Monica Canalis con il suo recentissimo lavoro ( Cinquanta ritratti del cattolicesimo democratico Capricorno Editore, Torino 2025) non ha inteso  ricorrere alla nostalgia, ma offrire un’occasione  di riflessione sull’attualità del contributo alla società civile delle personalità più rappresentative  del cattolicesimo democratico. Un metodo utile perché oggi , troppo spesso, la mancanza di risorse nei bilanci dello Stato e della UE è diventato un comodo alibi per non attuare le riforme.

Con questa scusa, molte città metropolitane hanno preferito  non affrontare le novità dell’elaborazione del piano strategico e della pianificazione territoriale  (lettere  a) e b) comma 44 art.11 legge n.56/2014)  e continuare a regolarsi  secondo i vecchi schemi burocratico-amministrativi del Patto di Stabilità, peraltro sospeso.

Scelta ideale  per i politici sostenitori della  spesa produttiva di consensi  elettorali e per quei  burocrati comunali che preferiscono la vecchia Pubblica amministrazione che  minaccia sanzioni aquasi mai applicate. Di conseguenza, non avendo detti enti  assunto il ruolo di motori dello sviluppo sostenibile, loro affidato dalla legge istitutiva, non si è verificata la saldatura tra l’Italia   metropolitana e l’Italia non metropolitana. ,Indispensabile per assicurare lo sviluppo sostenibile dell’intera nazione. Insuccesso duramente contestato  dall’Agenzia 2030-Onu per lo sviluppo sostenibile.

Tuttavia, poiché effettivamente mancano le  risorse per le riforme, l’unico modo   per reperirle è rifarsi  ad Alcide De Gasperi, oggetto del contributo di Marco Odorizzi, che voglio ricordare per un profilo, sino ad ora inedito. Mio padre mi ha raccontato che, quando De Gasperi partecipava alle assemblee dei gruppi parlamentari per illustrare  le  importati riforme economiche da lui volute, rimaneva, visibilmente  mortificato  perché confondeva  i milioni con i miliardi e con le migliaia di lire. La risposta era  un lungo e caloroso  applauso dei deputati  che approfittavano del suo disagio per  testimoniargli  la massima fiducia nella sue capacita di riformatore della politica economica anche se allergico ai numeri  dell’economia.

Una fiducia ben risposta perché De Gasperi  è stato capace, nonostante detta allergia, di risolvere  i problemi della mancanza di risorse pubbliche avendo egli creato  per primo lo strumento finanziario che Mario Draghi indica come unica possibilità per garantire la competitività dell’Europa: il cosiddetto  spazio fiscale aggiuntivo.

La sua campagna elettorale per elezione al Parlamento di Vienna, infatti, si contraddistinse da quella di Cesare Battisti  perché rimediò alla mancanza di risorse  eccepita dal governo di Vienna creando una struttura pubblica aggiuntiva le Casse Rurali. Che liberarono i contadini trentini dalle angherie degli usurai e dall’incuria del governo viennese.

Successivamente, una volta alla guida dell’Italia, per  rimediare all’insufficienza delle risorse disponibili  per  finanziare l’intervento  straordinario  nel Mezzogiorno, chiese  a Menichella  di  creare qualcosa di simile a quanto aveva fatto nel Trentino, cioè un nuovo spazio fiscale aggiuntivo. Pertanto, istituì la Cassa per il Mezzogiorno, struttura  alternativa  a quella tradizionale dei Ministeri. Perché dotata di un’anima bancaria, poteva  reperire i mezzi finanziari sul mercato senza dipendere dal governo. Consegui un’efficienza che ha determinato un risultato unico nel dopoguerra: il reddito pro/capite del Sud si avvicinò notevolmente a quello del Nord.

Il particolare importante è che non fu subalterno a Keynes IL quale, invece, istituì l’Alta Autorità del Tennesse come un  Ministero federale, dipendente  solo dalle risorse del bilancio.

Dunque,  Alcide De Gasperi andò a visitare il Presidente  Truman indossando un vecchio cappotto prestatogli, ma rifiuto’ la subalternità culturale addirittura a Keynes  per impostare la propria politica economica.

Invece, Giorgia Meloni è andata a visitare  il Presidente Trump indossando un  elegantissimo cappotto, ma è diventata subalterna del più selvaggio capitalismo americano.

In effetti, proprio il modello degasperiano dello spazio  fiscale aggiuntivo  risolve il nostro problema con il ricorso allo  spazio fiscale aggiuntivo  dei  Fondi del PNRR a debito UE, particolarmente  vantaggiosi  per il costo  e  il tempo  di restituzione, rimandato al 2028 ed articolato in trenta anni dei quali 10 di preammortamento per gli interessi e 20 per il capitale. L’aumento  di produttività, conseguente all’attuazione della riforma garantisce tranquillamente il rimborso del lieve costo.

Cade così ogni alibi a  non applicare la legge n.56/2014 che, consentendo d’interpretare  la normativa che ha sostituito il Patto di Stabilita interno con l’equilibrio di bilancio, individua nella misurabilità empirica delle interdipendenze fiscali il criterio di oggettiva virtuosità finanziaria col quale realizzare le mediazioni compositive  tra il capoluogo ed i comuni metropolitana, trasmettendo  i maggiori benefici anche alle aree esterne.

Vengono così superati gli egoismi municipalisti, la storica frammentazione territoriale e la tradizionale modestia decisionale del solo  ambito territoriale, realizzando  lo sviluppo sostenibile  richiesto dall’Agenda 2030.

Ad esempio, Torino può eliminare  le disfunzioni della governance determinate dalla “polverizzazione “dei comuni, mentre Genova e Venezia sono abilitate a Città Metropolitane  europee Policentriche ed Ammagliata, rimediando al deragliamento dei Piani  strategici dei loro sindaci Bucci e Brugnaro.

Inoltre, per le  otto regioni private  di Citta metropolitane da un’asimmetria del PNRR, vengono realizzate  le interrelazioni  economiche e funzionali tra il capoluogo regionale ed i  diversi livelli di governo locale, necessarie per  assicurare ugualmente lo sviluppo sostenibile. E questo il  rimedio alla  mancata saldatura tra l’Italia metropolitana e l’Italia non metropolitana.

In conclusione, il merito di Monica Canalis è di essersi impegnata a trovare con i lettori una risposta ai problemi del nostro tempo ricorrendo alla  testimonianza degli esponenti  del cattolicesimo democratico. Tra di essi un posto di rilievo spetta  all’attualità del riformismo degasperiano  dal quale deriva  un Piano B, realistico, praticabile e fattibile che rimedia  al mancato sviluppo sostenibile. Il lettore viene cosi messo in grado di scegliere  liberamente tra due abbigliamenti ai quali corrispondono due antitetiche politiche di sviluppo per l’Italia: il vecchio cappotto prestato ad  Alcide De Gasperi   e l’elegantissimo cappotto di Giorgia Meloni dei nostri giorni.

 Antonio Troisi

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