Pubblicato su Centro Studi Livatino ( CLICCA QUI )

1. L’espansione della comunicazione elettronica e on line, e la sua diffusione tra i preadolescenti e gli adolescenti, ha fatto assumere al bullismo le forme insidiose del cyberbullismo. Video osceni durante le lezioni online e violenze verbali contro docenti e studenti collegati alla rete sono alcune delle segnalazioni che Fondazione Carolina ( CLICCA QUI )– l’associazione che opera contro il cyberbullismo e i fenomeni illegali sul web, fondata da Paolo Picchio in nome della figlia Carolina, prima vittima di cyberbullismo in Italia – gestisce quotidianamente.

Solo nel periodo del lockdown si sono verificati 121 casi di cyberbullismo con vittime tra i ragazzi e 89 con vittime tra i docenti, 9 casi di “sexting” e 4 di “revenge porn”; 23 i gruppi su Telegram in cui vengono diffuse indebitamente immagini di minori con anche un episodio di adescamento[1]. Nel 2019 sono stati 460 i casi di bullismo trattati dalla Polizia Postale che hanno visto vittima un minorenne – 52 avevano meno di 9 anni -, il 18% in più rispetto al 2018, quando i casi trattati sono stati 389. Solo nel 2019 i casi accertati dalla Polizia Postale per quanto riguarda le persone che hanno subito azioni di stalking via web sono stati 18. Sono 114 le persone che hanno subito una diffamazione on line e 141 ingiurie, minacce, molestie. Sono 87 le vittime che hanno subito un furto d’identità digitale sui social network, mentre 81 persone hanno denunciato casi di detenzione diffusione di materiale pedopornografico, e 19 sono state le vittime che hanno subito sextortion, pratica usata da cybercriminali per farsi mandare foto e video osceni, per poi chiede denaro al fine di non pubblicarle[2].

Il rovescio della medaglia del periodo di emergenza conferma i problemi nelle relazioni sociali avviate attraverso il mondo digitale. Mai come in queste settimane tutto passa dalla Rete: dalle chiacchiere con gli amici ai sentimenti, ma anche disagi e condizionamenti amplificati da una reclusione che ha moltiplicato videochat, smart working e didattica on line.

2. Le caratteristiche del bullismo elettronico mostrano elementi di continuità col bullismo tradizionale, ma pure elementi di discontinuità. Il bullismo digitale presenta nuove minacce per la vittima, sia quantitative che qualitative: a differenza del bullismo tradizionale, la comunicazione è scritta e quindi asincrona, poiché le persone non interagiscono tra loro in tempo reale. Questo vuol dire che, venendo meno i feedback presenti nella comunicazione del mondo reale, non solo la vittima ha difficoltà a identificare l’aggressore, perché anonimo, ma pure l’aggressore non coglie il dolore, la frustrazione e l’umiliazione generata nei confronti della vittima.

Gli atti di bullismo elettronico si manifestano maggiormente attraverso i social network: il web con la possibilità di formare e condividere milioni di contenuti ha introdotto nel cyberspazio una grande quantità di informazioni personali, che spaziano dai dati anagrafici, ai gusti, alle attività preferite, ai luoghi visitati. Quasi tutti i social network applicano politiche di accesso ai dati personali piuttosto light, permettendo ai propri inserzionisti, e non solo a loro, di raccogliere migliaia di informazioni sui propri utenti: è spesso sufficiente inserire nome e cognome in un motore di ricerca o in un social network per scoprire le opinioni di una persona, le sue relazioni sentimentali e lavorative, le sue attività quotidiane, e così via.

Il risultato è il paradosso dei social media: da un lato possiamo più facilmente cambiare e modellare la nostra identità virtuale, e tuttavia le tracce lasciate dalle diverse identità virtuali fanno ricostruire facilmente la propria identità reale: l’inserimento dei propri dati, dei propri commenti, delle proprie foto in un social network costruisce una memoria storica della propria personalità che non scompare anche quando il soggetto lo vorrebbe.

Gli atti di bullismo e di cyberbullismo sono espressione di scarsa comprensione e della non accettazione di chi è diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psico-fisiche, per sesso e per particolari realtà familiari: vittime del bullismo sono sempre più spesso adolescenti su cui gravano stereotipi che nascono da pregiudizi discriminatori, di frequente disabili, poiché la persona con handicap appare un “diverso” più facile da irridere o da molestare.


[1] Vedi: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/cyberbullismo-in-aumento-al-tempo-del-coronavirus

[2] Vedi: https://www.lastampa.it/cronaca/2020/02/07/news/bullismo-piu-del-50-dei-ragazzi-tra-gli-11-e-17-anni-sono-vittime-di-attacchi-cyberbullismo-piu-colpite-le-ragazze-1.38437385

 

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