La settimana santa ha portato con sè i precipui caratteri di una straordinaria sofferenza a causa del diffondersi – tuttora preoccupante – della pandemia COVID-19, “in primis” per chi ne è tristemente affetto e per chi doverosamente è chiamato ad assisterlo, per tutti noi che responsabilmente stiamo cambiando stile e tenore di vita, forse rendendoci conto che si era esagerato in un certo lusso, consapevoli di doverlo fare per la salute individuale e pubblica, primo valore costituzionalmente tutelato, a prescindere dalle severe norme restrittive della libertà personale (secondo principio generale in Costituzione).
Problemi particolari si sono registrati per le persone sole e per i “senza fissa dimora” (definizione che non mi appassiona, anche perchè non è scritto che a tutti venga garantita – io ad es. ho cambiato decine di case in vita mia, ma non sento perciò sfortunato nè emarginato…); altro tipo di difficoltà è stato affrontato da categorie istituzionalmente o socialmente adibite a compiti essenziali o lavori necessari per la collettività.
In ogni caso si tratta di un “pathos” individuale e/o collettivo, dicasi comunitario religiosamente parlando, che dopo un primo momento di smarrimento o incredulità, tende già a stabilizzarsi nell’equilibrio psico-fisico di ciascuno, anche grazie ai seguenti fattori, concomitanti o meno:
a) il miglioramento, sia pur lento, della curva epidemiologica nazionale e per regioni, con dati che da alcuni giorni iniziano ad essere confortanti e a poter pensare alla “fase 2”;
b) le esibizioni artistiche, offerteci con generosità e creatività propriamente italiche, note da sempre;
c) il supporto delle istituzioni laiche e religiose. Tra queste ultime spicca la figura di Papa Francesco che si sta facendo apprezzare e rendere amabile anche da parte di chi lo tollerava o cercava di ignorarlo addirittura per motivi ideologici, senza comprendere quel suo approccio umano ed afflato caloroso da italo-argentino che si manifesta con speciali iniziative “a tutto campo” da una liturgia rievocatrice di invocazioni e preghiere del popolo romano, storicamente radicate, come quelle rivolte alla Madonna “salus mundi” e al Crocefisso miracoloso del 1500, sito nella chiesa di San Marcello al Corso, oppure con messe solenni in cui si vivono momenti di grande intensità mistica, come in una piazza San Pietro desolata, ma tutt’altro che desolante, seguite da milioni di persone.
Un’altra immagine che ci attesta un lato magistero è quella che proviene dall’alto colle, ove il Presidente Mattarella non perde occasione per elogiare la condotta diligente di noi italiani, pungolare il Governo a prendere decisioni appropriate ed efficaci, raccomandandosi alla collaborazione di tutte le forze politiche; non che a ringraziare correttamente l’esempio virtuoso del personale sanitario, delle forze dell’ordine e del volontariato che sono esposti in prima persona per il superamento della crisi emergenziale.
Rafforzati da questi fattori, oggettivi e soggettivi, ci stiamo preparando alla rinascita civile, morale ed economica del sistema-paese, la quale sarà tanto più funzionale e edificante – come sottolineato da S. Zamagni in una recente intervista all’Osservatore romano – soltanto se riusciremo a cambiare passo da un mercato liberista, in cui il “welfare state” s’è ridotto al lumicino e che ha visto prevalere il benessere di poche categorie sociali, ad un’economia sociale e un’impresa etica, volte al progresso inclusivo delle fasce meno abbienti.
A tal riguardo, Benedetto XVI, il Papa emerito, affermava: “L’economia ha bisogno dell’etica…non di un’etica qualsiasi, ma di un’etica amica della persona”. Ovviamente si tratta di una questione planetaria, come sottolineato da mons. N. Galantino: “L’1 per cento più ricco continua a possedere più ricchezze di tutto il resto dell’umanità…E’ la stessa disuguaglianza che si trova nelle nostre città, nel nostro paese, nell’Europa, e che crea enormi sacche di povertà…” (Sul confine, Piemme ed.).
