E’ giunto il tempo del pensiero fortela destra ha vinto solo in Calabria e non anche nella rossa Emilia. Cionondimeno ed al di là della bagarre mediatica post elettorale, l’impressione che il paese voglia una inversione complessiva di rotta virando nella direzione indicata dalla stella moderata, non è alla fine venuta meno. Se questo è vero, ed è vero, è indubitabile che la parte del ceto intellettuale e politico cattolico impegnata a far sorgere dalle macerie dell’Italia un nuovo soggetto politico di centro, intransigente e fortemente identitario in senso cristiano, non può esimersi oltre  dall’avviare un serio approfondimento e dall’ elaborare una strategia politica forte e vincente. Lodevolmente ‘Politica Insieme’ così come Convergenza Cristiana lo stanno facendo con serietà e  da qualche tempo.

Voglio allora segnalare solo tre ”caveat” sui quali riflettere e confrontarsi.

Il primo ‘caveat’ è naturalmente indirizzato a coloro che girano il capo dalla parte opposta al versante moderato. A destra si va profilando in modo ormai abbastanza evidente una maggioranza assai vasta e compatta che dopo le elezioni, che prima o poi si faranno, è destinata da andare al Governo. Se così è,  evidente è l’errore di non voler dialogare, neanche in ipotesi con quella parte politica presa nella sua interezza, come del resto suggerito dalla sempre lucida saggezza del Cardinal Ruini. E questo per il semplice motivo che se la destra veleggia verso il governo, è indifferibile far emergere e dare vigore in quel versante politico alla componente cattolica liberale; alla componente cioè mai eliminata dalla scena politica italiana perché componente essenziale del cattolicesimo politico italiano, ma anche europeo, da Manzoni in poi. La chiusura pregiudiziale tout court ed in termini un po’ astratti a qualsiasi dialogo ghettizzando l’altro in una posizione alternativa che non c’è, è per i cattolici strada senza sbocco, e sterile, destinata a far incancrenire l’irrilevanza.

Non solo! L’alternativa al dialogo ed al muro contro muro altro non è allora che la consegna ineluttabile di tutta la parte moderata del paese con il suo inestimabile patrimonio elettorale, all’ egemonia ed alla guida della destra italiana più radicale ed intransigente. E questo sarebbe un altro grave errore però facilmente eliminabile.

Il secondo “ caveat” è indirizzato invece alla parte che al contrario volta il capo dalla parte opposta alla sinistra rifiutando ogni dialogo e confronto con quella componente politica.

Il dialogo a sinistra va coltivato e reso fruttuoso, perché quella parte è ineliminabile dalla storia del paese, e guai a pensare diversamente vaneggiando la ‘fola’ di una scomparsa per implosione o deflagrazione della sinistra italiana ed europea. E’ chiaro però che il dialogo va fatto entro confini ben delineati, ovvero dentro una linea di demarcazione ideale chiara e distinta, la quale poi inizia proprio lì dove finisce l’iride dell’arcobaleno e comincia appunto e come diretta conseguenza l’irrilevanza dei cattolici. E questo è il vero problema che sta davanti a noi ma anche al paese intero.

E’ impossibile ormai non ammettere che è pura utopia e dolorosa illusione immaginare la possibilità che i valori e gli ideali del cattolicesimo politico italiano possano fiorire ed affermarsi attraverso la fusione a freddo con la tradizione socialista e marxista e con gli stanchi epigoni che si sforzano di incarnarla andandola a trovare nelle periferie degradate delle città rosse.

