In queste settimane di lockdown sociale molti interventi, di provenienza e sensibilità  diversa tra loro, hanno contribuito ad aprire un dibattito sulla tenuta, attuale e futura, della democrazia italiana (e non solo …), sulla autorevolezza della sua classe dirigente, sulla assenza di un convincente  progetto economico per uscire dalla crisi, sul livello di affidabilità dei principali Media o di equilibrio dei più popolari Social, ma soprattutto sul caos valoriale e  sul vuoto culturale che contraddistingue questa fase tormentata della nostra civiltà.

1) In punta di Diritto, iniziamo da Sabino Cassese. In una intervista del 17 aprile (Il Dubbio) esprime forti riserve sulla condotta ‘tecnico-giuridica’ del premier Giuseppe Conte. Intanto, a suo giudizio, come primo passo, si sarebbe dovuto specificare la natura della situazione emergenziale. Ovviamente, non  applicabile l’art. 78 che permette alle Camere di lasciare a Governo e Presidente del Consiglio poteri straordinari (guerra), la fattispecie da richiamare è quella dell’art. 117 (punto Q), vista la profilassi internazionale in atto. Quindi allo Stato compete “esclusivamente” (si sottintende con la collaborazione di tutte le istituzioni) la gestione dell’emergenza (Protezione civile e sicurezza), non alle Regioni né ai Sindaci, che perdono la loro prerogativa di autorità sanitaria.  Ma si sarebbe dovuto agire attraverso il ricorso alla Legge, delegando al governo facoltà “per un tempo limitato, specificando la tipizzazione dei poteri, evitando una elencazione semplificativa, strumentale all’adozione di atti innominati”. Sulla base di queste considerazioni, il primo decreto (del 30 gennaio) non può non risultare per Cassese  “fuori legge”. Ed infatti è stato successivamente abrogato. In un secondo tempo si è passati ad abusare della decretazione d’urgenza (non sostenibile in continuità ai sensi dell’art. 77) e dello strumento amministrativo collegato dei Dpcm, con cui si continuerà per tutta la crisi. Decreti “Io resto a casa” del 23 febbraio, il “Cura Italia” del 17 Marzo, poi ancora il 24 marzo, il 6 aprile, fino al decreto “Rilancio” del 13 maggio.

“Quando il decreto diventa un virus”, ha scritto Michele Ainis, il 6 maggio su Repubblica. Ricorda come il Dpcm del 10 aprile (arrivato a sostituite i 9 precedenti) “esordisca con 20 visto,  preso atto e 2 considerato”. Il suo primo articolo “si suddivide in lettere, dalla a alla z. Esauritosi l’alfabeto il decreto raddoppia : aa, bb, cc. La lettera ii contiene una serie di raccomandazioni, come quelle della mamma,  ovviamente disposte in sottolettere ecc”. E ancora … ”Anche i Decreti legge sono ormai più numerosi dei birilli del bowling (almeno questi citati in costituzione, a differenza dei Dpcm, editti decisi in solitudine dal premier). Dovrebbero essere convertiti non oltre i 60 giorni. “Ma” , si domanda Ainis, “come si fa con un parlamento in quarantena ? Come fai a convertirne uno se ne sono stati timbrati 9?” Si chiama questa la pratica dei confluiti, con l’emendamento copia-incolla (il decreto A confluisce nel B e a sua volta nel C…). Scatole cinesi o frittata ? Le conclusioni di Ainis lasciano solo amarezza: l’abuso dei decreti ha “soppiantato il primato della legge” e la “dittatura della burocrazia ha alimentato un profluvio di norme parossistiche”.

Impietoso Sergio Rizzo: “ ecco il Decreto Rilancio … della palla. Stiamo assistendo ad un vero e proprio “delirio legislativo e burocratico, con 622 rinvii ad altri testi, fino al regio Decreto del 1910 che quindi dovremmo rileggere … ndr)”. Ma non doveva essere, questa dei grillini, la rivoluzione e la liberazione ? Non si doveva riportare il cittadino al centro della democrazia, con partecipazione diretta ecc.  ? Un richiamo che in altre fasi avrebbe fatto tremare i polsi ma che in queste settimane  molti hanno fatto finta di non sentire è stato quello della Presidente della Corte, Marta Cartabia : “La piena attuazione della Costituzione richiede un impegno corale di tutte le istituzioni … la costituzione non contempla un Diritto Speciale per i Tempi eccezionali, ma offre una bussola per navigare in mare aperto in tempi di crisi”. Bene, evidentemente il premier Conte ha perso la bussola, come riconosciuto anche da componenti della stessa maggioranza (Renzi: “il governo calpesta la costituzione”).

