Il disegno di legge Zan, approvata dalla Camera lo scorso 4 novembre e calendarizzata nei lavori del Senato, è ora affiancata da una seconda proposta avanzata da parlamentari del centro-destra.

Per parte nostra, pensiamo che quanto più una tematica concerna la vita personale, addirittura nei profili più delicati ed intimi del vissuto e dell’esperienza individuale di ciascun cittadino, tanto più debba essere affrontata, in sede politico-istituzionale, con la prudenza e la ponderazione necessaria a dar voce alla pluralità di opinioni e di assunti che legittimamente sono presenti nella società civile e la arricchiscono secondo le sue mille articolazioni.

Ci auguriamo, pertanto, che il Senato  non si limiti, assecondando ripetute sollecitazioni in tal senso, a confermare, pur di accelerare i tempi dell’iter  legislativo, il testo recepito da Montecitorio, bensì affronti criticamente l’argomento, dando voce al crescente interesse ed alla varietà di prese di posizione che si vanno manifestando.

In ogni caso, ci auguriamo che il contrasto ad ogni forma di discriminazione e di violenza fondata sul sesso, non diventi motivo di una contrapposizione ideologica o, comunque, di attestazione apodittica di posizioni politiche pregiudiziali  e finalizzate a segnare il campo di presunti interessi elettorali, così da smarrire e strumentalizzare, a fini di parte, il senso proprio del tema in oggetto.

Per parte nostra, pur ritenendo che la legislazione vigente già contempli le disposizioni necessarie a vietare e punire ogni forma di discriminazione e di violenza, non riteniamo infondata la preoccupazione che vengano ribadite ed ampliate le misure di  prevenzione e di contrasto di tali comportamenti illegittimi, allorché siano connessi all’orientamento sessuale, prevedendo, altresì, un appesantimento delle relative sanzioni.

Le nostre osservazioni critiche e le  contrarietà che ravvisiamo nei confronti del ddl Zan concernono piuttosto, in modo particolare, aspetti contemplati dagli articoli 1, 4 e 7 del disegno di legge.

Per quanto riguarda l’art. 1, riteniamo sia del tutto fuori luogo ed imprudente presumere di poter dettare ultimativamente, in sede legislativa, dandone una semplicistica definizione, come si debbano intendere profili di forte valenza antropologica, quali il concetto di “genere” e soprattutto la sua innovativa e problematica declinazione in termini di “identità di genere”.

Viene introdotta, in tal modo, una relazione confusiva ed una forzata soggettivazione di concetti che alterano quella naturale distinzione tra maschile e femminile che rappresenta una categoria imprescindibile di comprensione del valore umano della persona e non è ascrivibile, come taluni suppongono, al campo della cultura, essendo comunque ineludibile il substrato biologico che la sostiene.

In ordine all’art. 4, resta del tutto indeterminato a chi e secondo quali criteri, se non la soggettiva discrezionalità del giudice, spetti stabilire ove la “libera espressione di convincimenti ed opinioni” sia tale da essere “non idonea a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori e violenti”.

Ci chiediamo se la previsione di un reato penalmente sanzionabile che sia affidato alla aleatoria valutazione del giudice non ci esponga al rischio di ammettere, almeno in via ipotetica, la fattispecie del reato d’opinione.

Sarebbe grave se un impianto legislativo opportunamente finalizzato a prevenire discriminazioni, si rovesciasse  nel suo contrario.

Per quanto concerne l’art.7, la prevista Giornata contro l’omofobia, per certi versi, potrebbe apparire, al di là di ogni buona intenzione, di per sé paradossalmente discriminante esattamente nei confronti di coloro che, promuovendola, di per sé evocano un segno distintivo dalla generalità della popolazione.

Ma, soprattutto, il coinvolgimento delle scuole – di ogni ordine e grado? – in programmi diretti ad intrattenere alunni e studenti, in ordine a questioni particolarmente delicate e complesse, secondo un indirizzo pre-ordinato, rispondente alla tematica propria della Giornata, rischia di configurare una declinazione se non altro parziale  di argomenti del tutto rilevanti  e meritevoli di essere affrontati in un contesto educativo più organico e più meditato, che preveda un coinvolgimento attivo e coordinato della scuola e della famiglia.

Domenico Galbiati

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