Ammettiamolo: il PD non ha saputo o potuto dare seguito e poi sviluppare la traccia teorica e teoretica  intelligente e lungimirante lanciata verso lo spazio siderale della sinistra da Togliatti nell’ormai famoso discorso al Convegno di studi di Brescia del 63. Quel giorno di fronte alla evidente ed inarrestabile ascesa del Centro sinistra ed alla ineluttabile necessità della elaborazione di una via italiana al socialismo “il Migliore” aprì al cattolicesimo Giovanneo e più in genere alla forza rinnovatrice della religione lanciando il nuovo e sconvolgente principio assurdo, per qualsiasi marxista ortodosso,: “Noi non accettiamo più la concezione ingenua ed errata che basterebbe la estensione delle conoscenze ed il mutamento delle strutture sociali a determinare modificazioni radicali.. Questa concezione …. Non ha retto alla prova della storia…”.  Morto Togliatti la sinistra non ha saputo sviluppare, ampliare e consolidare la significativa traccia luminosa accesa in quel tempo finendo inesorabilmente spiaggiata nel nulla. Prima si è appiattita con Longo sul mito del buon governo della sinistra, poi con Berlinguer sulla questione morale ed infine con Occhetto, caduto il muro, sui colori dell’iride e dell’arcobaleno stancamente per terminare e da ultimo con le giravolte del Renzi del patto del Nazareno e della fallimentare riforma costituzionale per via plebiscitaria, puntualmente bloccata.

Dell’attuale sinistra che tira un sospiro di sollievo per non essere stata sconfitta in Emilia e che va rimorchio di Di Maio e company ‘pro bono pacis’ nulla oggi dirò.

Ciònondimento con la sinistra è ineludibile un confronto serio e stringente che può essere promosso e reso fecondo solo da un partito di centro fortemente identitario e di solida ispirazione cristiana, il quale facendo emergere le contraddizioni e le ambiguità che albergano in quel versante politico apra la strada alla possibilità di una autentica politica riformista. L’irrilevanza politica dei cattolici si è manifestata nella sua ampiezza e drammaticità proprio quando i cattolici hanno rinunciato alla loro identità e peculiarietà perdendosi nelle variegate esperienze floreali dalla margherita all’ulivo come del resto ha molto bene ricordato e sottolineato il Cardinal Ruini. Vale invece esattamente il contrario: solo un centro cattolico forte e ben identificabile può permettere alla sinistra di essere sé stessa e di ritrovare la sua autentica vocazione plurale e riformista declinandola nei tempi nuovi che avanzano.

E qui arriva il terzo naturale “ caveat” che è proprio indirizzato per coloro che  vogliano costruire un partito di centro, di solida e chiara ispirazione popolare e cristiana, come appunto ‘Politica Insieme’. Al centro si affollano orami sei vettori politici incarnati disordinatamente in vari movimenti più o meno autonomi. Due che originano dalla sinistra; quelli di Renzi e Calenda. Due che originano dalla destra; quelli di Toti e Passera. Poi ed ancora uno, quello degli cinque stelle di  Fioramonti e altri, che nascono dallo sfaldamento di quella galassia di indefinibile collocazione generata prima dall’ibrido connubio con la destra e poi da quello con la sinistra; ed infine uno che origina dalla costellazione di Andromeda, la più vicina alla terra, la costellazione ex democristiana che sembrerebbe – speriamo – avviata verso la riunificazione la e che si definisce di centro anche se appare assai difficile intravedere il suo progetto politico.

Sei soggetti dunque accomunati dalla unica ed autoreferenziale autocerticazione di essere partiti di centro.

Ora la speranza che queste sei entità diventino un qualche cosa di compatto, omogeneo ed alla fine unico, di un qualcosa cioè capace di incidere in senso riformista nel tessuto sociale e politico del paese, è affidato solo a due possibili  percorsi.

Il primo è quello ben noto del contratto di governo. E’ il percorso di quelli che pensano di poter creare maggioranze di governo e stabilità politica individuando – più o meno a casaccio – i punti sui quali impegnarsi per poi contrattualizzarli. E’ la strada del Governo Conte 1 e del Conte 2: la prassi prima delle idee. I risultati sotto gli occhi di tutti. Non pare questa la strada più idonea a risollevare l’Italia ed a rimetterla i piedi.

