Nel 2020 l’OMS, sulla base dei dati forniti da 155 Paesi, ha calcolato che ogni anno nel mondo un miliardo di bambini (uno su due) è vittima di violenza; essa è poi causa di morte per 40.150 di essi. Tre bambini su quattro, di età compresa tra 2 e 4 anni, subiscono punizioni violente da parte dei propri caregiver e un bambino su quattro di età inferiore ai 5 anni assiste alle violenze inflitte alla madre dal partner. Su questo tema riprendiamo un intervento pubblicato su Centro Studi Rosario Livatino ( CLICCA QUI )

1. L’abuso sui minori rappresenta un grave e diffuso problema sociale, sebbene poco conosciuto e scarsamente segnalato. Per abuso all’infanzia e maltrattamento debbono intendersi, secondo la definizione data dall’OMS nel 2002, tutte le forme di maltrattamento fisico e/o emozionale, abuso sessuale, trascuratezza o negligenza o sfruttamento commerciale, che comportino un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, per il suo sviluppo o per la sua dignità nell’ambito di una relazione caratterizzata da responsabilità, fiducia o potere.

Avviene in diversi contesti e gli autori del maltrattamento ai danni del bambino possono essere genitori e altri membri della famiglia, persone che si prendono cura del minore, amici, conoscenti, estranei, persone con posizione di autorità (insegnanti, medici, ministri di culto, agenti di polizia), operatori dei servizi sociosanitari o altri minori. Le forme di violenza alle quali il minore è esposto variano in relazione all’età ed allo stadio di sviluppo. I neonati e i bambini sono maggiormente esposti agli abusi da parte dei componenti della famiglia a causa della loro dipendenza dagli adulti e dalle limitate interazioni sociali al di fuori dell’ambiente domestico[1]. Con l’aumento dell’indipendenza i minori trascorrono più tempo fuori casa diventando quindi più spesso vittime di estranei. Gli autori e le forme di violenza sono quindi le più varie. La violenza e le conseguenze da essa derivanti presentano diversi livelli di gravità. Nella maggior parte dei casi le lesioni fisiche hanno un significato minore, in termini di benessere del bambino o dell’adolescente coinvolto, se paragonate alle gravi conseguenze sul piano psicologico e psichiatrico.

2. Di recente sono state pubblicate due interessanti indagini relative alla condizione dei minori: 1) la seconda indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti effettuata dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con Terres des hommes e CISMAI, che ha riguardato un bacino di 2,1 milioni di minorenni residenti in 196 Comuni italiani; 2) il Report 2021 pubblicato dall’Associazione Meter, fondata da don Fortunato Di Noto, riguardante il monitoraggio nel 2020 della pedofilia e della pedopornografia, in rete in occasione della Giornata bambini vittime della violenza che ricorre ogni anno dal 25 aprile alla prima domenica di maggio.

Si tratta di due studi approfonditi e ben documentati, che offrono l’occasione di riflettere su alcuni dati, quelli relativi alla situazione dei maltrattamenti in Italia – oggetto del primo documento citato – e quelli relativi agli abusi sessuali sui minori, anche su scala globale, che emergono invece dal secondo documento.

Secondo i dati contenuti nell’indagine nazionale, in oltre il 90% dei casi il minore viene maltrattato da un familiare e il maltrattamento comprende un’articolata varietà di tipologie che purtroppo possono anche coesistere: 1) patologia delle cure (ossia quelle condizioni in cui i genitori o i caregiver non provvedono in modo adeguato ai bisogni fisici e psichici dei bambini e che in pratica si traducono in incuria, discuria e ipercura) che è il tipo di maltrattamento più diffuso in Italia tra i minori presi in carico con il 40,7% dei casi; 2) violenza cui si assista all’interno della famiglia (32,4%); 3) maltrattamento psicologico (14,1%); 4) maltrattamento fisico (9,6%) 5) abuso sessuale (3,5%). In particolare la violenza psicologica e l’abuso sessuale sono le forme di maltrattamento più difficili da riconoscere, con evidenti conseguenze negative circa la tempestiva segnalazione a tutela del minore.

Per quanto riguarda l’origine delle segnalazioni di maltrattamento, nel 42,6% risulta effettuata dall’Autorità giudiziaria, nel 17,6 % dalla famiglia, nel 16,1% dalla scuola, nel 4,2% dall’ospedale, nell’1,7% dal pediatra, 17,8 % da fonti diverse (es. ambienti extra-scolastici, sportivi, culturali).

