Una parte della stampa italiana continua a parlare della vittoria delle sinistre in gran parte del mondo, cosa che dovrebbe portare ad un deciso mutamento del quadro politico anche nel nostro paese. Si guarda pure ai ripetuti sondaggi che s’inseguono e in cui si trova la conferma del segno di un’inversione di tendenza. In realtà, il quadro continua a restare sostanzialmente frammentato e complesso e, al momento, si può solamente trovare la conferma della fine del bipolarismo, a dispetto di chi prova a mantenerlo in vita ancora artificiosamente, ma senza che ciò possa dare per certo un cambiamento sostanziale.

E anche l’attuale vertice del Pd sembra sostanzialmente convinto che la deriva bipolare sia destinata a durare. Salvo vedere subito cosa accadrà per le elezioni del Presidente della repubblica in occasione delle quali all’incasso potrebbe andare il centrodestra se solo riuscisse a presentare una candidatura spendibile e credibile.

Non c’è dubbio che la vittoria di Joe Biden negli Stati Uniti e la nascita della nuova coalizione tedesca, socialdemocratica dopo i 16 anni a guida Cdu di Angela Merkel, costituiscano i principali riferimenti di chi continua a guardare il mondo diviso solamente tra destra e sinistra e a prefigurare dei paragoni con l’Italia che si conferma essere cosa del tutto diversa dal resto del mondo.

Questi due fatti, da considerare tra l’altro non assimilabili l’uno all’altro, e che meriterebbero di essere scomposti e divenire oggetto d’accurata investigazione, possono davvero essere assunti quale esclusivo e determinante punto di partenza per spingere la sinistra italiana a darsi da fare per riprendere in mano le redini del nostro paese? Quanto il riferimento alle vittorie di altri può compensare i limiti e le carenze di una presenza culturale, politica e sociale in un Paese come l’Italia le cui dinamiche strutturali sono tanto lente ad adeguarsi ai mutamenti esterni?

Insomma, la domanda cruciale è: quali sono i contenuti e i tempi del mutamento d’attendersi nel nostro Paese il cui “umore” di fondo è da tempo orientato a destra?

La refrattarietà alla mutazione, del resto, è confermata dall’andamento delle cose domestiche a fronte dei cambiamenti già avvenuti  in Europa con la nascita della cosiddetta “maggioranza Ursula” da cui sono venuti messaggi chiari ed evidenti in particolare su ciò che riguarda la finanziarizzazione dell’economia e la difesa dell’economia reale, la gestione del debito pubblico e, in qualche misura, persino le politiche migratorie. Anche se su quest’ultimo cruciale aspetto ancora si fatica a vedere la concretizzazione di atti formali ed ufficiali.

C’è d’altro canto da considerare che non sono stati pochi gli anni in cui la sinistra, cioè sostanzialmente il Pd, ha governato direttamente, così come non sono stati pochi quelli durante i quali, nonostante la formale posizione d’opposizione, come accaduto nel periodo di governo di Silvio Berlusconi, ha comunque esercitato grande influenza e, persino, mantenuto un peso di rilievo in numerose regioni e nell’apparato pubblico.

Si tratta allora di chiedersi se più che all’esempio di quanto accade all’estero non sia il caso di guardare alla capacità  della sinistra italiana di darsi dei contenuti nuovi e una postura differente che la portino a mostrare un’autentica coerenza soprattutto su quelle questioni sociali che, venuta a mancare nel tempo, le ha di fatto venir meno il sostegno di categorie e strati sociali un tempo suoi naturali sostenitori.

In questo senso potrebbe anche essere interpretata come una vera e propria sfida quella lanciata dal Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in occasione dello sciopero generale indetto dalla sua Cgil e dalla Uil: “la politica siamo noi” ( CLICCA QUI ).

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