Se non fossimo in una situazione disgraziata, tragedia per chi ha subito la perdita dei propri cari, direi con compiacimento: il tempo è galantuomo.
Lo dico senza compiacimento di fronte allo stracciarsi delle vesti del c.d. mondo cattolico , indotto dalla forte presa di posizione della CEI, a difesa della libertà di culto per l’omessa indicazione nell’ultimo DPCM della ripresa della celebrazione delle Sante Messe con i fedeli e avere invece disciplinato le presenze nei funerali.
Chi ora si straccia le vesti, non un secolo fa, ma fino a poco tempo fa, ha benedetto il secondo governo Conte, e  deriso chi continua a sostenere l’ineludibile  destino dell’irrilevanza politica dei cattolici nella diaspora. Voglio ricordare quanto fastidio suscitava chi ( tra cui io), isolatamente, nei numerosi, ripetuti convegni sull’impegno dei cattolici in politica, esprimeva la necessità per contare nelle scelte politiche per il Bene comune, di un’organizzazione unitaria dei cattolici tramite una forza politica autonoma, d’ispirazione cristiana caratterizzata dall’adesione alla Dottrina Sociale della Chiesa , aconfessionale, nella consapevolezza di essere il  laico conduttore e il vescovo pastore.
Ognuno la sua funzione.  Forza politica di centro , formata da uomini liberi, sinceri. Di  centro nel senso voluto  da Luigi Sturzo, che fosse quindi un luogo, animato dal  forte riferimento identitario, da una coscienza comune, non di tatticismi, ma di strategia programmatica, dinamica, di armonia politica. Ditemi se non è proprio il rinnovato impegno dei cattolici in politica, auspicato dal Manifesto di Politica Insieme?
L’odierna levata di scudi, che appare come ritiro della suddetta benedizione, per evitare fraintendimenti sull’essere una difesa al proprio spazio di potere, deve avere un contenuto costruttivo. Si finisca con l’ipocrisia del sostegno cattolico per il fine personale della ricerca del migliore piazzamento, della politica del campanile(stare con chi vince o vincerà perché soltanto essa può riparare il campanile), e si riconosca che solamente l’impegno unitario dei cattolici, accettando anche di essere minoranza, può portare all’agognata rigenerazione, della quale dovrà essere prima espressione la cessazione delle ingiuste disuguaglianze, determinate dal privilegio immotivato, dal prescindere dal merito, fonte principale del rancore sociale.
Occorre un cambio di mentalità, del quale tanto si parla, ma mi chiedo se veramente lo si voglia. A partire da quella  sul potere, da intendere come servizio responsabile, da condividere e sostenere.  Soltanto così questo stracciarsi le vesti avrà senso. Se così non fosse, altro che Bene Comune!
Francesco Punzo

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