Populismo, sovranismo e giustizialismo. In questo triangolo delle Bermude sono crollati i partiti della Prima Repubblica, sono affondati governi di ogni colore e connotazione, sono state distrutte intere classi dirigenti, sono nate nuove formazioni (mediante matrimoni forzati) sulle ceneri dei vecchi partiti, è sorto dal nulla un movimento all’insegna di collaudate parolacce e di slogan iperbolici come “uno vale uno”, si è consumata la crisi del potere giudiziario vittima della propria insana contiguità con il potere politico, si è sviluppato un attacco senza precedenti all’Europa comunitaria accusata di ogni misfatto ai danni dei popoli, si è svuotato di competenze il potere legislativo, è stata mortificata ogni forma di rappresentanza e di mediazione sociale, è esplosa la rivoluzione digitale come strumento di pressione e di condizionamento popolare. Ora, illudersi che il governo di Mario Draghi possa con una bacchetta magica cancellare questo passato ingombrante, è chiedergli davvero troppo.
Ma qualcosa forse è mancato nelle parole di Draghi: una condanna definitiva del giustizialismo eversivo e un ritorno prepotente e convinto al garantismo repubblicano. Ovvero, una censura del giustizialismo come forza di sovversione del sistema politico, del suo farsi e divenire arma politica al servizio dei nuovi padroni. Con quella ambiguità, tutta italiana, che ha consentito lo strapotere di alcune Procure e falsato, in più occasioni, la dialettica democratica. Al punto che già oggi ci si chiede, con costernazione, quando i riflettori della magistratura si rivolgeranno verso il governo Draghi. Il solo affacciarsi di questa domanda, la dice lunga sulla malattia non ancora curata del nostro sistema. L’illusione di poter guarire dal giustizialismo superando a piè pari il populismo e il sovranismo può rivelarsi un incubo a occhi aperti. Solo un’esplicita e convinta accettazione del garantismo da parte di tutti i competitori politici nell’arena italiana ci potrà definitivamente rassicurare. Quella sarà la prova del nove dell’effettivo superamento della lunghissima e altamente controversa stagione del populismo e del sovranismo all’italiana.
Se mai la Quarta Repubblica sorgerà, dopo l’inevitabile scomposizione e ricomposizione delle forze politiche, non potrà non essere garantista. Altrimenti saremo condannati ad altri traumi politici di matrice giustizialista.
Domenico Delle Foglie
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