Il Coordinamento Regionale Sicilia di INSIEME ha deciso di aprire al suo interno un dibattito sulla Scuola, nell’ottica di “Persona al Centro”.

“Il Piano Programmatico sull’Educazione di INSIEME si richiama ad una concezione del Sistema Scolastico come luogo dove (in modo perequato su tutto il territorio nazionale, nda) si garantiscono il diritto all’orientamento ed allo studio e le pari opportunità di successo formativo, nonché il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti di ciascuno per una solida crescita culturale e valoriale dei futuri cittadini del mondo” da un progetto educativo-culturale Scuola-Università-Ricerca, relazione “collettiva”.

Premesse. E’ prassi costante, nei dibattiti frettolosi e superficiali, citare l’antinomia tra salute ed altri valori; l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce, invece, la Salute non come “assenza di malattia”, ma come benessere psico\fisico\sociale.

Serve tenere distinti, da ora in poi in questa Riflessione, i due concetti: Educazione, fenomeno umano universale fin dagli albori della Storia ed oggi indispensabile da Scuola, attualmente il più utile strumento al fine, con la sua pianta organica italiana di 1.200.000 dipendenti tra i quali 8.000 Dirigenti Scolastici e la sua erogazione di servizi non facilmente commisurabili; strumento tanto più positivo quanto più attento ed adeguato alle esigenze generali del suo territorio, inserito nella dimensione culturale nazionale ed europea; Istituzione globalmente premiante l’adempimento e non il risultato misurato alla luce degli obiettivi prefissati.

Scuola, sviluppo, solidarietà sono strettamente connessi, come ci ha ricordato Silvio Minnetti ( CLICCA QUI ).

Ciò a cui nessun sistema sociale può rinunciare è la mobilità sociale fra generazioni e a come favorirla; il grado di mobilità sociale è un’ efficace indicatore della giustizia di una società; fra i fattori che determinano una maggiore o minore velocità dell’ascensore sociale, conta in modo determinante l’istruzione; il blocco del secondo dopoguerra, dell’ascensore sociale si è verificato in due snodi critici: la scelta dell’indirizzo della scuola superiore e quella della scelta della facoltà universitaria. Tutti i dati statistici confermano queste affermazioni: da qui bisogna partire per contrastare il fenomeno dell’odierna ridotta mobilità sociale.

La diagnosi della patologia Scuola è complessa, per i tanti fattori in gioco, supportata, oggi, fortunatamente dalla considerazione del Governo della Scuola come una delle attuali maggiori priorità.

“E’ assai probabile che, alla fine della Pandemia, la flessibilità nell’organizzazione delle scuole, la centralità dell’insegnamento e dell’apprendimento digitale, lo studio ed il lavoro a distanza, le alleanze tra insegnanti, personale delle organizzazioni del terzo settore, famiglie, Fondazioni di origine bancaria faranno parte della nostra nuova normalità. La nuova normalità comporterà quindi anche la revisione dei modelli organizzativi delle scuole, con la ridefinizione delle priorità dell’apprendimento; sarà ovviamente maggiore l’attenzione alle competenze digitali, alla sostenibilità.” Così ha scritto  Francesco Profumo sul  Corriere della Sera.

I nativi del terzo millennio sono condizionati dalla opportunità\necessità di vivere in una realtà caratterizzata da connessione personale immanente, digitalizzazione spinta in tutti i settori del vissuto, realtà della infosfera, villaggio globale perennemente interconnesso.

I problemi legati ai percorsi formativo\cognitivi dei cittadini nati dopo l’anno 2010 devono tener conto di queste premesse.

Sembra a chi scrive che “chiudere la Scuola”, con tutto ciò che ne consegue sia ritenuta, in Italia, una misura le cui conseguenze non siano gravi: è giusto sapere che si ritiene sbagliato questo convincimento: la riapertura in sicurezza (igienico\sanitaria) dei luoghi della “scuola” è una priorità della Società italiana.

Per il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, la Scuola è la priorità numero uno, perché un futuro positivo lo si realizza investendo sulla educazione\istruzione delle giovani generazioni: “La Scuola sarà la prima a riaprire”. Il Ministro Bianchi intende fare tutto il possibile per aprire in  sicurezza sanitaria omogenea su tutto il territorio nazionale tramite vaccinazione del personale ed opportuni monitoraggi ed interventi operativi coordinati fra tutti gli attori dello scenario una scuola che fino ad ora non è ancora riuscita a raggiungere, causa connessione circa il 10% della popolazione studentesca con punte superiori nel Mezzogiorno e fra i portatori di disabilità.  Sta “già lavorando perché il prossimo sia un anno costituente che riporti la Scuola al centro; sarà una Scuola in grado di far capire la complessità del mondo” ma anche che consenta agli alunni il ritorno alla socialità. Ha dichiarato che i 300 milione di Euro stanziati a favore degli Istituti scolastici fanno capire che il Governo ha riconosciuto il ruolo strategico della Scuola, grande questione nazionale.

