Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030. È un evento storico, sotto diversi punti di vista. Infatti:
- è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. In questo modo, ed è questo il carattere fortemente innovativo dell’Agenda, viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo;
- tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente le problematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. Ciò vuol dire che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’Onu;
- l’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.
Cfr. http://asvis.it/agenda-2030/
In tale scenario ricadono necessariamente anche gli aspetti connessi all’agire economico.
Da qualche anno, anche a seguito delle crisi economiche, delle crescenti disuguaglianze tra i Paesi e all’interno di essi, nonché delle lacune dimostrate dai modelli economici e di welfare più tradizionali, si stanno affermando paradigmi e modi di pensare alternativi e complementari ai modelli economici dominanti che affermano come l’attività economica abbia bisogno di virtù civili e di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali. Tra questi nuovi contesti c’è il modello dell’economia civile, che si affianca al modello economico liberista di stampo anglosassone e a quello sociale di matrice tedesca e che prende origine proprio in Italia a partire dal pensiero dell’economista Antonio Genovesi e dalla Scuola italiana del Settecento.
Tale visione mira a superare la supremazia del profitto o del mero scambio strumentale nell’attività economica e finanziaria, che pongono evidenti limiti sul piano etico, e a realizzare un modello economico più inclusivo e a recuperare principi quali fraternità, pubblica felicità e reciprocità (fonte Scuola di Economia Civile).
L’economia civile riguarda una pluralità di soggetti: enti pubblici, sistema economico, imprese profit e non profit, privati e cittadini. Questi ultimi sono chiamati a rendersi consapevoli del potere di cui essi dispongono attraverso le loro scelte di consumo e risparmio (cosiddetto voto con il portafoglio) per orientare i sistemi economici verso il bene sociale comune.
Avviare nelle scuole un progetto mirato alla diffusione dell’approccio dell’economia civile rappresenta non solo un’opportunità didattica, ma anche di cittadinanza attiva e consapevole per costruire un valido progetto di vita ispirato ai valori di sviluppo sostenibile e globale fissati dall’Agenda 2030.
Il nuovo modulo “Economia Civile: quando i numeri contano e le persone valgono” realizzato dalla Feduf in collaborazione con la Scuola di Economia Civile, mette a disposizione delle scuole secondarie di I e II grado uno strumento didattico unico e innovativo.
Il materiale è arricchito dalle testimonianze video del Prof. Stefano Zamagni e di altri illustri esponenti della Scuola di Economia Civile, che offrono una visione umanistica dell’economia partendo da Aristotele e dal modello della bottega leonardesca, dell’agire orientato al perseguimento del benessere collettivo, della concezione del mercato come luogo di mutuo vantaggio e della gestione dei beni comuni in ottica di pubblica felicità.
Per tale motivo il programma è particolarmente adatto anche ai Licei.
Il materiale didattico è disponibile registrandosi ed accedendo all’area riservata di www.feduf.it.
La FEduF sostiene l’ASviS anche in qualità di partner attivo della seconda edizione del Festival dello sviluppo sostenibile: una iniziativa di sensibilizzazione e di elaborazione culturale diffusa su tutto il territorio nazionale.
Il Festival rappresenta il principale contributo italiano alla Settimana europea dello sviluppo sostenibile (Esdw) e si svolgerà nell’arco di 17 giorni, dal 21 maggio al 6 giugno, durante i quali si terranno eventi (come convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli, presentazioni di libri, manifestazioni di valorizzazione del territorio ma anche incontri con personaggi di spicco ed esperti in modalità più informale) per richiamare l’attenzione sia sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, sia su dimensioni trasversali che caratterizzano l’Agenda 2030, dall’educazione alla finanza, dagli strumenti per il disegno e la valutazione delle politiche alle modifiche degli assetti istituzionali per favorire il percorso verso la sostenibilità.
Il Festival risponde alla necessità sempre maggiore di sensibilizzare e coinvolgere fasce sempre più ampie di popolazione sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale e rappresenta, infine, un’occasione per dare voce a cittadini, imprese, amministrazioni locali e società civile per favorire il confronto e la condivisione di best practice sui temi dell’Agenda 2030.
( Pubblicato su http://www.feduf.it/container/scuole/educare-alleconomia-civile-verso-una-nuova-cittadinanza-economica )