Sotto il forte impulso di Mons Simoni, mi sono sentito parte di una “banda” che opera per la Costituzione, per la DSC, per prendere la direzione di un Paese stremato dalla caduta verticale dei valori.
Non è in dubbio che i gruppi sociali già esistenti (partiti, movimenti, perfino parti sociali) si siano dimostrati inadeguati e per questo dobbiamo respingerne ogni tentativo di manomissione della nostra volontà profonda di cambiamento morale del Paese.
Ora è il tempo della trasformazione in “gruppo”. Stiamo per darci un nome. Abbiamo convenuto di darci un manifesto. Affascinante, delicato ed entusiasmante è il tempo che incombe.
Amici, “bisogna render conto della speranza che ha abitato i cuori durante tutto questo tempo della gestazione…della carità che ha saputo coprire una moltiutdine di peccati”
Nel nostro caso, nasce con una nuova “regola” una nuova iniziativa politica, tutta devota a far rinascere il Paese!
Mi pare opportuna e ricca di riflessioni la citazione benedettina di Enzo Bianchi che di seguito riporto e a proposito della quale rivolgo a Mons. Simoni la preghiera di un commento.
Nel cammino […] intrapreso, [il fondatore] finisce per incontrare altri uomini a loro volta abitati dagli stessi sentimenti e attirati dalla stessa ricerca”. Così, da incontri apparentemente fortuiti, si intrecciano legami d’amicizia che sono anche conferme della bontà dell’intuizione avuta: diviene allora naturale trasformare, quasi inavvertitamente, questa sintonia in un abbozzo di ricerca comune.
Non è ancora un gruppo, ma piuttosto una “banda” cioè un insieme di individui che si riuniscono per un tempo limitato in vista di un’attività per la quale i gruppi sociali già esistenti sono da loro percepiti come inadeguati. […] Per gli stessi componenti della “banda” lo scopo non è ancora messo a fuoco, ma intanto è estremamente prezioso poterlo precisare insieme a persone con le quali l’intesa è spontanea.
Dal momento che i membri si sono incontrati grazie ad aspirazioni simili, è per loro normale sentirsi tutti sullo stesso piano, fratelli, e come tali vivere: nessuno viene chiamato superiore o padre. Frutto di una libera adesione, il loro associarsi non conferisce alcun diritto né impone alcun obbligo: è la carità che provvede a tutto…Ma questo tempo idilliaco non può durare a lungo.
Attraente e al contempo repellente verso chi è all’esterno, la banda si trova di fronte a un bivio: se rifiuta l’apertura, vedrà intensificarsi i legami interni al punto di non avere mai bisogno di leggi né di strutture, e vedrà rinsaldarsi l’amicizia al punto che solo la morte potrà separare i membri; ma il prezzo pagato sarà altissimo: nessun estraneo si sentirà in grado di infrangere quella intimità e di aggregarsi, così le opzioni della banda si irrigidiranno, le intuizioni si cristallizzeranno in eccessi, capaci, questi sì, di attirare altre persone, ma a loro volta prive di equilibrio e di misura.
E’ la dottrina settaria, dovuta al fatto che, come ha giustamente osservato Ivan Klima, “quanto più bizzarra è la fede, tanto più fanatici sono i suoi adepti”.
Per evitare sia questa implosione che il disfacimento uguale e contrario, la “banda” ha una sola alternativa: la metamorfosi, cioè, letteralmente, il “cambiamento di forma”, la trasformazione in “gruppo”. Ma questa scelta non è programmabile, avviene quando uno dei membri diviene, quasi inavvertitamente all’inizio, fermento dinamico per tutti. Nessun incarico ufficiale, nessuna volontà deliberata da parte sua, ma solo l’emergere sotto gli occhi di tutti di alcune qualità umane e spirituali: il discernimento, l’audacia, la lucidità, la saldezza lo spingono a vivere in modo più intenso e profondo le aspirazioni che tutti nutrono….mutuo affinamento di caratteri, correzione reciproca che placa gli eccessi e vince il torpore, travagliato aggiustamento tra realismo e utopia, equilibrio instabile tra un progetto che inizia a delinearsi con chiarezza e una realtà che fatica a tenerne il passo… conflitti e riconciliazioni…precisarsi e delineare con sempre maggiore precisione l’identità ricercata…capire come l’incanto dell’intesa iniziale e la meraviglia della carità che copre tutto – così essenziali all’inizio – sui tempi lunghi non hanno il valore che nasce a un confronto schietto vissuto fino alle estreme conseguenze […]
A questo punto la banda, non più ripiegata su se stessa e non più tentata di sciogliersi, scopre di essere diventata un “gruppo” con un’identità e un volto precisi e, perciò, riconoscibili anche dall’eterno. A volte i componenti accettano di darsi un nome, in grado di esprimere l’esperienza e la ricerca vissute in comune.
In ogni caso il gruppo, non più sulla difensiva rispetto a chi lo accosta, lascia trasparire un equilibrio interno capace di attrazione verso un numero sempre più consistente di persone…. Nonostante il prodigarsi dei componenti del nucleo iniziale, questi non riescono a far fronte alle richieste che pervengono loro e alle esigenze, anche pratiche, che queste suscitano.
L’estensione del gruppo, favorita dal loro fervore, spinge verso una dispersione dei membri o quantomeno a una ripartizione in sottogruppi: si fa strada così l’esigenza di un’organizzazione capace di assicurare in altro modo quell’unanimità che non può più essere raggiunta tramite i contatti personali quotidiani.
Questa organizzazione nasce quindi dalla crescita stessa del gruppo e non è assolutamente imposta da istanze esterne, anche se in alcuni casi c’è bisogno di una voce autorevole – amica, ma non direttamente implicata – per convincere i fratelli di questa necessità ineludibile. Se il gruppo iniziale ha elaborato una propria coerenza interna e saputo esprimerla in una strutturazione solida e duttile insieme, allora saprà agevolmente articolare anche la nuova organizzazione: si tratterà solo di trasporre nella realtà allargata le articolazioni già sperimentate, ufficializzandole e formalizzandole.
E’ un lavoro affascinante e delicato: bisogna rendere conto in forma scritta della speranza che ha abitato i cuori durante tutto questo tempo della gestazione, della fede che ha accompagnato i momenti difficili, della carità che ha saputo coprire una moltitudine di peccati. Nasce così una nuova “regola”.
Alessandro Diotallevi