L’attenzione di tutto il Popolo italiano alla Scuola, certo aumentata per le problematiche della pandemia, è un dato di fatto oggettivo: non c’è famiglia che in maniera diretta o indiretta non abbia a che fare con la Scuola.
Quindi è segno di concreta attenzione ai problemi reali dei cittadini che il Presidente del Consiglio Incaricato abbia posto la questione Scuola fra quelle prioritarie del programma del governo in via di formazione.
Emerge dalle indiscrezioni riportate dai mezzi d’informazione che il Presidente incaricato, Draghi, voglia far in modo tale che, nel prossimo settembre, all’inizio dell’anno scolastico 2021/2022, in tutte le Scuole vi sia il corpo docente al completo, il che è cosa buona e giusta!
Tuttavia non va dimenticato che questa volontà è stata spesso espressa, nel passato, sia da Presidenti del Consiglio, sia da Ministri della P.I., ma che mai, ripeto mai, questa “normalità” si è verificata, specie dal 1968 in poi.
Fare in modo che quest’ anno, un anno “terribile”, avvenga non è però impossibile; anzi, proprio per l’eccezionalità della situazione, potrebbero esser assunte quelle decisioni, “impopolari”, di cui per decenni si è parlato, inutilmente.
Inutilmente perché alla necessità di avere tutti i docenti in servizio, in ogni Scuola, che comporta che le esigenze dei docenti e della burocrazia siano posposte a quelle degli utenti: scolari, alunni, studenti e loro famiglie, avviene, da anni, l’esatto opposto.
Le esigenze dei docenti sono diventate primarie. L’incapacità della amministrazione del personale da parte degli Uffici, centrali e periferici, della P.I. si somma alla pressione sindacale, che privilegia i docenti e non gli utenti, e. soprattutto, si somma alla ricerca del “consenso” e della “popolarità” da parte dei ministri e della politica.
Mi permetto di dare alcune indicazioni operative affinché la volontà, espressa dal Presidente Incaricato, possa confermarsi nei fatti. Credo sia preliminare che lo spacchettamento fra Ministeri Istruzione e Università/Ricerca permanga. Occorre che ci sia un ministro che dedichi tutte le sue energie alla Scuola, così come ce ne debba esser uno che si dedichi all’Università ed alla Ricerca.
Poi suggerisco, come primo passo, che in ogni Scuola vengano confermati in servizio i docenti presenti alla chiusura dell’anno scolastico 2020/21, ovviamente con l’eccezione dei pensionati e, purtroppo, dei deceduti,
Questo “congelamento” deve dar luogo, in sostanza, all’istituzione dell’Organico d’Istituto –di cui più volte ho detto e di cui seguiterò a dire-, bloccato, almeno per un triennio, ed incrementabile solo per una significativa crescita del numero degli iscritti. In caso di decrescita significativa i posti che si liberassero dovrebbero comunque rimanere a disposizione della Scuola, per supplenze ed attività laboratoriali.
Ripeto: questo comporta che i trasferimenti dei docenti non avvengano ogni anno ma che un docente non possa trasferirsi di sede, nella regione, se non dopo almeno tre anni di servizio e, per trasferimento fuori regione solo dopo cinque anni.
Sono ben consapevole che questa misura generebbe forti lamentale ma sono anche fortemente convinto che sia l’unica decisione da assumere, per poter fare in modo di avere i docenti in cattedra, in ogni Scuola, all’inizio dell’anno scolastico; decisione da assumere, per “tagliar la testa al toro” del sindacalismo pro docenti e mai pro alunni, con un Decreto Legge, che faccia piazza pulita di tutti gli “orpelli” che sinora hanno reso impossibile, il regolare inizio dell’anno scolastico. Come un “mantra” ripropongo all’attenzione questo aspetto che, per me, è fondamentale.
Certo con questo non si risolveranno tutti i problemi della Scuola ma sarà un porre la situazione “a bocce ferme”, per poter avviare una seria azione sulla professionalità dei docenti e dei dirigenti – anche per Loro deve valere il “blocco della mobilità”, così come per i docenti – con la qualificazione delle modalità concorsuali di reclutamento e aggiornamento; con la messa in atto di una seria valutazione della professionalità docente (somari o svogliati in cattedra non servono), che è scomparsa, di fatto, dall’epoca dei Decreti Malfatti, di cui, se davvero “malfatti”, è auspicabile una profonda revisione, poiché hanno introdotto nella Scuola “riti burocratico partecipativi”, ove il burocratico è prevalente.
Nel vaso di Pandora della Scuola è rimasta la speranza …speriamo non sfugga anche questa!!!
Roberto Leoni