Non era scontata, benché ampiamente annunciata, la presenza del premier Giuseppe Conte alla “Giornata internazionale del volontariato” che si è tenuta qualche giorno fa presso l’Università Roma Tre, organizzata dal Forum del Terzo Settore.

Le continue fibrillazioni politiche avrebbero autorizzato un forfait dell’ultima ora, invece il presidente del Consiglio dei Ministri ha partecipato assumendosi pure due impegni importanti. “Nella legge di bilancio 2020 mi impegno a valutare l’aumento di 10 milioni di euro nella parte di gettito Irpef destinato ai beneficiari di 5×1000. In secondo luogo, entro giugno ci impegniamo a fare entrare in vigore il registro unico del Terzo Settore che ci consentirà il debutto nel 2021 dei nuovi regimi fiscali previsti dalla riforma”. Poi ha aggiunto: “La dimensione della solidarietà è la trama fondamentale del legame sociale. La solidarietà cui tutti siamo chiamati, con i suoi valori, è un valore da declinare in qualsiasi contesto politico sociale. Il volontariato appare agli occhi della Costituzione uno spazio di cittadinanza, una palestra civile in cui chi sceglie di viverlo sperimenta, cresce non solo come persona ma come cittadino”.

Si tratta di una importante assunzione di responsabilità, che deve far riflettere. Approvata nell’ormai lontano 2016, la riforma del Terzo Settore in Italia stenta a decollare nonostante siano passati tre anni. In mezzo, ci sono stati anche quattro governi (Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte bis): un elemento che sicuramente ha rallentato l’iter. Per un certo periodo gli addetti ai lavori (associazioni di volontariato, cooperative e, in generale, attori del Terzo settore) hanno anche sospettato che il decollo della riforma non potesse avvenire mai. Invece Conte, pur ammettendo i ritardi, ha fatto promesse concrete.

Speriamo bene. È diventato ormai quasi pleonastico sottolineare come tutto il complesso universo che costituisce il non profit sia una grande risorsa per il sistema Italia. Una risorsa non sempre sfruttata o, per meglio dire, spesso sfruttata male. Stiamo parlando di uomini e donne che offrono un importante contributo in termini di partecipazione e formazione civica. Ed è paradossale che, mentre si parla di reintrodurre (giustamente) l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuola, ci si dimentichi (o quasi) del mondo del volontariato e del terzo settore che, invece, rappresenta una grande occasione per i giovani di affrontare esperienze in grado di farli maturare ed entrare a contatto con le regole del vivere la comunità e tutelarla nel loro rispetto.

L’auspicio, dunque, è che le promesse del premier non restino tali, ma diventino fatti concreti.

Le forze politiche tutte devono collaborare per la realizzazione della detta riforma, a prescindere dagli schieramenti.

Un Paese serio deve saper individuare le sue risorse e valorizzarle al meglio.

Vincenzo Salvati

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