La cancellazione del Reddito di cittadinanza è stata accompagnata da un’imponente campagna stampa e televisiva che puntava il dito contro chi, soprattutto i giovani, rifiutavano un posto di lavoro per tenersi il sussidio. E si è sostenuto, lo hanno fatto tanti politici e tanti nomi illustri dell’imprenditoria italiana, impegnati a stracciarsi le vesti, che soprattutto nel settore del turismo e della ristorazione, parliamo di decine di migliaia di ristoranti, bar e alberghi, non si trovava più il personale necessario. In tanti casi sarà stato sicuramente così. Ma la realtà delle cose, e lo dice soprattutto l’esperienza diretta e concreta a chi ha figli alla ricerca di lavoro, è diversa. Perché, spesso, l’offerta è quello di salari da fame, si parla anche di tre/quattro euro l’ora, di turni massacranti, senza alcun riconoscimento e tutela effettivi e, soprattutto, vivendo in una situazione da precari.
“Serve un esame di coscienza” abbiamo sentito dire nel corso della puntata di StressChef (CLICCA QUI), a Gennaro Esposito, chef 2 Stelle Michelin per la Torre del Saracino, e a Cristiano Tomei, chef de L’Imbuto a Lucca, a proposito dei bassi salari e per come sono trattati taluni dipendenti nel mondo della ristorazione. Sono alcune voci autorevoli che servono a mettere i puntini sulle “i” e cominciare ad affrontare la questione dei motivi veri per cui talora si è costretti a lasciare il lavoro o a non accettare proposte più che indecenti.
Al di là della polemica su questioni serie come il salario minimo, il Reddito di cittadinanza e sulla dignità del Lavoro e dei lavoratori che molta politica butta volutamente in cagnara, la riflessione dovrebbe riguardare anche la qualità della gestione delle imprese che svolgono spesso attività che vivono soprattutto sulla contrazione dei salari e sull’evasione fiscale. Dovrebbero essere per primi i tanti imprenditori seri che ci sono, anche nel turismo o che svolgono attività stagionali, a porsi il problema della “giusta mercede”. Non si tratta solo di una questione morale. Perché siamo di fronte a vere distorsioni del tanto celebrato mercato che danneggiano per primi loro e favoriscono solo chi sa vivere grazie a tante forme di nuove schiavitù che colpiscono soprattutto giovani al primo impiego e immigrati.