L’Europa, un mercato  il più grande e più ricco del Mondo; un continente la cui popolazione gode della migliore protezione sociale; il Welfare europeo è modello per tutti. La Democrazia europea, con qualche distinguo, è un modello positivo,  fondamentale per il mantenimento di equilibri geopolitici. Frutto di politiche di unità e solidarietà, ultime quelle attuate dall’Unione Europea nella sua azione di contrasto agli effetti negativi causati dalla Pandemia del 2020. In Europa, oggi, o si gioca insieme o si perde tutti.

Fatta questa premessa, parliamo di Italia.

Un esame del Ministero dell’Economia e le ultime relazioni sullo stato di attuazione dimostrano che non ci sono, aggiornati al 5 Dicembre,  ritardi sullo stato di attuazione del PNRR, evidenzia, e in base ai numeri non ci sono motivi di preoccupazione ed alcuna formalità irrealizzabile; nel complesso il Governo Draghi sembra aver lasciato un iter senza ritardi irresolubili. E ciò nonostante che il PNRR sia un progetto di enorme complessità, da affrontare con attenzione e dedizione, ma senza allarmi.

Se ciascuno di coloro che dovranno, compirà tempestivamente i propri doveri, evitando di adombrare progetti di rinegoziazione del PNRR (altro sarebbe proporre una piccola riduzione del numero di opere da realizzare, in ottica compensativa all’incremento dei prezzi), dall’anno 2023 arriverà in Italia una quantità di danaro mai vista dai tempi del Piano Marshall . Dunque dovrebbe essere difficile sproloquiare di austerità, tagli alla spesa, carenza di fondi destinati ad investimenti. Dovrebbe, invece proseguire il trend di incremento del Prodotto Interno Lordo e dei posti di lavoro che tanto ha sbalordito gli osservatori stranieri nel corso dell’anno 2022.  L’Europa guarda con grande attenzione a tre obiettivi previsti dal PNRR ed ancora da realizzare: Riforma Cartabia, dimensionamento scolastico, Trasporto pubblico locale.

Su questo fronte le prossime tre settimane saranno decisive: bisognerà centrare 55 Obiettivi (21 già conseguiti), che varranno un assegno da 19 miliardi di Euro. Il tentativo di recupero dovrebbe realizzarsi tramite un decreto che il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare entro la fine dell’anno. Tra mille difficoltà la Legge di Bilancio, per gli extra – costi relativi agli appalti, stanzierebbe 10 miliardi di Euro, dei quali 500 milioni per l’anno 2023 ed il resto spalmato tra gli anni 2024 fino all’anno 2027.

Il Governo è consapevole di giocare con Bruxelles una partita molto delicata e conta di approvare il nuovo decreto che dovrebbero rendere più agevole il raggiungimento dei Target previsti.

Si sente spesso sostenere che il PNRR deve costituire “una vera svolta culturale”. Come intendere questa locuzione, in riferimento all’Italia? Rinunciando alla propria impostazione originale, l’Unione si è assunta debito a garanzia comune per sostenere, con risorse a fondo perduto e prestiti, una ripresa pianificata in tutti i suoi 27 Stati. Per i singoli stati ciò ha significato assumere l’obbligo ad un analogo sistema di gestione. Ciascuno stato ha realizzato in autonomia il proprio piano attuativo: da quel momento, solo dopo aver mantenuto, in termini di obiettivi e tempi, quanto legiferato, sarà possibile accedere alle somme previste. Procedura per tutti vincolante fino all’anno 2026, ma che sarà schema e paradigma anche nel successivo futuro.

Per il Paese Italia la “svolta culturale” impone risposte in due tempi: quello brevissimo delle scadenze a termine:, quello medio degli obiettivi strutturali; per il Parlamento, le Amministrazioni Centrali, le Regioni, dovendo funzionare per obiettivi fissati a breve, sorge la necessità di auto riformarsi. Camera dei Deputati e Senato dovranno “raccordarsi tra loro in un progetto unitario: la ricostruzione costituzionale di un Parlamento in grado di rispondere alle nuove esigenze dello Stato regionale, della cooperazione interparlamentare europea, della società digitalizzata”.

