Pubblichiamo dopo diversi anni – ma la sua importanza e attualità non conosce “scadenze” – la nota introduttiva di Guido Roberto Vitale (1937-2019) al libro “Il pensiero economico – Antologia di testi sturziani per un esame di coscienza culturale” edito, dapprima, dalla Vitale & Associati in 1.800 copie numerate fuori commercio e, poi, dalla casa editrice del Sole-24 Ore.

Don Sturzo era convinto che “l’economia senza etica è diseconomia e la politica priva di etica non è
politica”. Finché non si capisce questa verità…

Affiancare un’antologia del pensiero di Luigi Sturzo alle “Lezioni di politica sociale” di Luigi
Einaudi, pubblicate da Vitale & Associati nel 2002, significa mettere insieme e a confronto
personaggi e sistemi di pensiero che, se a prima vista non potrebbero apparire più diversi, in
realtà sembrano caratterizzati da sorprendenti tratti comuni e complementari.
A prima vista troviamo, da un lato, uno schivo e discreto professore piemontese che fa del
rigore una virtù personale e della coerenza una regola intellettuale; dall’altro, un esuberante
sacerdote siciliano condotto dall’attività politica, e dalla sua personalità, ad assumere, in epoche
e condizioni diverse, posizioni e iniziative “controcorrente”, dapprima come pro-sindaco di
Caltagirone, poi come segretario generale del Partito Popolare Italiano e infine, negli anni
Cinquanta, come coscienza critica dei suoi eredi, i democristiani.
Ma a guardar bene, sia Sturzo che Einaudi si distaccano in modo significativo dai modelli
culturali dai quali provenivano. Così Einaudi, liberale e liberista, scrive testi come “Le lezioni di
politica sociale” e i “Saggi sul Risparmio e l’Imposta”, nei quali prende posizioni non in linea con
le convinzioni del liberismo tradizionale in fatto di politiche fiscali e sociali della Pubblica
Amministrazione. Sturzo, rompendo più di un tabù del pensiero politico ed economico cattolico,
parla al tempo stesso di tutela del capitale produttivo e di abolizione del latifondo, di libertà dei
sindacati, di voto alle donne e di autonomie locali.
Non mi ritengo in grado di compiere un’adeguata e profonda esegesi del pensiero economico
di Don Sturzo. Ma risulta evidente il tentativo del grande sacerdote siciliano di imporre una regola
morale (che nel suo caso è quella cristiana) ai comportamenti politici ed economici, ossia di
adottare un “metro etico” per giudicarli.
Per Sturzo è l’etica che deve dominare la politica e l’economia: una democrazia è “cristiana”
non nel momento in cui è confessionale, bensì “morale”. Ogni tentativo di separare l’utile politico
ed economico dalla moralità rischia di generare una mala pianta, le cui conseguenze possono
risultare devastanti.
Certo oggi il mondo e la vita sono assai più complessi di quando Sturzo scriveva, ma non per
questo è un bene non perdere di vista alcune chiare e semplici, ma fondamentali, regole di
convivenza civile. Sturzo le aveva chiare in mente, Einaudi pure. E mi piace immaginare che anche
questa sia una delle ragioni per le quali il professore piemontese, da Presidente della Repubblica,
nominò senatore a vita Don Luigi Sturzo.

Guido Roberto Vitale

 

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