“Scrivete solo Giorgia sulla scheda elettorale”. Giorgia Meloni conferma la mala pratica di candidarsi per concorrere ad un seggio che mai onorerà. L’hanno annunciato anche Eddy Schlein ed altri. Molti di quelli che si danno da soli la patente di leader.

Nel convulso trentennio del bipolarismo, nel corso del quale sono emersi i tanti vizi della personalizzazione della politica, delle nomine dei parlamentari venute dall’alto e della distruzione del sano e necessario rapporto tra eletti ed elettori, abbiamo già viste un po’ di cose di questo genere. Nonostante la fine dei totalitarismi nazifascista e comunista avesse chiuso il perverso e nefasto rapporto tra il “capo” e le masse di cui c’hanno parlato tanti storici, come Geroge Mosse, e gli psicologi delle folle, la tentazione, diciamo provinciale all’italiana?, si è ripresentata e, ancora, si ripresenta.

Berlusconi e Renzi ne sono stati gli epigoni più significativi. Seguiti a ruota dal rampante Salvini, il grande mattatore della fine del nostro primo ventennio di secolo, fino alla brutta caduta da cavallo del 2019. I risultati li abbiamo visti. Al punto che in molti hanno ritenuto che il nostro sistema politico bipolare fosse giunto al capolinea. E in effetti, è comunque così, anche se Giorgia Meloni si rimette adesso a scaldare i motori dello stesso autobus e a ripartire lungo la stessa strada, in vista delle elezioni europee. Cerca la vittoria in “solitaria” del Giro d’Italia.

E’ che lei ne ha assolutamente bisogno. Le serve il plebiscito, un successo personale il prossimo giugno. Sarà molto improbabile, infatti, che dal voto per il Parlamento di Strasburgo  venga il risultato che le destre stanno promettendo al grido “cambieremo l’Europa”. E’ più realistico aspettarsi che i suoi “conservatori e riformisti” diventino, sì più forti, ma senza la possibilità d’incidere più di tanto. E può darsi che la Meloni sarà costretta, invece, a riconoscere la necessità di essere lei a “farsi cambiare” per evitare d’imboccare  la via del tramonto come accadde a Salvini quando si mise di traverso all’Europa per continuare a stare con Putin.

Ma per poi fare ogni cambiamento, Giorgia Meloni ha bisogno di un risultato importante che la rafforzi come leader unica ed esclusiva di un coacervo di gente di destra che va dal piccolo borghese, spaventato dalle novità del mondo, a quello che il mondo nuovo non l’ha mai accettato come se fosse un giapponese sbandato in una delle giungle delle isole del Pacifico dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Basti però che non dimentichi il detto orientale, scordato invece da Renzi dopo il grande successo raggiunto quando raccolse il 40% del 40% dei votanti: “ora che hai vinto indossa l’armatura”.

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