Dopo il lancio del Manifesto, i suoi iniziali sottoscrittori ( CLICCA QUI ) si riuniranno il prossimo 30 novembre a Roma.
Si tratterà della conferma corale dell’avvio di un percorso. Sempre più precisato in un ” pensare politico” e in un’iniziativa programmatica dall’esclusiva impronta laica, in continuità con la tradizione popolare e del cristianesimo democratico.
Ciò avviene mentre si coglie la presenza sul territorio di persone, gruppi e associazioni coinvolte nella costruzione di una realtà politica ” nuova” e diretta alla trasformazione del Paese.
Un’autentica originalità e novità non possono che emergere in conformità a proposte destinate ad assumere contenuti , per alcuni versi, dal carattere persino ” rivoluzionario” tanto gravi permangono le condizioni della fase storica che c’è dato di vivere.
E’ opportuno ragionare su una presenza finalmente organizzata politicamente e della sua costruzione, alla luce della crisi della forma tradizionale del partito ed anche di quell’altra forma di aggregazione che chiamiamo movimento.
L’arrivo sulla scena delle “ sardine”, infatti, sta dimostrando che nessuna delle vecchie, ma anche delle più recenti espressioni politiche, riesce a rispondere pienamente a una diffusa domanda di partecipazione. C’è tutto un mondo escluso dalla dialettica pubblica che potrebbe decidersi a dire basta e a voler coinvolgersi in qualcosa di realmente capace di rigenerare la società, la politica, le istituzioni.
Di fronte alle questioni dell’Italia, dell’Europa e del mondo, così ampie e complesse, è evidente che le limitate ore disponibili per l’incontro del 30 novembre possano essere viste solo come l’inizio di un processo di aggregazione, di elaborazione e di comunicazione destinato a trovare linfa vitale soprattutto grazie all’apporto di circoli regionali e provinciali. Punti di congiunzione di quella rete necessaria a disegnare in tutta l’Italia la forza di una novità.
Si tratta, infatti, di partire dai territori, dalle realtà associative spontanee, dal civismo che già trova manifestazione in liste autonome, da personaggi delle istituzioni e della politica locale carichi di vitalità e prossimità con la propria gente, dai tanti singoli che vogliono portare nuova linfa e sperimentare alternative forme di coinvolgimento nella cosa pubblica.
Il 30 di novembre, a Roma, convergeranno esperienze diverse, espressioni di realtà associative e geograficamente differenti. Unite dalla comune volontà di osare il concepimento di un’entità politica autonoma. Nel pensiero e nell’azione. In grado di superare la diffidenza e la disillusione che concorrono a favorire l’indifferenza, le divisioni che hanno portato e portano solamente all’irrilevanza e all’esclusione dai processi decisionali.
C’è bisogno di prospettive di ampia portata, di una visione ” universale”, e non riduttiva, dei fenomeni internazionali e domestici, di lasciare spazio a un ” pensiero forte”, quello di cui parla il Manifesto. Questi, gli unici elementi in grado di richiamare a raccolta nuove energie.
Quella di Roma costituirà solo la prima tappa di un tragitto destinato ad attraversare tutte le regioni italiane, anche per far sì che il Manifesto non resti solo un’enunciazione, bensì strumento di convergenza e comune impegno attorno ad un fenomeno politico nuovo, libero, autonomo e originale.
Giancarlo Infante