Secondo il rapporto Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale, il debito pubblico in tutto il mondo può raggiungere il 100% del PIL globale entro il 2029. Si tratterebbe del livello più alto mai toccato dal secondo dopoguerra in poi.
Il Fmi fa notare che il debito pubblico aggregato era aumentato molto più rapidamente del previsto a seguito della pandemia da Covid, quando i governi intervennero in aiuto dei cittadini e per salvare le imprese. Così li esorta a destinare la spesa ad investimenti utili alla crescita, come quelli per infrastrutture ed istruzione, al fine di rafforzare l’economia mondiale e rendere i debiti più sostenibili. Al contrario di quel che accade oggi con politiche che portano al rialzo della spesa accompagnate dalla riluttanza a imporre aumenti delle tasse.
“Le spese imminenti per la difesa, i disastri naturali, le tecnologie dirompenti, la demografia e lo sviluppo aumentano le esigenze di spesa pubblica. Tutte queste pressioni e richieste si uniscono a nette restrizioni politiche all’aumento delle tasse e a una ridotta consapevolezza pubblica dei limiti fiscali”, si legge nel rapporto.
Particolare preoccupazione è rivolta alle economie emergenti che appaiono in maggiore difficoltà controllare il loro. E questo riguarda anche ben 55 paesi in difficoltà finanziarie nonostante un rapporto debito/PIL inferiore al 60%.
Non è citata specificatamente l’Italia, ma le conclusioni sono più che ovvie.