Da tempo ormai, già prima del Coronavirus ma ancor più oggi, si sente l’ esigenza di riproporre con forza i valori cristiani in politica.

Lo richiede in particolar modo la crisi economica, il malcontento sociale ed il disfacimento ambientale, problemi che non hanno ancora trovato risposta in un progetto ampio e coerente che metta una volta per tutte l’uomo al centro.

In assenza di una adeguata risposta laica, la stessa Chiesa, con il pontificato di Papa Francesco (basti pensare all’ Evangelii gaudium, ma soprattutto alla Laudato sii),  ha sentito la necessità di risvegliare l’intera umanità su questi temi, non più trascurabili.

I cristiani impegnati in politica (come nel sociale), forse anche rispondendo a questo vibrante appello, hanno di recente compreso la necessità di imprimere un nuovo e più deciso passo in questa direzione, riattivando finalmente l’interesse su questi contenuti, che da tempo gli sono propri.

In particolare i partiti ed i movimenti di ispirazione cristiana stanno sempre più ragionando sul da farsi, sia in termini progettuali, che organizzativi.

Volendo semplificare, si intravedono due principali iniziative al riguardo:

  1. I partiti di tradizione cristiana ancora esistenti, insieme ad alcune associazioni collaterali, stanno provando, non senza importanti sforzi, a convergere progressivamente verso una forma federale che consenta un reciproco avvicinamento, anche nel tentativo di raggiungere una massa critica. Si tratta di un meritorio processo di natura organizzativa ad opera di politici di lunga e comprovata esperienza, forti anche di una datata conoscenza reciproca.
  2. Analogo tentativo di coordinamento stanno perseguendo alcuni movimenti cristiani, impegnati in politica e particolarmente vicini alla Chiesa, che stanno cercando una intesa intorno ad un progetto comune, ispirato ai principi della Costituzione e della Dottrina Sociale cristiana.

Non ci troviamo affatto di fronte a “convergenze parallele”, tutt’altro… I valori condivisi  rappresentano un indubbio fattor comune, pur nel rispetto delle diversità. Il passo successivo più naturale sembrerebbe poter essere un confronto, finalizzato ad individuare le giuste complementarità tra i rispettivi punti di forza: storia, esperienza, simboli, da un lato, nuova progettualità e motivata partecipazione, dall’altro. Non avrebbe senso procedere divisi: non risponderebbe alla comune cultura di riferimento, né sarebbe compreso da tutti coloro (sempre più numerosi) che guardano con interesse a quanto si sta muovendo nel mondo cattolico (come non può dirsi sia stata analogamente compresa nel passato la diaspora dei cristiani in politica); né un distanziamento sarebbe auspicabile, anche solo per realpolitik. Ma cosa potrebbe impedire un dialogo, che affronti seriamente l’ ipotesi di una futura intesa?

Proviamo a non nasconderci “dietro ad un dito” ed affrontiamo senza indugio e con coraggio cristiano i motivi che potrebbero colludere nell’ ostacolare un incontro.

  1. La rottamazione: potrebbe sollevarsi da una parte l’inevitabilità dell’ esclusione nei riguardi di tutti quei volti “già noti”, la cui presenza sarebbe da considerarsi scomoda ed inopportuna. E’ un argomento delicato, che va trattato con la massima prudenza, ma senza pregiudizi. Innanzitutto guardiamo alla storia recente e facciamone tesoro: la rottamazione ha finito per “rottamare il rottamatore”… Perché? Perché chi ha qualcosa di utile e interessante da dire, qualsiasi sia la propria età o esperienza, deve sempre essere il benvenuto (si guardi a Bersani ed al suo ritorno tra i politici più ascoltati della sinistra). Ma c’è di piu: l’etica cristiana non ammette esclusioni.  “Chi è senza peccato…”. Una “conventio ad excludendum” può risultare laicamente  giustificabile se riferita a coloro che si sono in passato macchiati di illeciti giudiziariamente conclamati. Ma, tolto questo, perché doversi privare dell’esperienza di chi conosce bene la politica e la macchina istituzionale, con radicati collegamenti sui vari territori ? Guardiamo di nuovo alla storia recente, con particolare riferimento all’ imbarazzante inadeguatezza di molti dei rappresentanti di una nota forza di governo, totalmente neofita.  Certamente  non può trascurarsi l’ineluttabilita di un rinnovamento della classe dirigente, richiesto sia dalle evidenze anagrafiche, che dalle mutate modalità comunicative ed operative. Ma lo spazio esiste, per tutti, ed è adeguatamente gestibile, con opportuno discernimento. Ognuno potrebbe dare il suo specifico contributo in ragione delle proprie capacità.
  2. L’utopia: si potrebbe contestare, dall’altra parte, l’eccessiva tendenza a teorizzare, a “fare accademia”, piuttosto che pratica politica. Anche qui una riflessione è necessaria. La politica degli ultimi decenni si è talmente concentrata sugli aspetti concreti e contingenti, per voler usare degli eufemismi, da aver completamente trascurato una se pur minima visione. Si è andata completamente esaurendo la capacità progettuale che aveva caratterizzato la politica nel nostro paese dal secondo dopoguerra agli anni ’60 (si pensi solo alla Costituzione…). Ma così come accadde allora, il pensiero cristiano, che è andato nel frattempo evolvendosi grazie a continue riflessioni ed elaborazioni, può di nuovo fornire una preziosa chiave di lettura e spunti risolutivi per i complicati fenomeni che stanno generando un diffuso ed evidente senso di disagio.

Se allora appare intelligente, se non inevitabile, provare a procedere “insieme”  (CLICCA QUI ), quali potrebbero essere i passi più adeguati per iniziare, con semplicità e prudenza, questo promettente percorso?

Un primo tentativo potrebbe essere quello di costituire insieme una scuola di formazione politica.  Sarebbe in questo modo possibile:

  • formare e selezionare la classe dirigente per l’immediato futuro;
  • far confluire e trasmettere, dai rispettivi ambiti, le specifiche competenze: prassi politica, da un lato, e Dottrina Sociale della Chiesa, dall’altro;
  • disporre di una piattaforma progettuale e strategica di scambio e confronto continuo;
  • ricercare ed approfondire innovativamente le tematiche che accomunano, come declinare e sciogliere le incomprensioni che dividono;
  • rispondere, infine, con una iniziativa di ispirazione cristiana alla recente proposta, avanzata in ambito (esclusivamente e squisitamente) liberista e maturata negli ambienti dell’ imprenditoria d’ elite, di avviare un’ alta formazione politica-istituzionale destinata alla futura classe dirigente del paese.

Ma questo dovrebbe poter essere solo un primo passo…

 

Aldo Maria Pujia

 

 

 

 

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