Durante gli scorsi mesi di “clausura domestica” ci siamo dilettati a intrattenere i nostri lettori, “aficionados”, con approfondimenti di ogni genere, dalla sociologia a scienza e medicina, dalla politica economica all’ecologia e sostenibilità ambientale. Il tratto comune e più trasversale, anche in buona parte delle trasmissioni tv. d’opinione e della carta stampata è stato quello di una moderata, talvolta malcelata fiducia in noi stessi e in chi ci rappresenta, ovvero in una discreta speranza in un post-COVID che sarebbe stato rigenerativo, politicamente e moralmente, sorta di periodo di rilancio condiviso e costruttivo. Insomma era frequente leggere o ascoltare frasi come: “saremo tutti migliori”, oltre a quella più ottimistica: “andrà tutto bene!”; e ancora “niente sarà più come prima”…

Indubbiamente, tale “forma mentis” di stampo molto positivo ha giocato un ruolo importante o forse decisivo per le persone meno equilibrate e deboli psico-fisicamente – le statistiche riportano addirittura una percentuale del 41% di italiani che avrebbero sofferto di patologie psichiche – anche perché si trattava di un modo di comunicare in perfetta buona fede e, appunto, a fin di bene.

Purtuttavia, oggidì mi pare che i risultati – diciamo iniziali – non siano molto incoraggianti, se si pensa a Capi di Stato che hanno impiegato parecchi mesi per convincersi della dura, incontestabile realtà della gravità virale da contrastare in modo sinergico e di piena collaborazione. Addirittura il presidente del Brasile ci scherza ancora su, nonostante ne sia stato colpito.

D’altro canto si può aggiungere che gli “indizi di scivolamento all’indietro”, cui “si può e si deve resistere”, come efficacemente affermato da M. Tarquinio su “Avvenire”, possono anche indurre a chiederci se, addirittura, stiamo diventando più egoisti di prima: la risposta è ardua.

Ma è fuor di dubbio che la responsabilità di atteggiamenti mentali o comportamentali di personalità pubbliche è ben maggiore di quella di un “quisque de populo”, di noi cittadini comuni: ad esempio quella di una leader d’opposizione che s’è infelicemente avventurata in una sterile, quanto inqualificabile polemica sui costi dell’intervento chirurgico presso il “Bambin Gesù”, ospedale pontificio che può vantare il record per la separazione delle gemelline siamesi, unite alla testa, cosiddette “craniopagi totali posteriori”. Oppure vogliamo esaltarci per gli slogan elettorali del candidato alla Regione Campania, tal Cangiano: “me ne frego, alta espressione di libertà” ?

La serie di esempi pratici di quanto in effetti non si sia migliorati, né per senso civico, né come rispetto dei fondamentali diritti umani, si può inanellare in modo assolutamente variopinto dagli infanticidi e conseguente suicidio di un padre separato a non pochi omicidi stradali da nord a sud, non che assassini passionali; nondimeno è moralmente deprecabile il fenomeno delle denunce da parte di cittadini o esposti di comitati contro medici e strutture ospedaliere cui dobbiamo, invece, profonda gratitudine in linea generale (eccezion fatta per i numerosissimi casi di contagi fuori controllo presso le RSA). Tant’è che il Presidente Mattarella ha puntualmente osannato e conferito loro pubbliche onorificenze.

Trattandosi infine di pandemia, non ci sono mancate efferate violenze, fino all’omicidio reiterato, per mano di poliziotti statunitensi a danno di innocenti cittadini afro-americani, riportando l’orologio della Storia indietro di decenni; così come ad opera di ciniche forze militari della Repubblica popolare cinese abbiamo assistito ad altrettante violenze per sedare le manifestazioni di protesta dei giovani di Hong Kong.

Fanno da cornice, paradossalmente coerente, a tale quadro massmediologico, non positivo, né tanto meno edificante diffusi atteggiamenti di violazione delle misure governative a fini di prevenzione della diffusione del Coronavirus, tuttora vigenti. La qual cosa è non soltanto sanzionabile, quanto da condannare per scarso/assente senso di responsabilità civica, ma più specificamente come mancanza di rispetto per il lavoro svolto in grandi difficoltà da medici, paramedici e volontari, con un’abnegazione assoluta, cioè fino all’estremo sacrificio!

La morale che si può trarre è, a mio avviso, duplice:

a) se ci guardiamo attorno a livello planetario, con particolare attenzione ai popoli che sono tuttora nell’occhio del ciclone, possiamo davvero consolarci, nonostante le migliaia di persone decedute, e giudicare tutto sommato positivamente l’operato degli organi statali, regionali e locali dalla sanità alla protezione civile, compresi noi cittadini;

b) se ci riferiamo a paesi come il Portogallo, dobbiamo cospargerci il capo di cenere e fare il “mea culpa”, tornando a rimboccarci le maniche, soprattutto politicamente, avendo quel paese dato prova di vera, fattiva collaborazione tra le forze politiche d’opposizione e quelle della maggioranza, nella gestione della crisi epidemiologica, così come era stato ripetutamente chiesto dal Capo della Stato italiano, “vox clamans in deserto” fino ad oggi, ma ci è dato sperare in un sussulto di “orgoglio nazionale” e di solidarietà sociale.

Michele Marino

About Author