Alle Amministrazioni Centrali gli ultimatum del PNRR impongono di intraprendere, ora, la via per una Pubblica Amministrazione imparziale, efficace, efficiente, quale prevista dalla Costituzione. Le Regioni devono dimostrare la capacità di attuazione dei progetti e su questo saranno valutate; logica vorrebbe che la loro azione consenta ed imponga di riorganizzare il ruolo delle Regioni all’interno dello Stato.

I privati potranno svolgere un ruolo da protagonisti adoperando lo strumento del partenariato pubblico\privato intervenendo in questa modalità in gare di Appalto nei settori del rinnovo del parco mezzi di trasporto, l’efficientamento energetico di edifici pubblici, la realizzazione de residenze per studenti universitari, le Opere di rigenerazione urbana.

Per tutte le istituzioni, insomma, una “svolta culturale” significa azione riformatrice italiana e verifiche europee prima dell’erogazione dei fondi. Essenziale sarà farlo capire a tutti gli italiani, nessuno escluso. Fare capire che, per la prima volta, dopo un lunghissimo intermezzo, grazie alla lungimiranza di un nucleo di lungimiranti governanti europei, in questo Piano\Progetto sono contemperate riforme ed azioni idonee a garantire al Paese un futuro di sviluppo e di crescita. Il Piano investe ingenti risorse nel Mezzogiorno, grande potenzialità ancora irrisolta, sulla sostenibilità sociale, purché si operi in chiave di perequazione, coesione e convergenza, tanto sociale quanto territoriale, ambientale, economica; punta sul digitale quale potente motore chiave di crescita, sol che non si agisca con attenzione a retrogradi interessi di fazione.

Occorre che il Governo individui le sue priorità, magari prendendo spunto dalle altrui esperienze europee, e consenta al pubblico dibattito di farne oggetto di discussione su alcune prospettive: incremento della competitività internazionale, Mezzogiorno, politiche finalizzate all’incremento della natalità, infrastrutture per la mobilità ferroviarie e stradali e relative gare (pare che il giorno 16 Dicembre possa essere approvato il nuovo Codice degli Appalti), scuole ed asili attrezzati, manutenzioni nei territori, digitalizzazione diffusa, impianti di energie rinnovabili, incremento delle competenze della forza lavoro giovane e femminile, torri per il 5G e fibra ottica, per stare al passo con le comunicazioni del futuro prossimo.

Oggi,  16 dicembre, si dovrebbe vedere approvato il Decreto sul PNRR che, da un lato, consente di rispettare la scadenza di fine anno prevista dal Piano e, dall’altro, mira a riformare in direzione di efficienza la “Governance” del PNRR, con il rafforzamento di poteri speciali sostitutivi ed un nuovo ciclo di semplificazioni amministrative.

Desta sgomento, però, un dato: secondo la Società Intellera, per completare il Piano servirebbero non meno di 13.000 professionisti tecnici da inserire nei ranghi delle Pubbliche Amministrazioni, ma finora nessuno è riusciti a contattarli, a selezionarli  e, dopo, ad assumerli.

Il 12 Dicembre la Commissione Europea ha accettato le richieste di modifica del PNRR presentate dal Lussemburgo e avviato la valutazione sulle richieste della Germania. Buone notizie, sempre che si valuti correttamente la circostanza che le modifiche richieste erano minime e formali.

Il momento della verità per il Governo si verificherà allorquando si vorrà negoziare con l’Europa la difficile rimodulazione del PNRR. Il punto di caduta di quella mediazione determinerà la realizzazione della spinta propulsiva dell’attuale Governo e, forse, anche il futuro della legislatura. Così, la verifica da parte dell’Europa sarà vissuta quale verifica di Governo.

Massimo Maniscalco

 

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