Vorrei partire dal fondo dell’articolo pubblicato oggi dal quotidiano Alto Adige, scritto da Enrico Lillo di Noi per l’Alto Adige.

E’ un articolo diciamo “aperto”, che chiude proponendo una chiave di lettura finale, che per me è un punto di partenza, non un punto di arrivo. Enrico Lillo terminava scrivendo “non sarebbe del tutto scontato se dal confronto, gli stessi grandi partiti diventassero dei movimenti non più rappresentanti di una etnica piuttosto che di un’altra, ma movimenti che si distinguono per valori etici programmatici e non per mere espressioni di appartenenza”.

Parlare di “raccolta” significa cercare di unire attorno ad un partito cittadini che si riconoscano in un’etnia e che desiderano con la loro azione politica, mantenere distinta un’entità, a difesa di una cultura, di tradizioni e storia o di Valori, non ultimo interessi.

Ho scritto molto su questo tema, ho parlato di identità athesina, di convivenza, di identità territoriale, che si lega quindi necessariamente ad un bagaglio enorme di esperienze e caratteristiche diverse, tutte importanti.

Distinguere in due partiti di raccolta, mi porta sempre vedere una contrapposizione, almeno teorica o di principio, che alimenta e motiva una necessità di distinzione e quindi di difesa, anche se poi si auspica, alla fine del percorso, una confluenza o una vicinanza.

Il dividere diventa il motivo per raccogliere, per dare forza nella divisione.

Lo abbiamo sempre visto in passato, anche se forse tutto ciò nelle ultime elezioni amministrative locali è rimasto più sopito, grazie alla proposta dei candidati sindaci e ad un impegno preciso, che spesso si tenta di anteporre la difesa della raccolta a contenuti Valoriali.

Le diverse etnie territoriali autoctone, a mio vedere, vivono generalmente oggi nei rapporti nella società un tentativo di armonizzare le varie caratteristiche peculiari nei vari settori della società come in una orchestra, dove mi piace dire sempre che un flautino suona insieme ad un trombone e tutti insieme risultano in un equilibro legato ad armonie, le armonie delle note e della musica.

Tanto più la musica, l’armonia musicale piace, viene ascoltata in rispetto e con grande attenzione, tanto più emerge la forza di un significato comune, di un messaggio che insieme si desidera trasmettere.

Un messaggio ed un impegno, perché la ricerca di un’armonia in un’orchestra richiede di convivere in tanti modi, in tante prove, in tanta energia, che incontra nel suo INSIEME.

Un insieme-zusammen non un insieme diviso in due o più raccolte. E in effetti io penso che di raccolte ne abbiamo sperimentate diverse, anche dietro a populismo o nazionalismo, ma è l’ora della raccolta attorno ai Valori che comunque ci uniscono tutti in un territorio, per la sua storia, per la presenza delle persone, delle famiglie, degli artigiani, dei contadini, degli imprenditori, che giornalmente si fondono con braccia, mani, menti, cultura e passioni.

Basta accompagnare oggi un figlio, un nipote, davanti alle scuole ed ascoltare le mille voci e vedere i mille volti, per capire che ora non sia più possibile raccogliere in caratteristiche distinte ciò che si mescola in tanta gioia dei bimbi, dei ragazzi, dei nonni, dei genitori, quando ancora c’è spensieratezza, quando si parla di scuola che porta a crescere verso il futuro.

Ed è un futuro fatto di tante mani che si sono congiunte, nella vita, nei matrimoni, nei sodalizi, nel lavoro che condivide impegno, sofferenze, gioie e tristezze.

Io penso quindi che il futuro debba essere il vivere INSIEME, non “raccolti”, ma per mano tutti. Tutti con i nostri Valori, le nostre idee, le nostre proposte.

Alberto Berger

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