Chi entra in politica deve accettare di essere sottoposto ad ogni sorte di commento e, persino, di veder distorcere le cose scritte e dette. E’ la prima riflessione venuta dalla lettura degli organi di stampa che hanno dato rilievo alla nascita di Insieme.

In ogni caso, si tratta di una cosa utile perché non solo vale il pratico detto di Oscar Wilde “non importa che se ne parli bene o se ne parli male, purché se ne parli”, ma soprattutto perché i commenti altrui servono enormemente a precisare il proprio pensiero, ad affinarlo e a renderlo così sempre più fondato e chiaro a dispetto di ogni pratica manipolatoria.

Già circa due anni fa, alcuni ci definirono il “partito dei vescovi” dopo i primi nostri accenni all’intenzione di lavorare per dare vita a un nuovo soggetto politico d’ispirazione cristiana. Adesso, che lo abbiamo costituito vediamo contrarietà a destra e silenzio a sinistra. In questo, cogliamo la conferma di essere nel giusto. Ne viene una spinta in più a lavorare per costruire, anche con il mondo laico, quel “baricentro” di cui ha bisogno il Paese per superare la crisi profonda in cui è stato cacciato da 25 anni di bipolarismo e di contrapposizioni aprioristiche non rapportate alle questioni che quella crisi hanno determinato.

I motivi della contrarietà e del silenzio sono ovvi. Noi siamo l’evidente dimostrazione di come sia possibile dare vita ad una formazione politica, formata da credenti e non credenti, in grado di creare un’alternativa ragionevole e costruttiva sia alla destra, sia alla sinistra.

Siamo un po’ una pietra d’inciampo per tutti. Smontiamo la tesi del bipolarismo, indichiamo l’avvio di un processo diverso che rifiuta e va oltre la logica del bipolarismo.

Dimostrare che sia possibile superare la divisione dei cattolici della morale e quelli del sociale disturba la destra perché viene confermato come essa non abbia affatto la primazia in materia di identità e di aderenza ai valori della Vita e della famiglia. In sostanza, andiamo oltre quello stato di necessità che porterebbe molti cattolici a votare a destra perché manca un’alternativa credibile. E’ su questa base che Matteo Salvini brandisce il rosario invece di recitarlo e di comportarsi coerentemente con quel pio esercizio in materia di migranti, di equità sociale e geografica, di ricomposizione comunitaria e, persino, per quanto riguarda le relazioni internazionali.

Il cardinal Ruini nel ribadire il proprio scetticismo sullo spazio possibile oggi per un partito come il nostro, preferisce accontentarsi di chiedere a Matteo Salvini a Giorgia Meloni di decidersi a diventare europeisti e questo aiuterebbe molti a mettersi la coscienza in pace. Purtroppo, questo non basta e, in ogni caso, non risolve tante questioni che l’attuale destra lascerebbe aperte e che bisogna davvero esser di bocca buona per fare finta di non vederle.

Alcuni commenti venuti da quegli ambienti seguono uno schema abbastanza puerile: danno per scontato che il voto cattolico sia esclusivamente loro. Dimenticano, però, la gran quantità di cattolici, ma anche di tanti laici, finiti a formare il grande partito dell’astensionismo perché questa è una destra invotabile e, quindi, non in grado di rispondere all’insoddisfazione che anche il voto a sinistra lascerebbe.

Inoltre, il nostro europeismo pieno e convinto è declinato all’interno della difesa degli autentici e costruttivi interessi popolari e nazionali che devono tener conto della ”dilatazione” dei nostri confini sempre più verso quelli della intera Unione europea, la vera dimensione in cui è possibile competere in un mondo sempre più globalizzato e articolato. E’ illuso chi pensa che gli italiani si risolvano da soli i propri guai. Sembrano averlo capito persino i tedeschi per la loro parte…

Alcuni articoli fanno emergere un altro aspetto su cui si deve riflettere. L’assoluta confusione in cui finiscono gli autori tra il piano religioso e quello politico. In taluni casi, è confusione concettuale, in altri è evidentemente strumentale. Si trasloca sul piano politico la critica, in realtà, rivolta contro Papa Francesco e la sua idea della Chiesa in uscita, della Chiesa degli “scarti”. Si polemizza con l’idea di una presenza politica dei cattolici nella società contemporanea perché si contesta l’idea di prendersi cura della schiera degli “ultimi” che oggi stanno sempre più lambendo quei segmenti sociali che formano ciò che un tempo si chiamava ceto medio.

Pure a sinistra diamo fastidio. Dimostriamo che le questioni sociali non sono solo una sua esclusiva prerogativa e, al tempo stesso, mettiamo in crisi quei sempre più strani equilibri creati nel Pd con esponenti del mondo cattolico che non sono mai riusciti a conciliare la difesa della Vita, della famiglia e delle relazioni interpersonali con quella delle conquiste sociali. Si appanna il mito che solo grazie alla sinistra si possa creare un’alternativa alla destra, in generale, e a Salvini, in particolare. Quando De Gasperi parlava della Dc come un partito di centro che guardava a sinistra non turbava solo la destra.

Così, noi ricordiamo che Insieme nasce come partito ispirato cristianamente, ma laico e attento a non strumentalizzare il sentimento religioso per fini elettorali. Neppure leghiamo l’immagine della Chiesa alle nostre battaglie politiche giacché esse si riferiscono alle cose concrete che coinvolgono gli italiani, indipendentemente dal fatto che essi abbiano o meno un riferimento trascende e non dimentichiamo, per dirla alla Sturzo, che se la religione è universalità, l’impegno politico è anche lotta e divisione.

Perché aderenti ad un pensiero organico e coerente collegato alla Costituzione e al Pensiero sociale della Chiesa, rivendichiamo un’autonomia  di proposta che sfocerà anche in un libero e indipendente posizionamento politico ed elettorale. Così, a quanti scarseggia la pratica della lettura della storia del popolarismo e dell’evoluzione cristiano democratica in politica diciamo che hanno molto poco da insinuare che finiremo per forza di cosa a “buttarci a sinistra”, come avrebbe detto Totò. Noi non ci butteremo da nessuna parte come proveremo a dimostrare in occasione delle elezioni amministrative che, il prossimo anno, riguarderanno importanti città come Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli e Palermo.

Le alleanze che dovremo fare saranno quelle con e dentro la realtà civile, con i rappresentanti delle forze sociali ed economiche interessate a ricucire, programmare, guardare adeguatamente al futuro delle comunità locali e di quella nazionale. Ci alleeremo con tante esperienze di civismo che oggi esprimono più che mai il distacco dall’apparato politico e istituzionale. Ecco perché non ci faremo promotori di accordi aprioristici con il centrodestra o con il centrosinistra. Bensì, con la miriade di gruppi, associazioni e liste indipendenti, molte si chiamano Insieme, convinte, come lo siamo noi, della necessità di far partire dal basso un processo di autentica trasformazione del Paese, delle sue articolazioni culturali, sociali e civili e della Politica. Lo faremo INSIEME.

Giancarlo Infante

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