“Strada statale”. È il titolo odierno del quotidiano “Il Manifesto”, che commenta la conclusione (ma di cui non conosciamo ancora il costo economico) del caso Autostrade, a ben due anni dal crollo del ponte Morandi. È un titolo che per il momento esprime l’unica verità: il controllo effettivo passa allo Stato, dopo che questo non ha effettuato – come avrebbe dovuto – il controllo del lavoro fatto per decenni dalla società gestita male dalla famiglia Benetton (ma con tanti profitti derivanti da prezzi alti per gli utenti e costi inferiori al dovuto per assicurare il buon mantenimento di ponti e tunnel). Tutto il resto sono affermazioni contrarie alla verità, come quella dell’ex ministro Toninelli (“Abbiamo vinto, pagano i Benetton”), che ci ricorda quella di Di Maio (“Con il reddito di cittadinanza sconfiggeremo la povertà”).

Don Sturzo sosteneva che “la libertà è figlia della verità”. Purtroppo noi italiani (ma ovviamente non siamo gli unici al mondo) siamo vissuti spesso senza il sostegno, senza la forza della verità in politica ed economia. Quindi non siamo diventati un popolo di “liberi e forti” come lui avrebbe voluto, combattendo per tutta la sua lunga vita in favore di questo obiettivo. Purtroppo continuano a prevalere, soprattutto nel mondo politico, gestori privi di quella cultura del buon governo che Don Sturzo dimostrò non essere affatto un’utopia nell’amministrare bene per 15 anni il suo comune di Caltagirone e nel lavorare poi – sia in esilio che in Italia – a sostegno della buona formazione culturale della classe dirigente italiana.

Le grandi verità del popolarismo sturziano continuano ad essere poco conosciute o apprezzate, perché sono respinte dai grandi interessi dei potenti, contrari a quella cultura, che affonda le sue radici nei valori cristiani. Sono valori umani, naturali e universali; sono validi perché rappresentano valori del buon senso. E funzionano, se applicati. Vediamo con favore il recente appello di 83 miliardari, che hanno chiesto ai loro governi di non essere più “sostenuti” da regimi fiscali di favore, anche se continuiamo a vedere grandi società (la più recente è la Campari) che continuano a trasferire le loro sedi legali in Paesi non definibili, con il nome di “paradisi fiscali”. Ma in effetti fanno il trasferimento al solo scopo di pagare meno tasse a danno del Paese di loro origine. L’Olanda “docet” e l’Italia subisce.

Si parla tanto di dare una grande spinta agli investimenti produttivi. Ora lo Stato si propone di farlo con il porsi al comando effettivo di Autostrade. Avendo fallito come buon controllore dei Benetton, ci domandiamo con quali risorse intende farlo, essendo da tempo un pessimo cliente dei suoi fornitori privati. Lo Stato paga sempre con enorme ritardo. Urge invece un grande investimento culturale, che costerà molto di meno e renderà molto di più.

Giovanni Palladino

 

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