Il Commissario Domenico Arcuri viene sostituito. Paga per un eccesso di responsabilità affidategli. Paga per tutte le difficoltà conseguenti ad una situazione inattesa che non ha travolto solo l’Italia. Paga per una serie di decisioni che non sono apparse tutte chiare e della cui rendicondazione non c’è traccia, lo abbiamo segnalato più volte, neppure sul sito istituzionale del suo ufficio presente all’interno di quello della Presidenza del Consiglio ( CLICCA QUI ). Paga per l’incapacità strutturale di noi italiani, delle nostre istituzioni e del nostro sistema politico a ragionare in termini di progettualità, prevenzione e logistica. Paga perché in tanti ne hanno chiesto la testa, soprattutto perché si sono sentiti tagliati fuori da decisioni e allocazione degli appalti che riguardano cifre imponenti.

L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la perentoria richiesta di sostituire Arcuri avanzata da Lega, Forza Italia e Italia Viva. E’ probabile che Mario Draghi si fosse già formato una propria idea al riguardo. E’ evidente, d’altro canto, che nelle condizioni in cui deve operare il Presidente del Consiglio è inevitabile attendersi una serie di concessioni che di volta in volta riguarderanno tutti i partiti partecipi  dell’allargamento della base parlamentare del nuovo esecutivo.

Componendo la propria squadra, Mario Draghi ha con cura confermato ai loro posti, salvo Arcuri, i responsabili della politica seguita per contrastare gli effetti della pandemia in campo sanitario, con il chiaro intento di puntare sulla continuità per ciò che riguarda il contrasto al Coronavirus. Potrebbe venire persino spontaneo chiedersi, allora, quali siano stati i motivi sostanziali per cui si è proceduto ad un cambio di governo se poi i responsabili politici della sanità italiana sono rimasti gli stessi, visto che uno dei principali motivi della scelta caduta su Draghi era quella della guerra alla pandemia.

Lo scorso anno, subito si avvertì che esisteva anche un problema di comunicazione e dell’incapacità, da parte dei tanti attori coinvolti, di parlare con la stessa voce in modo da meglio preparare e sostenere il Paese. Questione aggravatasi nel corso del tempo, e ancora irrisolta, giacché la comunicazione istituzionale proprio non riesce a portare una parola certa e ad arginare la ridda di pareri, di opinioni e commenti originata da quelle nuove figure televisive, dal virologo, all’epidemiologo e all’immunologo che oramai non possono assolutamente mancare in alcuna trasmissione.

Un certo smarrimento persiste per il vedere il virus diffondersi come si sta diffondendo. Le colorazioni delle regioni potrebbero far riflettere sulle responsabilità di tanti che si dovrebbero occupare di ordine pubblico, di rispetto delle norme sugli assembramenti e sul distanziamento. Ancora mancano riferimenti precisi per quanto riguarda la strategia vaccinale, la sua portata e i suoi costi.

E’ evidente a tutti che quello del vaccino sia l’affare del decennio, se non del secolo, tante sono le centinaia di milioni di dosi da utilizzare solo nel nostro Paese, in considerazione del fatto che almeno un richiamo sia indispensabile se non addirittura due, come nel caso di qualche tipo di vaccino. Ammesso che non si sarà costretti, persino, come qualcuno già anticipa, a prendere in considerazione l’ipotesi di dare corso ad una vaccinazione annuale, al pari di quella antinfluenzale.

Da tempo assistiamo ad una battaglia senza esclusione di colpi tra i sostenitori di un tipo di vaccino e quelli di un altro. Basta saper leggere tra le righe dei giornali e subirsi qualche trasmissione televisiva delle tante che da un anno a questa parte non si occupano d’altro.

La politica non resta certo al riparo dall’intervento degli interessi coinvolti in un settore letteralmente esploso in termini di dimensioni e di costi. Di questa vicenda colpisce, così in particolare, l’enorme differenze di spesa da prevedere a seconda se si opta per un tipo di vaccinazione o per un altro.

Solo pochi elementi per capire di che cosa si parla e di come non si debba escludere che qualcosa che coinvolge la politica, di tutti i paese e non solo l’Italia, abbia una qualche relazione con ciò di cui si parla.

E’ accaduto che una sottosegretaria al Ministero del bilancio del Belgio abbia improvvidamente diffuso una tabella, destinata a restare riservata, che disvela il grande divario esistente tra i costi delle varie marche già disponibili o in arrivo. Un divario davvero ampio su cui non si può sorvolare, visto che c’è in ballo l’acquisto di centinaia di milioni di dosi ( CLICCA QUI ).

Siamo così venuti a conoscenza di un quadro che, inevitabilmente, richiede la massima trasparenza. Anche per non confermare le insinuazioni di quanti ritengono che il cambio da Conte a Draghi sia stato pensato per togliere al primo la gestione della pandemia. Ovviamente, non è così e sicuramente è cosa che non coinvolge Draghi, ma una tale motivazione potrebbe aver animato qualcuno per dire, e fare, la sua al riguardo.

Andiamo comunque, al sodo. Il vaccino AstraZeneca costa 1,78 euro, Johnson & Johnson 8,50 dollari Usa, quello della Sanofi francese, quando arriverà, 7,56 euro, Pfizer 12 euro, l’olandese tedesco Curevac 10 euro, l’americana del Massachusetts Moderna 18 dollari Usa. La quota maggiori di dose prenotate dall’Italia sarebbe quella con Johnson&Johnson per 53,84 milioni pari ad una spesa di 373 milioni di euro.  Roma avrebbe poi prenotato 40,38 milioni di dosi tra Astrazeneca, 71 milioni di euro, e Sanofi/Gsk , 305 milioni, 30 milioni di dosi con Curevac per 300 milioni,  26 milioni di dosi con Pfizer/Biontech per la cifra di 312 milioni di euro. Un minor numero di dosi sarebbe stata prenotata con Moderna con soli 10 milioni di dosi per un ammontare di 147 milioni di euro di riparto di spesa. Infine. Il conto complessivo per le 202 milioni di dosi è di circa 1,4 miliardi di euro.

Di tutto questo non c’è traccia nel sito del Commissariato all’emergenza sanitaria. L’uscita della sottosegretaria belga, immediatamente fatta sparire dal Web, in effetti pone il problema della trasparenza perché in ogni caso i soldi di questo gigantesco, inevitabile ” affare” lo pagano tutti i cittadini europei e, quindi, anche noi italiani. Non c’è uno zio Paperone che provvede.

La trasparenza servirebbe ad evitare la tanta dietrologia che, a torto o a ragione, fa capolino quando si cerca di capire le motivazioni che stanno alla base anche di recenti iniziative assunte da alcuni partiti, come quella che ha portato alla nascita del Governo Draghi.

Giancarlo Infante

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