Il tutto, nonostante la debole difesa d’ufficio di Zagrebelsky, certamente coinvolto da Travaglio e dal suo giornale conformista di governo. E’ emersa da questa condotta, reiterata nel tempo, la marginalizzazione del parlamento, chiamato solo a ratificare. Un parlamento esautorato dal potere di determinare le linee guida, proprio nel momento in cui il governo limita diritti della persona, costituzionalmente    inalienabili, come la libertà di movimento (art. 16).  Solamente nella dichiarazione del 13 maggio scorso Conte, per la prima volta, ammette la necessità di coinvolgere il parlamento …  forse pressato dal Colle. Grazie per la gentile concessione. Troppa grazia.

2) Dal Diritto ai diritti. ”La libertà è come l’aria, ti accorgi di quanto vale quando comincia a mancare” (Piero Calamandrei). A questo proposito è interessante l’analisi della Cerrina Feroni sul Corriere del 19 aprile. La preoccupazione è per la messa in discussione, da parte del governo, del diritto alla privacy, nelle sue diverse declinazioni. A chi spetta definirne i confini ? Ad una decina di cosiddetti “autorevoli esperti” ? E’ vero che alcuni governi asiatici, spesso liberticidi (Cina comunista in testa), hanno applicato, anche con successo, alcuni meccanismi di mappatura. E’ vero che altri paesi occidentali si apprestano a farlo. “Ma a noi interessa”, scrive la Cerrina Feroni, “sapere : chi sono i detentori dei dati ? Che legittimazione hanno ? Chi conserva i dati ? Che uso se ne può fare ? Che durata di vita hanno ? Quali le procedure per cancellarli ?”. Forse è  il grande Fratello che perfeziona i propri mezzi. Il nuovo passo infatti sarà il tracciamento totale della nostra vita. App, cellulari, droni, telecamere e poi Dna , riconoscimento facciale , chip sottocutanei, impronte digitali. Ora ci saranno i delatori professionisti (folle idea dell’assistente civico), pronti a denunciare il vicino di casa, dietro le serrande. Niente sfuggirà. Dovremmo vigilare quindi sulla nostra salute ? Certo ad iniziare dalla salute della nostra democrazia e della libertà !

3)  “Ci stiamo giocando la democrazia” ?  A giudizio di Tomaso Montanari si sta forse realizzando il sogno proibito di un capitalismo che “riduce le persone a produttori senza diritti e consumatori senza libertà”. Il ritornello di queste settimane infatti suona sinistro:  “stiamo in casa perché non sapremmo gestire la nostra libertà”. Anzi meglio. Dovremmo anche abituarci a vivere isolati (il valore ?? del distanziamento sociale), con i nipoti separati dai nonni ( depositati come scarto nelle migliaia di centri anziani o rsa della penisola ndr)”. Cosa vogliamo di più ? C’è qualcuno che pensa a noi. “L’assenza di una vera discussione e la incredibile decisione del governo di porre la fiducia al decreto “Cura Italia”, significano che la democrazia è ridotta a una pura formalità”, se non finzione. E la libertà di insegnamento ? Il diritto all’istruzione ? Il diritto alla vita (non alla sola sopravvivenza) degli anziani ? Anche Emilio Santoro (Corriere del 3 maggio) tocca il tema dei diritti delle persone. Da un’ altra angolazione. Porti e migranti : “Resto convinto che il governo stia facendo cose ampiamente criticabili: a) l’ordinanza sui porti chiusi. L’avesse fatta Salvini avremmo chiesto l’incriminazione; b) non essersi mosso sui buoni pasto per chiarire che non potevano fare discriminazioni”. L’attacco è da sinistra : “ si discute dell’interesse della produzione agricola ma non dei diritti delle persone”. Per fortuna su tutto regnano i famigerati comitati scientifici o pseudo tali. Chiude Montanari … è’ la “distopia orwelliana” che si articola nella “virtuosa dittatura scientifica”.

