Tra le molte cose che il Covid-19 ci ha tolto – e non le elenco perché è troppo triste elencarle, anche per rispetto
verso chi le peggiori di queste perdite le ha ancora incise sulla pelle e le avrà per molto tempo nell’animo – ci
sono cose che il Covid-19 ci ha dato. Una di queste è lo scoperchiamento del vaso di Pandora della politica e
dell’economia. Chi guardasse a posteriori le dichiarazioni, i post e gli articoli di questi ultimi due mesi
rimarrebbe interdetto dal fenomenale j’accuse, un “tutti contro tutti” tipo quello che si giocava nei dieci minuti
finali della ricreazione sul campetto di scuola.

Ma – come sottolinea Nouriel Roubini – questa contrazione e recessione non è una ricreazione o una lieve
recessione a forma di V; non appare nemmeno per ora una recessione a forma di U e non appare come una
ripresa stile GCF (la Grande Crisi Finanziaria del 2008) quando dopo pochi trimestri la crescita è tornata, per
quanto ad un ritmo anemico e al di sotto della media storica; non è nemmeno una L, con una forte contrazione
seguita da un po’ di stagnazione. Al momento sembra un I, un pesante bastone verso il basso in cui l’economia
reale da marzo e nel secondo trimestre è in caduta libera. Neppure durante la Seconda Guerra Mondiale e la
Grande Depressione si era vista la maggior parte dell’attività economica letteralmente chiusa – come in Cina,
negli Stati Uniti e in Europa – in modo così veloce, così profondo e così grave. È come se un grande asteroide
avesse colpito il mondo e chiuso la maggior parte dell’attività economica globale nel giro di poche settimane.
La politica monetaria ha già implementato in meno di un mese le misure per le quali ci sono voluti tre anni
durante la GCF: politica sui tassi di interesse zero (ZIRP), politica sui tassi di interesse negativi (EZ, Giappone e
altre parti d’Europa), allentamento quantitativo, allentamento del credito (acquisto di attività private) backstop

di banche, non banche, fondi del mercato monetario e persino società (servizi di carta commerciale,
obbligazioni societarie, prima IG [Investment Grade] e ora persino “angeli caduti” negli HY), linee di scambio
transfrontaliero per far fronte alla grave carenza di liquidità in dollari nel mercato globale, strutture per
incentivare i prestiti delle banche a PMI illiquide ma solventi, ecc. . L’intero arsenale della cucina di strumenti
politici non convenzionali della GFC è stato distribuito in un mese. La reazione a livello di mercati c’è stata:
forse questo ha illuso sulla facilità di risoluzione della situazione. Vorremmo tutti che fosse così, ma
probabilmente non lo è. Quindi per ora l’unica domanda seria è se questa grave recessione e questa crisi
saranno solo peggiori della GCF o più simili a un’altra Grande Depressione.
Per evitare il peggio, lo abbiamo capito tutti credo, servono tre fattori:
1. Una risposta medica estremamente decisa, anche per evitare ricadute dalle conseguenze impensabili;
2. un massiccio stimolo fiscale che serva a far ripartire tutto e la monetizzazione immediata di questo
stimolo fiscale tramite l’helicopter money, i “soldi sul conto” di tutti, specie di chi non ce la fa;
3. anche se la risposta medica arrestasse le pandemie e la risposta delle politiche macroeconomiche
sostenesse mercati e economie, bisognerebbe evitare i cigni bianchi, ovvero i rischi di coda diversi dal
coronavirus, che potrebbero colpire economie e mercati nel mondo disorientato della seconda metà
del 2020: potremmo passare dal Corona-Virus al CyberWar-Virus, dalle guerre fredde a quelle più
fredde e calde, e dalla disfunzione politica alla vera e propria violenza, sullo stile del film “Contagion”.
Una situazione del genere è una prova terribile, non solo dal punto di vista concreto, pragmatico, ma dal punto
di vista personale, dell’etica e della morale collettiva e di ciascuno di noi. Giudicare a posteriori o fare la morale
a questa o quella parte è un’arte talmente facile che non è più un’arte, ma diventa semplicemente una forma
pessima di compiacimento.

Quello che serve è azione e reazione ai nuovi stimoli e ai nuovi cambiamenti: ma la reazione non deve essere
finalizzata al compiacimento della massa (potrebbe essere un calcolo sbagliato), ma deve essere finalizzata
alla vera utilità globale. Allora tutti noi non dobbiamo chiuderci in noi stessi e nel nostro micromondo.
Dobbiamo riflettere su chi ha fatto cosa e chi ha semplicemente criticato. Tutti noi dobbiamo capire che questa
situazione è collettiva nel senso più profondo del termine e non è una situazione normale, a qualunque livello:
dal personale, al finanziario, al politico – e che gestirla non è come gestire un videogame o un programma
software.

Qui stiamo parlando della vita delle persone. Qui stiamo parlando dei loro soldi. Stiamo parlando del
loro futuro del futuro delle loro famiglie e questa è la vera cosa importante in questo momento. Non è più il
tempo delle parole: eppure se ne dicono troppe. Il Covid-19 è un avvertimento. Auguriamoci che a livello
italiano ed europeo/globale questo avvertimento venga percepito e soprattutto recepito. Quello che sembra
mancare in certe situazioni e in certe decisioni è il semplice senso del “giusto collettivo”, che si avvicina molto
al senso del bene e del male. La storia ci dice che il sonno della ragione genera mostri e che nelle grandi
situazioni di emergenza, una volta che si comincia a scivolare fuori dal giusto diventa difficile fermarsi.
Come dice Esiodo: “non c’è più modo di sfuggire ai voleri di Giove”.

Vale, oggi più che mai, la bellissima frase di Flynn: “La politica non è altro che la schiuma sulle onde. I politici
credono di essere i motori della storia, ma ne sono guidati e cercano di regolare qualcosa che si regola da solo.
Come individui, alcuni potrebbero aver compreso ciò che sta accadendo, ma nelle società di massa manca loro
il potere e la capacità di contrastare le leggi statistiche della storia.” (Flynn, Michael F. (2001) – Einführung in die
Psychohistorik)

Francesco Caruso

 

Pubblicato su Cicli e Mercati

Immagine utilizzata: Pixabay

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