3. Analizzando gli interventi attivati dai Comuni in favore dei minorenni maltrattati, si evidenzia che tra le tipologie di servizio cui hanno avuto accesso gli interessati c’è l’assistenza economica (28,4 %), l’assistenza domiciliare (23,9 %), l’accoglienza in comunità (21,6 %), l’affidamento familiare (12,1 %) il sostegno nei centri diurni (12,1 %), altre forme di intervento (39,6 %), nessun tipo di intervento (7,3 %).

Tra le principali raccomandazioni dell’indagine vanno ricordate: 1) l’istituzione di un sistema informativo nazionale sul maltrattamento e la promozione di banche dati sul fenomeno; 2) la proposta di istituire un organismo interistituzionale a livello ministeriale e regionale per il coordinamento delle politiche di contrasto, l’individuazione precoce, la prevenzione primaria, la cura ed il trattamento del maltrattamento dell’abuso all’infanzia; 3) l’adozione di linee guida nazionali sulla prevenzione e la protezione dalla violenza ai danni dei bambini; 4) l’armonizzazione degli strumenti per rilevare precocemente il fenomeno; 5) l’attribuzione delle risorse necessarie per l’attuazione delle misure di contrasto necessarie.

4. Il Report dell’Associazione Meter relativamente al 2020 evidenzia dati allarmanti: è un anno segnato non soltanto dalla pandemia, ma purtroppo anche dall’incremento della pedofilia e della pedopornografia in rete. Il fatto che milioni di bambini siano stati costretti per ragioni sanitarie a restare chiusi in casa per un lungo periodo ha determinato, fra gli effetti negativi, un aumento degli adescamenti on line. Dal confronto tra il 2019 ed il 2020 si evidenziano dati inquietanti: il numero dei video è più che raddoppiato (da 992.300 a 2.032.556), le chat sono aumentate (da 323 a 456) così come anche le cartelle compresse (da 325 a 692) e i link monitorati (da 8.489 a 14.521). Da segnalare anche il fenomeno dell’abuso sessuale femminile (c.d. pedomama) che è stato monitorato nel web con 2.652 video e foto.

Nel 2020 Meter ha denunciato alla Polizia Postale 192 gruppi, di cui 92 Whatsapp e 100 Telegram, congiuntamente ad altre polizie estere e agli stessi gestori dei servizi. Pedofilia e pedopornografia riguardano non solo l’internet di superficie, ma anche il deep web o dark web (la parte più grande e nascosta di internet che non viene indicizzata nei motori di ricerca) ove i cyber-pedofili, attraverso software dedicati, scaricano materiale illecito in totale anonimato, creando un vero e proprio mercato fuori da ogni controllo. Sarebbe auspicabile un dibattito sulla responsabilità degli internet provider, degli amministratori dei siti e delle piattaforme di file-sharing, nonché più in generale sulla libertà della rete e su cosa potrebbe accadere se in un preciso momento tutti gli utenti non potessero più navigare su Internet anonimamente ma dovessero essere riconosciuti, pur se non pubblicamente, da un sistema di controllo internazionale, che sappia esattamente a quale contesto l’utente abbia avuto accesso.

5. Tra i principali problemi, il rapporto di Meter denuncia la mancanza di collaborazione da parte degli internet provider i quali, non essendo obbligati dalla legge, per ragioni di privacy spesso non forniscono alle autorità competenti i dati necessari per individuare i responsabili, con la conseguenza che molte segnalazioni restano senza esito. Ciò non vuol dire che questi gravi crimini rimangano impuniti, ma che per tutelare le vittime c’è ancora molto da fare a livello politico-internazionale, normativo, educativo e culturale.

Andrebbe migliorata la collaborazione, lo scambio di informazioni e l’adozione di protocolli comuni tra diversi paesi nel perseguimento di tali reati. A distanza di 14 anni dalla Convenzione di Lanzarote per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, vi sono Nazioni nelle quali alcuni reati in materia di abusi dei minori (es. prostituzione e pornografia minorile anche commessa all’estero; pedopornografia virtuale che sono stati già introdotti nel nostro ordinamento) sono perseguiti ancora con molta difficoltà, o non lo sono affatto e sono presenti limiti nella collaborazione internazionale fra le Autorità di controllo o fra gli stessi Provider.

Lorenzo Jesurum  e  Daniele Onori


[1] Boudreaux MC., Lord WD., (2005), Combating child homicide: preventing policing for the new millennium, Journal of Interpersonal Violence, 20(4): 380-387.

About Author