Caro ministro Valditara, il suo invito ad essere incisivi sul voto di condotta dice quanto poco conosca e viva dentro la scuola, almeno quella superiore.
Il suo invito all’utilizzo dei lavori “socialmente utili” in alternativa alle sospensione conferma la sua alienazione al pianeta scuola e  come sempre si danno risposte affrettate a problemi più complessi.
Chi si prende la responsabilità di una forbice in mano ad uno studente? Chi sta con lo studente mentre con detersivi “pericolosissimi” impara a pulire un bagno (sempre che i detersivi ci siano)? Un “bidello” ? Il quale immediatamente farà presente che non rientra nel suo mansionario (E aprirà vertenza sindacale). Poi, lo studente ha fatto il corso sulla sicurezza per l’utilizzo di sostanze corrosive e tossiche? Ha le scarpe antinfortunistiche? Come viene valutato il lavoro svolto? Chi dei docenti seguirà il ragazzo, il coordinatore di classe? E le ore del docente come vengono retribuite? Potremmo continuare all’infinito.
Quindi? Che fare? Forse ministro è il momento di fare cose grandi cioè di far “esplodere” il sistema scolastico nazionale.
In un luogo brutto crescono persone brutte!
In un luogo asettico senza empatia crescono persone cattive!
In un luogo che tratta tutti allo stesso modo i deboli soccombono!
In un luogo dove si guardano solo i risultati non si insegna si alleva!
In un luogo dove vige la burocrazia non si educa si cataloga!
In un luogo dove si deve stare seduti non si va da nessuna parte!
In luogo  che non coltiva passioni si sterilizza l’umano.
In un luogo dove nessuno può esprimere un proprio pensiero ma solo ripetere lezione non si creano cittadini ma sudditi.
Caro ministro questo luogo è la scuola di oggi.  La condotta è l’ennesimo numero da attribuire dentro la scuola dei numeri che non vede gli studenti come persone ma come utenti. Educare è una “guerra” e come tale la si vince sul campo di battaglia con soldati che non solo hanno solo competenze tecniche, ma soprattutto strategie empatiche!
Mi permetto una proposta, conoscere meglio i ragazzi dedicando più tempo all’ascolto e all’incontro informale con loro e le loro realtà famigliari, Chiedere ai docenti maggiori competenze pedagogiche e avere dirigenti scelti tra i pedagogisti e non docenti destinati a fare i burocrati nella scuola.
Carlo Polvara

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