E allora, qui parlo sia da cittadino sensibile al sociale, sia nella veste di dirigente pubblico con 38 anni di servizio alle spalle: è del tutto utile, se non necessario nella Fase 2 seguire, tra l’altro, la falsariga di disposizioni legislative come la l. 125 del 2014, con la quale si valorizza l’attività imprenditoriale per la cooperazione allo sviluppo, mettendo in atto una politica solidale (memo, “chi semina raccoglie”).
Papa Francesco non ha mancato di sottolineare che il denaro e il profitto “non sono cose sporche”, ma il guadagno assume “valore a seconda delle finalità e delle circostanze in cui si usa” e che “deve servire, invece che governare” (Conferenza internazionale UNIAPAC).
Riflettiamo, ora, su un punto direi “dolens”: perchè mai i cittadini del mondo, “carcerati” in casa o in ospedale, sofferenti a vario titolo, non dovrebbero sapere cos’è successo di preciso in Cina tra il 17 novembre ’19 e fine gennaio, quando è stata finalmente resa nota la notizia del secolo, il coronavirus in circolo tra noi ? Evidentemente, quando era inevitabile perchè già presente in Italia e in Europa?
Oppure, perchè il direttore generale dell’OMS non si è assunto le proprie responsabilità, lavandosene le mani, allorchè dichiarava il proprio, particolare apprezzamento per l’operato della Cina (uno dei maggiori Stati membri della medesima OMS), forse si era isolato dal mondo in quei giorni in cui erano di pubblico dominio le immagini provenienti dalla Repubblica popolare ? E perchè mai l’OMS non ha provveduto ad uno dei suoi compiti essenziali, per statuto, nello studio e elaborazione di un piano anti-epidemia; anche in considerazione che da lungo tempo circola il video della conferenza di Bill Gates (2015), in cui i potenti della terra vengono richiamati o meglio ammoniti a prevenire l’attacco di un probabile, imminente virus pandemico, piuttosto che improvvidamente attrezzarsi dell’arma nucleare?
E ancora: come mai il prof. Mauro Ferrari, consulente incaricato dall’U. E. in materia di prevenzione e cura dei fenomeni epidemiologici a livello continentale, è stato dimissionato non appena il medesimo ha annunziato pubblicamente le proprie dimissioni, dopo aver consegnato il proprio Report alla Presidente Von der Leyen, del quale rapporto scientifico noi cittadini, contribuenti, europei non abbiano un’ombra di notizia?!?
Alla luce di tali, tutt’altro che contestabili considerazioni e domande (ci auguriamo una qualche risposta) viene da rievocare l’immagine squallida di Ponzio Pilato, di chi omette la verità per ragioni “politiche” o non ha il coraggio di essere umano, occultandola volutamente o meno.
Sia chiaro non è interesse di nessuno di buon senso processare i responsabili di questa, terribile pandemia che, molto probabilmente, ci ha cambiato la vita sociale per sempre, ma ognuno di noi ha almeno il diritto di sapere in quanto siamo il popolo che ha sofferto prima e più di tutti gli altri, pagando un prezzo altissimo e – appunto – non finisce qui!
Le autorità italiane stanno facendo valere le nostre, legittime ragioni avanti alle presidenze dell’UE , senza pretendere interventi di solidarietà spicciola, né tanto meno benefici assistenziali di tipo socio-sanitario; ma puntando sul pieno rispetto della dignità nazionale, in quanto fondatori di questa, benemerita istituzione, nata per consolidare la pace e il benessere dei popoli europei.
La tutela della nostra identità si accompagnerà, inevitabilmente, alla sopravvivenza stessa delle istituzioni di un’Europa più solidale, unita ed ecologicamente sostenibile.
Michele Marino