4)  E la politica , dov’è ? “La paura di fare scelte”. Scrive Ferruccio de Bortoli : “L’unico assembramento che non si riesce a disciplinare è quello di esperti e consulenti coinvolti dal governo. Quindici task force per un totale di 850 persone (cabine senza regia …) !!   per non parlare di comitati e tavoli, con la cornice di circa 212 atti collegati a livello nazionale più i provvedimenti regionali e comunali” … mancano da conteggiare quelli condominiali e parrocchiali (è la parcellizzazione delle responsabilità)! A questi atti si aggiungono le App, nazionali (Immuni) o locali (AllertaLOM) ecc. Sono disorientate le persone esperte figuriamoci le altre, ad iniziare dai più anziani. Ecco il punto : “tutto questo agitarsi, disordinato, cela una paura che è persino superiore a quella del virus … la paura di scegliere”. Si chiama Leadership … in questo frangente evidentemente del tutto assente.  Angela Merkel ha spiegato in poche e semplici parole ai suoi concittadini rischi e doveri del distanziamento sociale. Conte ha abusato degli spazi in prima serata (sulle reti pubbliche) per lunghe conferenze stampa, spesso inefficaci e confusionarie (della serie … quando l’autorità è la non autorevolezza). Questo sembra ad oggi il governo della burocrazia (pec, moduli, firme, Pin) … altro che semplificazione (attesa ovviamente in un altro decreto …). Grave per De Bortoli anche l’atteggiamento verso la Scuola (Corriere della Sera del 17 maggio), con dietro l’angolo la possibile esplosione di una povertà educativa ancor più pericolosa della povertà economica. Destiniamo già all’Università ed alla Ricerca una percentuale del Pil  (1%) più bassa di altri paesi occidentali. Manca quindi “l’assunzione di un progetto per il paese”, mancanza che riguarda sia la parte politica che quella privata. “La crescita di una futura classe dirigente , anche pubblica, di cui oggi scontiamo debolezze ed incompetenze”, passa  da questa consapevolezza. Il capitale umano è alla base di ogni possibile sviluppo. Ma ancora sembra lettera morta.

5) Altro capitolo: la libertà di informazione. Enrico Mentana dopo aver aspramente criticato il Presidente del Consiglio per aver attaccato le opposizioni (senza possibilità di replica) durante la conferenza stampa (10 aprile) in cui spiegava al paese le norme sul nuovo lockdown, è tornato più volte a polemizzare con il Premier e i suoi discorsi a rete unificate. Quando da Palazzo Chigi è arrivata una nota ufficiale con cui si rimproverava coloro che avevano osato riprendere Conte per le posizioni espresse contro Meloni e Salvini. Oppure quando a Bergamo Conte rispose in malo modo ai giornalisti che gli chiedevano conto della mancata chiusura di alcune zone rosse. Ma soprattutto quando nella serata del 16 maggio, scrive Mentana, “il padrone di casa era lui, nel cortile d’onore di Palazzo Chigi, nell’ora da lui scelta, nel bel mezzo dei principali tg, per poter entrare nelle case del maggior numero di italiani per raccontare in prima persona quel che sarebbe successo dal giorno dopo”. E lì, a un giornalista che gli chiedeva dell’operato del commissario Arcuri, su cui erano piovute molte critiche, se ne è uscito con un’altra risposta inappropriata: “Se lei ritiene di poter far meglio la terrò presente”. Chiude Mentana: “Se si pretende di parlare al paese un giorno sì e l’altro pure, bisogna anche imparare ad ascoltarlo, soprattutto se non si è mai affrontata una elezione, e si è arrivati alla guida del governo per cooptazione”. Colpito e affondato.

