Il fatto che dal prossimo 28 giugno decada l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto rappresenta un’ottima notizia, non tanto perché ci consentirà di dismettere un prezioso alleato (perché la mascherina ci ha aiutati, non ci ha danneggiati), ma soprattutto perché è un indicatore positivo. Togliere le mascherine significa che le cose vanno bene finalmente, che la vaccinazione ha raggiunto il suo obiettivo, che lo scenario epidemiologico, nel nostro Paese, è caratterizzato da un’incidenza stabilmente inferiore ai 50 casi x 100.000 abitanti in una settimana, ciò che indica evidentemente una circolazione più che mai contenuta del nuovo coronavirus.

Per contro esiste una variabile non di poco conto – e dunque da non sottostimare affatto – che potrebbe dare un vantaggio al Sars Cov-2 e che è rappresentata dalla “variante indiana”, poi rinominata variante “delta”. Secondo stime inglesi questa mutazione avrebbe permesso al virus di acquisire una trasmissibilità maggiore del 60% rispetto alla cosiddetta variante “alfa” (per la prima volta identificata nel Regno Unito) che, a sua volta, era del 60% più trasmissibile rispetto all’originario virus di Wuhan. E, d’altro canto, in Inghilterra da qualche settimana è ricominciato a salire il numero dei contagi che, secondo stime ufficiali calcolate in una contea su dieci, si è attestato negli ultimi giorni ad una media di 100 su 100mila persone.

Le conclusioni che si possono trarre da queste semplici osservazioni non lasciano adito a dubbi, anche perché fondate su recentissime esperienze oggettivamente inconfutabili: oltre a vaccinare, bisogna evitare situazioni che pongano la popolazione in uno stato di vulnerabilità.  Ed è in questo scenario che si colloca la proposta, avanzata lo scorso 21 giugno dal premier Draghi, di spostare la finale dei campionati europei di calcio da Londra a un’altra città non così coinvolta in un nuovo dilagare dei contagi da Covid-19.

Tanto il governo inglese quanto l’UEFA hanno prontamente escluso la possibilità che la partita possa essere giocata in altra sede, per quanto la prudenza del Primo Ministro italiano andrebbe letta, a mio avviso, più come un indice di serietà che non come un tentativo di cambiare le regole nel corso del gioco. Credo infatti che ciascun Governo debba preoccuparsi di garantire la sicurezza e la salute di tutti, soprattutto nell’ambito di una manifestazione sportiva di livello internazionale in cui si riaffacciano timidamente i primi tifosi allo stadio dopo un anno e mezzo di diserzione forzata.

Personalmente non ritengo che in questa fase possano esservi particolari rischi di un contagio incontrollato ma per eccesso di prudenza, che nell’esperienza della Covid-19 si è rivelata un’alleata preziosa, il Governo britannico, se i dati dovessero suggerirlo, potrebbe ridurre il numero degli accessi e imporre (contrariamente al modello ungherese o a quanto sta per accadere anche in Italia) l’uso della mascherina all’interno dello stadio di Wembley per la finalissima dei campionati europei.

Immagino che cambiare la sede della partita non sia una soluzione facile da mettere in atto nel giro di pochi giorni, ma dare un segnale forte di cura e attenzione è invece possibile e ragionevole, se non addirittura doveroso.

Mauro Minelli

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