fabbisogni di investimento per ridurre la dipendenza dei sistemi produttivi nazionali nell’ambito degli interscambi di tecnologie, di prodotti e di servizi. La riduzione attesa della popolazione in età di lavoro comporta una serie di problemi aggiuntivi per la necessità di compensare i fabbisogni professionali svolti dall’esodo dei lavoratori anziani e rigenerare il numero dei contribuenti attivi che devono finanziare le prestazioni sociali dedicate alle persone anziane.
A rendere indispensabile questo passaggio è la presa d’atto che le risposte alle criticità di diversa natura derivanti dalla applicazione dell’AI: l’utilizzo corretto di queste tecnologie; la capacità di soddisfare i fabbisogni collettivi e gli investimenti per aggiornare /riconvertire le competenze dei lavoratori; la redistribuzione dei risultati in termini di reddito e di accesso alle opportunità lavorative; non possono essere soddisfatte dalle tendenze spontanee dei mercati, ovvero dalle scelte delle tecnocrazie pubbliche e private, ma da un adeguamento dei percorsi culturali comunitariamente condivisi.
La sostenibilità degli assetti produttivi e dei sistemi di welfare che hanno accompagnato l’evoluzione elle economie aperte di mercato dipenderà dalla qualità delle risposte che sapremo offrire in tre ambiti: il ripensamento dei rapporti tra capitale e lavoro; le riforme dei sistemi di welfare; il coinvolgimento nella governance delle politiche pubbliche dei soggetti privati e sociali che sono in grado di concorrere al raggiungimento degli obiettivi. La diffusione dell’AI comporterà un riposizionamento delle filiere produttive condizionato dalla quantità e dalla qualità delle risorse umane disponibili e delle persone (imprenditori, manager, dipendenti e autonomi) in grado di trasferire, gestire e utilizzare i software funzionali per soddisfare i fabbisogni della produzione e dei consumatori finali. Il processo è già evidente nell’aumento della domanda di lavoratori competenti che non riesce ad essere soddisfatta nell’ambito dei singoli mercati del lavoro nazionali.
La capacità di rendere attrattivi i mercati del lavoro per le risorse umane e di fidelizzare le relazioni con il personale anche nelle singole organizzazioni del lavoro aumenta il fabbisogno degli investimenti da dedicare alla formazione dei lavoratori, per migliorare le modalità di gestione dei rapporti di lavoro, per gratificare le prestazioni sul piano salariale e delle condizioni lavorative. I comportamenti etici delle persone e delle organizzazioni del lavoro sono destinati a sviluppare un ruolo fondamentale, probabilmente più importante dell’adeguamento delle normative volte a tutelare la correttezza delle informazioni e la gestione dei dati, per la finalità di aumentare il controllo sociale dei comportamenti degli attori economici e e della comunicazione. L’impatto massivo delle innovazioni tecnologiche, l’importanza dei percorsi educativi e della formazione professionale per rendere sostenibili le transizioni lavorative rendono meno rigidi i confini tra la formazione e il lavoro ed evidenziano l’esigenza di diversificare le offerte formative, di valorizzare per tale scopo anche gli ambienti di lavoro.
A livello internazionale si sta affermando una corrente di pensiero che evoca la necessità di introdurre forme universali di reddito individuale garantito per arginare gli effetti distruttivi di posti di lavoro provocati dalla diffusione dell’AI, sulla base del presupposto che le perdite occupazionali non potranno essere compensate da una generazione analoga di nuovi posti di lavoro. L’affermazione di tale modello, oltre che presentare evidenti problemi di finanziamento con un drenaggio di ulteriori risorse sulla produzione, comporterebbe la sostanziale rinuncia a riformare sistemi di welfare per far fronte agli evidenti fabbisogni di rigenerare la popolazione lavorativa e di rendere sostenibili le prestazioni sanitarie e pensionistici derivanti dalla crescita attesa delle persone anziane.
La sostenibilità di questi fabbisogni non può essere garantita da un ampliamento indiscriminato della spesa assistenziale statale, ma da una serie di riforme finalizzate a razionalizzare le prestazioni sociali sulla base delle nuove priorità, e dalla capacità dei sistemi fiscali di agevolare il contributo integrativo delle forme mutualistiche sociali e della spesa privata.
Le innovazioni sociali da promuovere nell’ambito delle relazioni sindacali del mondo del lavoro e con le riforme delle prestazioni sociali richiedono un concorso attivo delle rappresentanze sociali con forme mirate di mobilitazione delle risorse, di personalizzazione delle erogazioni. Modalità che non possono essere confinate nell’ambito dei percorsi burocratici delle istituzioni pubbliche. Le finalità pubbliche e la generazione di beni comuni possono essere perseguite con modelli di governance in grado di mobilitare gli attori che possono concorrere per il ruolo e le competenze a migliorare la qualità e la quantità delle prestazioni.
La possibilità di intraprendere questi percorsi di riforma dipende dalla lettura corretta dei fenomeni e dalla capacità della classe dirigente di convergere su un’idea condivisa dell’interesse generale. Facile da affermare ma alquanto difficile da realizzare, perché la somma delle criticità derivanti dalla complessa gestione delle transizioni economiche aumenta la domanda di interventi rivolti a contenere I costi economici e sociali delle persone e delle categorie coinvolte che tendono ad ipotecare l’attenzione delle forze politiche e sociali e la destinazione delle risorse disponibili.
Le mancate riforme del mercato del lavoro e welfare motivano i ritardi nazionali, statisticamente comprovati, sul versante della quantità e della qualità della nostra popolazione lavorativa per la carenza delle risorse umane competenti, per la scarsità delle risorse disponibili da dedicare alla cure delle persone non autosufficienti, per i livelli inadeguati di coinvolgimento attivo degli attori economici e sociali. Queste criticità, e le riforme necessarie per gestire la transizione digitale saranno oggetto di un secondo articolo dedicato al tema dei fabbisogni di innovazione sociale in Italia.
Natale Forlani
Pubblicato su www.ilsussidiario.net