6) E il sociale, la cultura, la spiritualità ? Non va meglio. Zamagni lamenta il fatto che tutto il mondo del Terzo settore, del no profit, dell’associazionismo, vera ricchezza della storia italiana, è stato semplicemente dimenticato. Quando avrebbe potuto dare un enorme contributo. E non solo, o tanto, nella fase del soccorso, quanto nella fase a monte della programmazione, della pre-emergenza. Conte ha semplicemente e colpevolmente  dimenticato quel mondo di mezzo tra stato e individuo (corpi intermedi) che è richiamato invece in costituzione dall’art. 118 e da quel principio di sussidiarietà che dovrebbe essere la base di una solida e moderna concezione di governo. “La virtù di guardare lontano, per mirare al bene comune”. Zamagni si domanda anche perché “si è atteso così tanto prima di prendere provvedimenti?”. L’esempio di Cina , Corea , Giappone avrebbe dovuto allarmare e mettere in atto, in via precauzionale, azioni di contenimento (ancora il 23 febbraio Conte negava la possibilità di una diffusione del virus e vantava il sistema sanitario italiano come il migliore al mondo … beh … oggi siamo il 2° o 3° paese al mondo per numero di decessi !!!). Un ulteriore argomento, non proprio secondario, lo introduce Andrea Riccardi … “il governo spegne la vita spirituale”. La Chiesa, con la sua rete di parrocchie, con la sua rete solidale (Caritas, Misericordie, associazioni ecc) non è stata considerata come “servizio essenziale”. La critica di Riccardi è impietosa: “Non si è voluto tener conto dei bisogni spirituali delle persone … non si è mai vista un’ingerenza del genere nei confronti della libertà religiosa”. D’altronde “i tecnici pensano che basti la messa On Line, la preghiera individuale, in casa”. Il supermarket dell’anima, ultimo scaffale in fondo a destra. Il Dio-fai-da te, una pillola contro lo stress o la depressione (quella si crescente !).  Per chiudere …  lo squallido spettacolo sulla morte. Dei suoi numeri al lotto in diretta tv quotidiana come della sua  negazione. Franco  Cardini e Umberto Galimberti si sono soffermati sul triste copione del teatro della sofferenza. Per Cardini “la società occidentale ha rimosso la morte e perso il senso della vita”. Ecco che la fine viene emarginata (i camion con le bare … di notte … per non farli veder … la colonna infame !!) come “parte della cultura dello scarto”. E’ la “negazione dell’addio”, fondamentale per ognuno di noi perché unisce coscienza del distacco e rispetto per i defunti. Allucinanti (da film horror) i comportamenti che sono stati tenuti verso i familiari : “non sanno dirmi dove hanno portato mio marito !”. Per giorni e giorni. Con 486 salme in viaggio verso 15 diversi inceneritori. Nemmeno un funerale privato, un ultimo saluto, una benedizione ( “i cortei andavano fatti di giorno … tutti dovevano vedere … paura di cosa ?”, ha scritto Umberto Galimberti). C’è il Co-vi-d  (Comitato Vivi  Defunti). “La modernità”, scrive Cardini, “ ha portato con sé una sorta di diffusa volontà di potenza che confligge con il nostro vantato razionalismo. La morte si rifiuta, si dissimula, si nasconde”. Insomma, il treno corre senza un macchinista alla guida. Con una democrazia non matura, che non riconosce l’affidabilità dei propri cittadini. Un premier-mai eletto che più volte dichiara di  “concedere” ai sudditi spazi di libertà (dal “io resto a  casa” al “io sto distante” … arriverà forse “io non respiro” ?). Con i comitati tecnici al potere effettivo del paese e il loro “ottuso” governo tecnocratico e burocratico (per non avere responsabilità riaprirebbero le scuole nel 2025 …). Se comprensibile per il Pd (la burocrazia è nel Dna) e per i colleghi di Speranza (che non muore mai), non lo è per un movimento, i 5 stelle, che aveva dissacrato, massacrato, irriso qualsiasi competenza scientifica e auspicato il ritorno della democrazia diretta, del popolo. E’ la rivincita degli esperti ? No è la debolezza della politica. Con un governo che ha dimostrato di avere un solo piano : quello di non avere piani. L’ultima vera decisione sovrana sarebbero le dimissioni. Che inevitabilmente non arriveranno. “Siamo i migliori” e “il mondo ci segue”. Certo. Amen

Francesco Poggi

 

 

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