A prescindere da come verrà risolta l’attuale crisi politica, credo che abbiamo perso giorni importanti che era giusto adoperare per accelerare il processo di ricostruzione di un Paese che appare fortemente in crisi.
La politica, invece, si sta comportando, come se, per dirla alla Flaiano: – “In Italia la situazione politica è molto grave ma non è seria”.
Noi cittadini non pensiamo mai alle conseguenze delle nostre scelte politiche quando, in forza di un diritto-dovere qual è il voto (art. 48 della Costituzione), diamo il consenso ai politici di professione e non, scelti e messi in liste con priorità assegnata in base all’importanza e alla capacità di consenso riconosciuta dai partiti a ciascun candidato.
Inutile ricordare che il resto lo ha fatto il Rosatellum – la legge elettorale con la quale siamo andati a votare nel marzo del 2018 – con un risultato elettorale che non sta consentendo a nessuno, partito o coalizione che sia, di governare per tutto il periodo della legislatura.
In questi tre anni di attività politica, caratterizzata da due crisi di governo, abbiamo potuto osservare i limiti “operativi” di chi ci doveva rappresentare con capacità, serietà e trasparenza; i tentativi di governo, mal riusciti perché frutto di unioni politiche “ai limiti del possibile”, hanno invece generato false illusioni nell’opinione pubblica, sempre bisognosa di attenzione e oggi preoccupata dai risvolti di una crisi politica, a cui si aggiunge l’aggravente di una crisi economica e sanitaria.
Sono tanti gli operatori di settore che hanno manifestato la loro perplessità nei confronti di una crisi di governo che è apparsa sin da subito come il classico piatto di “cavoli a merenda” offerto, invece, con “nonchalance” da una minoranza politica che ha giocato sul filo dell’azzardo per sopravvivere.
Tante sono oggi le priorità da affrontare, tutte riconducibili ad un unico progetto che ha per obiettivo la “rinascita dell’Italia” in un momento in cui, invece, ci siamo scordati del debito pubblico e della precaria stabilità finanziaria dell’Italia, cosa ricordata anche da Guido Puccio, in un articolo pubblicato da politicainsieme.com., qualche giorno fa.
Vorrei ricordare i numeri che quantificano le cifre del debito pubblico raggiunto nel 2020 con un valore pari al 157,5 per cento del Pil – corrispondente in valore assoluto a 2.587 miliardi da fonte Bankitalia – registrando un aumento significativo rispetto al 134,6 per cento del 2019, incremento destinato a salire anche nel 2021, con una previsione in crescita che arriverà a toccare il 159,7 per cento.
Sono numeri che fanno riflettere anche ai non addetti ai lavori, in un momento in cui è stato approvato dal Parlamento un ulteriore scostamento di bilancio di 32 miliardi per rinfrancare l’economia italiana indebolita dalla pandemia.
E’ il momento della stabilità politica da raggiungere attraverso un dialogo aperto e costruttivo; è necessario concentrarsi sui bisogni reali dell’Italia, confrontare le idee, correggere gli errori e aggiungere le tante cose che, spero solo per dimenticanza, non sono state previste – soprattutto per il Sud – nel tanto contestato Recovery plan.
Non è più tempo per perdere tempo, perché ricostruire il Paese non è solo un’impellente necessità: – “E’ un obbligo che ci viene richiesto da chi erediterà la nostra Italia – figli e nipoti – e che potrà pensare a noi come benefattori per aver saputo operare una difficile ricostruzione, dopo quella realizzata nel dopoguerra dai nostri padri e dalla buona politica di allora”.
E’ una esortazione che rivolgo a titolo personale e come aderente al neo Partito INSIEME, perché fortemente credente nell’idea che “la politica è credibile solo se si occupa del bene comune”.
Salvatore Cucinella