L’altro percorso nel quale io invece credo, è quella della elaborazione di un “pensiero forte” al quale correttamente ci indirizza la riflessione del professor Zamagni ed attorno al quale elaborare e far convergere per naturale via attrattiva solide maggioranze. Un pensiero forte attinto dalla Dottrina Sociale della Chiesa, declinata però in senso verticale, in tempi nei quali la società sembra aver voltato le spalle a Dio; tempi nei quali come ci ha ricordato Benedetto VXI la crisi politica globale è frutto di una crisi etica, a sua volta effetto e causa di una drammatica crisi di fede. Un pensiero capace di attrattività e di incidenza e dunque di guida. E noi siamo esattamente a questo punto.

Sia ben chiaro: l’Italia, ma anche l’Europa non hanno bisogno di un progetto politico guidato dalla egemonia del partito clericale, sostenuto e imposto dalla Gerarchia, quello che Sturzo chiamò correttamente e polemicamente, “ Piccola Chiesuola”. Ha invece bisogno di un partito popolare, laico e plurale ma fortemente identitario e caratterizzato dall’ ascendente prevalente e centripeto dell’ispirazione cristiana declinata in conformità alla tradizione politica dei cattolici; ha bisogno in altre parole di un partito cattolico. Un partito cioè che superando la crisi generata nella società dalla imperante egemonia del pensiero post metafisico e relativista, così come tratteggiato nella riflessione di Habermas, sappia rimettere Dio al giusto posto nell’orizzonte sociale e ciò facendo sappia restituire razionalità e dignità e progettualità alla politica ed alla sua corretta collocazione nella società in una cornice etica e valoriale universale e perciò con senso. E’ superfluo ripetere con Benedetto XVI che una società che volta le spalle a Dio perde di senso.

Un moderno partito cattolico, popolare, democratico, plurale aperto ed in perfetta assonanza tematica con le drammatiche asperità che ha generato questa globalizzazione dominata dalla finanza speculativa atea e totalmente avulsa dal rispetto della dignità della persona ha generato e tutto in danno della parte più debole.

Qualche cosa dunque totalmente diversa dal pur rispettabile partito dei cattolici democratici, vale a dire diverso da tutto ciò che possa evocare scenari di un passato che non c’è più e che non tornerà più proprio come i ninnoli e le chincaglierie del salotto buono della nonna. Tutto ciò insomma che torna talvolta di notte nelle confuse memorie infantili nelle quali però è ben viva e ben scolpita la foto austera del nonno con l’elmetto sabaudo morto non sul Carso ma  lì nella insanguinata trincea di mani pulite.

Quello che è certo invece è che la volatilità delle maggioranze ed i disinvolti giri di valzer dove con la stessa superficiale facilità si formano e si sciolgono le coppie nel gran Ballo di Montecitorio, è frutto ed effetto del “pensiero debole” e del primato della prassi senza idee forti; quella che nei tragici anni della diaspora e del bipolarismo la forza dirompente del cattolicesimo politico e sociale non ha saputo rimpiazzare, sostituire e compensare purtroppo masochisticamente autoemarginandosi.

Un pensiero debole, certo, ma che ha però provvidenzialmente finito per fare emergere con chiarezza un progetto forte. Il progetto che vuole una società improntata ad  uovo umanesimo senza però l’aggettivo cristiano; una società in ultima analisi ed alla fine senza Dio e con al centro solo l’uomo e la sua razionalità elevata al grado dell’onnipotenza e con essa una religione mondiale buona per tutti ma soprattutto al servizio del profitto speculativo di pochi e per la quale il partito ”cattolico” è inutile e dannoso; un nemico da battere e da non far rinascere mai più. E questo è il punto di fondo al quale rinvia l’auspicato e necessario approfondimento sul tema del ‘partito cattolico’ e più in generale sull’orizzonte nel quale collocare il nuovo impegno dei cattolici vocati alla politica oggi e nella nuova società globale.

Emilio Persichetti

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