Ormai si stanno infoltendo le schiere di coloro che denunciano il presente sistema economico capitalistico come ingiusto e insostenibile. Ma quando papa Francesco iniziò il suo pontificato 12 anni fa poche erano le voci autorevoli che si levavano contro questo sistema economico dominante. Papa Francesco iniziò subito ad andare controcorrente e non perse occasione per chiarire il suo pensiero nelle encicliche (Laudato Si’ e Fratelli Tutti) e in tanti altri pronunciamenti, fornendo una sponda sicura per tutti coloro che vogliono cambiare strada e accreditando la necessità di realizzare una vera e propria “rivoluzione culturale”. Quali sono i piloni portanti dell’economia predicata con passione e senza tregua da papa Francesco?
Innanzitutto, il papa ha richiamato al vero fine dell’economia, che non è quello di insegnare alla gente “come fare i soldi”, ma come far fiorire i talenti delle persone, come realizzare non la crescita puramente materiale, ma lo “sviluppo umano integrale”, che comprende l’aspetto materiale, quello sociale e quello spirituale. Sappiamo tutti cosa significa l’aspetto materiale dello sviluppo, ma assai meno che l’aspetto sociale implica che ci sia condivisione fra tutti dei frutti dello sviluppo e quello spirituale che si tenga in conto la misericordia, per dare chances di ripresa anche a coloro che sbagliano, limitando così gli “scarti” umani. Questa posizione di papa Francesco è andata contro le attuali regole economiche, come ha scritto lo stesso papa nella “Fratelli Tutti”: “Ci sono regole economiche che sono risultate efficaci per la crescita, ma non altrettanto per lo sviluppo umano integrale. E’ aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così ciò che accade è che nascono nuove povertà” (n. 21). Il papa ha condannato populismi e liberismi, i primi perché predicano la chiusura dei popoli su se stessi e i secondi perché tendono ad un’omologazione pericolosa, che cancella la pluralità di visioni e di pratiche economiche necessaria per rimanere creativi.
Il secondo pilone ha a che vedere con la critica di papa Francesco al paradigma tecnocratico (n. 102-110 della Laudato Si’), che ha alimentato l’idea di una crescita infinita e ha fatto perdere la misura del limite, causando gravi danni alla natura e alla società e arrivando a suggerire che di Dio non c’è più bisogno, perché la tecnologia – il nuovo vitello d’oro di oggi – lo sostituisce. Papa Francesco ha ribadito che la natura sta oggi reagendo a questo paradigma scellerato, minacciando la sopravvivenza dell’umanità sia per i fenomeni naturali avversi sia per gli usi militari sempre più distruttivi che della tecnologia si va facendo. La versione più recente del paradigma tecnocratico è quella dell’Intelligenza Artificiale, che rischia di contribuire anch’essa alla distruzione dell’umanità, se arriverà a sostituire con strumenti artificiali quel lavoro che ha sempre permesso all’uomo di offrire il suo contributo al benessere proprio e della società.
Infine, il terzo pilone riguarda la critica di papa Francesco al consumismo, che non viene visto soltanto come uno spreco delle risorse materiali, ma viene analizzato nelle sue implicazioni sociali, produttive e ambientali. Il consumismo è alla base della tendenza del sistema economico a far consumare di più abbassando i prezzi dei prodotti, attraverso lo sfruttamento dei lavoratori dei paesi in via di sviluppo privi di protezioni sociali e la pratica dell’usa e getta, che aumenta l’inquinamento. Il consumismo, inoltre, favorisce un’enorme perdita di tempo delle persone nell’attività di acquisto, che occupa una parte sproporzionata del loro tempo libero, che potrebbe invece essere dedicato ad attività più sociali e spirituali.
Grazie papa Francesco per avere detto la verità e avere incoraggiato molti ad avviarsi o a proseguire in quella rivoluzione culturale tanto necessaria per la salvezza dell’umanità, il vero fine del Cristianesimo.
Vera Negra Zamagni
Pubblicato su www.interris.it