E’ appena stato eletto Segretario della Lega – non sottilizziamo se si chiama Lega o Lega nord o L. Salvini Premier – addirittura a furor di popolo, all’unanimità e con ovazione! Qualche politologo si è chiesto cosa sarebbe successo se avesse conservato con la sua leadership la percentuale stellare delle elezioni europee, mentre ora non riesce la percentuale a due cifre.
Invece, qualcun altro lo vede speculare con super Donald, una sorta di imitazione subalpina, se non subnormale: arriva al punto di indossare la cravatta rossa (tonalità ben differente) pur di assomigliare al suo, mitico presidente a capo della (ex) più grande democrazia del mondo occidentale. Entrambi hanno una visione egocentrica e smart della politica con assoluti ripensamenti del proprio, libero e strambo pensiero. La differenza più evidente la si può riscontrare nei tempi tecnici del cambiamento, dato che Trump riesce a rivedere e ribaltare la direttiva sui dazi in 24 ore; laddove il “montanaro” nostrano impiega qualche anno per riuscire a ribaltare il proprio convincimento in tema di pacifismo o uso (spregiudicato) delle armi.
Si tratta, in fondo, di tattiche comunicative che sono una miscellanea di sensazioni/ispirazioni alquanto estemporanee, dedite disperatamente alla ricerca di spezzoni di consenso, specialmente tra cittadini del “popolino” che non seguono con attenzione le vicende politiche a causa degli impegni quotidiani o per “partito preso” si astengono, delegando in toto il cosiddetto salvatore della patria del momento.
La sublimazione altalenante raggiunge, infine, i livelli massimi quando il Matteo nazionale fa finta di accontentarsi del dicastero dei trasporti e dei lavori pubblici – i risultati sono sotto gli occhi di tutti … – mentre si fa invocare dalla propria platea, affinché possa ritornare al Viminale (a ripetere il bordello che gli riesce benissimo), dove il (la?) Presidente non ha alcuna intenzione di nominarlo.
L’unico gesto di coerenza, ordunque, è dato rilevarlo nel sostegno pieno e nella solidarietà fraterna per la destrorsa Marina Le Pen; evidentemente, accomunati in vicende finanziarie relative ad una gestione molto leggera e tutt’altro che trasparente dei finanziamenti pubblici, sempre con il pretesto di di dover provvedere alle spese generali del partito (favoletta ridicola e squallida).
Michele Marino