Sembra adesso che il Governo si stia orientando a gestire, nel futuro prossimo post Pasquale, una cauta riapertura, con le opportune precauzioni sanitarie ed in parallelo con le indispensabili azioni tendenti a rendere i locali delle scuole quanto più igienizzati e sanificati possibile

Nella rimodulazione del Piano Nazionale del Next Generation EU vengono indicate tre aree d’azione, le misure “generazionali”, preesistenti alla rimodulazione adesso richiesta, che per i Giovani valgono 4,5 miliardi di Euro (borse di studio ed accesso gratuito all’Università, orientamento nella transizione scuola\università, apprendimento duale); accanto a queste dovranno essere individuate, adesso, altre due aree “misure parzialmente generazionali” (fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud e per le assunzioni di Giovani e Donne)  e le “misure potenzialmente generazionali” (dal tempo pieno a scuola agli alloggi universitari, dalle competenze Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) alla filiera formativa professionalizzante); con queste altre due misure, orientate in via esclusiva sui Giovani, la dotazione economica dedicata interamente alle giovani generazioni passa dagli originali 4,5 miliardi ad oltre 20 miliardi di Euro.

Le urgenze che impone la Didattica a distanza: dotare tutti gli 850.000 studenti che non ce l’hanno di un “device”, poi generalizzare la connessione, il tutto in ottica di inclusione, poi riformare i programmi ed i contenuti mentre si formano i docenti. Positiva la notizia che il Decreto Legge Ristori abbia incrementato il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche con 35 milioni di Euro per l’anno 2021, con risorse a valere sul Fondo sviluppo e coesione 2021-2027; le risorse destinate all’acquisto di strumenti e dispositivi per la fruizione della Didattica a distanza, sono ripartite, ai sensi dell’articolo 32 fra le istituzioni scolastiche delle Regioni del Mezzogiorno.

Partire dagli asili nido significa portare la percentuale di copertura di questo servizio ad almeno il 60% del fabbisogno in tutte le regioni, a fronte dell’attuale 24,7%, gravemente disomogeneo e sperequato a vantaggio di quelle del Nord.

Invece di continuare a discutere solo di sistemazione di persone e di immissione in ruolo di iscritti ed iscritte in liste, in assenza di qualsiasi metodo di verifica sulla qualità, perché nessuno avanza una proposta su come trasformare le decisioni in atti concreti nel rispetto dei tempi richiesti? Perché da nessuna parte è emersa la richiesta di un confronto tra i vari Comitati tecnici regionali ed il Comitato tecnico nazionale sui rischi che corre la Scuola, con i dati riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale? Perché nelle Zone gialle e arancione tutto è aperto e fruibile tranne la Scuola, pur sapendo che essa è una scialuppa di salvataggio per le famiglie disagiate? Sfruttando, nel concreto e nel dettaglio, quanto previsto, in tema di riforma della burocrazia, dai due obiettivi dell’Agenda per la semplificazione 2020\2023: eliminazione sistematica dei vincoli burocratici alla ripresa; riduzione dei tempi e dei costi delle procedure per le attività dei cittadini e delle imprese; poi, raffronto chiaro e comprensibile dei risultati ottenuti in relazione agli obiettivi individuati in fase iniziale.

Si potrebbe e dovrebbe investire di più nell’insegnamento scolastico in modalità digitale, ma occorrerebbe anche connettere la conoscenza delle tecnologie digitali alla consapevolezza delle ulteriori opportunità che essa offre.  L’esperienza della Didattica a Distanza in Italia non è stata esaltante, anche a causa dei limitati investimenti in edtech ed invece, occorrerà molta innovazione dedicata per cercare di modificare, con sguardo lungo, questa percezione.

Per il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, la Didattica a Distanza è solo per le situazioni estreme; per il capo del Sindacato dei presidi, “la DAD ha dei limiti e lo sappiamo tutti; se non c’è alternativa, questo si fa; credo che la scelta sia dolorosa, ma inevitabile”.

In certe situazioni marginali, la Didattica a distanza, senza alcun momento di compensazione non ha funzionato e, forse, non può funzionare come ora strutturata. Ciò di cui c’è bisogno, a livello di società civile, è un’azione sinergica che non lasci sola la Scuola con i suoi problemi, ma che apporti alla Scuola idee, investimenti, diffusione delle sperimentazioni di successo; c’è bisogno che sia la Scuola e non la strada od il cellulare, l’oggi ed il futuro degli attuali scolari e studenti.

Massimo Maniscalco

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