In una recente intervista, il Cardinale Matteo Zuppi ha auspicato, in vista delle prossime elezioni, che l’Europa non perda la sua anima e non tradisca le sue radici, e soprattutto non abbandoni il sogno di pace nato dopo le guerre mondiali. Verrebbe subito da dire, al di là dei distinguo, che sarebbe bene che le radici cristiane fossero sempre ricordate, mentre, riguardo l’anima, forse dovremmo prendere atto del fatto che in realtà esistono varie anime. Ho pensato allora di tentare di capire cosa pensa la mia di anima dell’anima dell’Europa. Sarò molto prolisso e anche utopico, l’argomento lo richiede: partirò da lontano e farò delle premesse generali, per poi azzardare delle conclusioni. Mi permetterò dei voli pindarici e qualche provocazione, antidoto alla violenza e alla noia del quadro geopolitico generale, sempre confidando che quanto scritto possa poi risultare di qualche utilità.
Cosa ci riserva il futuro è la grande incognita. Lunedì 20 Maggio è stato pubblicato su questo blog un mio scritto dal titolo “Ipotesi di futuro” (CLICCA QUI) e, casualmente, martedì 21 ho avuto l’inaspettata sorpresa di imbattermi in due articoli che in qualche modo presentavano riflessioni in sintonia con le mie. Il primo, comparso sul Fatto Quotidiano a firma di Elena Basile, diplomatica di lungo corso e di piglio molto deciso, si intitola “Un Occidente rinsavito medierebbe con la Cina”.
Riporto solo alcuni passi più significativi per meglio afferrare le analogie. Questa la frase iniziale:” La visita di Putin in Cina costituisce un’ulteriore tappa del percorso a cui la visione patologica del mondo dell’occidente ha costretto la Russia che per decenni aveva bussato alla porta dell’Europa”. E questa la conclusione:” Se l’occidente fosse sano e lo spazio politico mediatico non corrotto, su questi temi si centrerebbe la riflessione. Si dovrebbe mettere a punto una strategia diplomatica di mediazione con Cina, BRICS, e Sud Globale per le riforme richieste e per la stabilizzazione delle aree di crisi. Ma, tronfie e arroganti, le classi dirigenti occidentali disprezzano l’altro, lo disumanizzano, lasciano alle generazioni future il debito impazzito, il fallimento della transizione verde, il sistema di sorveglianza digitale e i conflitti”. Sicuramente una diplomatica… poco diplomatica!
Lo stesso giorno, questa volta sul quotidiano La Verità, ritrovo un altro articolo, anche questo decisamente controcorrente, dal titolo:” Intervista a Benjamin Abelow: Putin non è il nuovo Hitler o Stalin. Ha reagito alla minaccia degli USA”. Sottotitolo: “Lo storico americano fa a pezzi la narrazione occidentale che vuole demonizzare il leader del Cremlino e scrive che a parti invertite Washington avrebbe fatto lo stesso, anzi è proprio lei ad aver causato questo disastro”. Abelow è l’autore di un best seller mondiale tradotto in sette lingue. Il titolo italiano è molto esplicativo:” Come l’occidente ha provocato la guerra in Ucraina: comprendere come le politiche USA e Nato hanno portato alla guerra e al rischio di una catastrofe nucleare”.
Nell’intervista lo storico ci rivela che nel 1997, 50 tra i maggiori esperti di politica estera degli Stati Uniti inviarono una lettera a Clinton per avvertirlo che l’espansione della Nato sarebbe stato un errore di politica estera di “proporzioni storiche”; e nel 2007 l’intelligence americana avvertì che far entrare l’Ucraina nella Nato avrebbe potuto indurre la Russia ad annettere la Crimea ed a invadere l’Ucraina. Mai previsioni furono più azzeccate. E continua: “Poiché per annettere nuovi stati nella Nato ci vuole l’unanimità dei membri, ci furono forti pressioni da parte di Condoleezza Rice e alla fine i leader europei, che avrebbero potuto bloccare la risoluzione, accettarono”.
A detta di Abelow, questi leader europei non hanno la forza, la fibra morale e l’integrità necessarie per distinguersi dal gruppo e dire no: e quindi, prima mia considerazione, sarà difficile che in questo ambito si possa pensare di ritrovare, al momento, l’anima dell’Europa. Cita poi le innumerevoli esercitazioni militari Nato ai confini russi dal 2021, e i tentativi di accordi quasi conclusi, con il benestare degli ucraini, ma bloccati da USA e GB. E conclude:” I responsabili politici che hanno spinto senza sosta per l’espansione della Nato hanno causato questo disastro. Queste persone non si assumono mai la responsabilità, cercano altri da incolpare. Ci vorrebbe una notevole dose di onestà da parte di un leader che dica:” Abbiamo commesso un terribile errore”. Dicono invece che il piano era buono e chi dice che il re è nudo è un agente del Cremlino. A questo si aggiunge il pessimo ruolo giocato dalla stampa: invece di agire in modo indipendente e di adempiere alla propria responsabilità sociale, i nostri media sono diventati asserviti ai nostri governi, e funzionano in gran parte come un’ala propagandistica dello Stato”. Una fiera e chiara voce fuori dal coro.
Come si può vedere, si moltiplicano le visioni che possano portare a rivedere le posizioni più intransigenti, iniziando intanto con il tener conto delle esigenze di sicurezza di tutti. Sarebbe da acquisire la consapevolezza che un diverso paradigma di gestione dei rapporti tra le varie famiglie umane può e deve essere possibile: non dobbiamo credere di essere condannati a seguire le folli politiche dello scontro ad oltranza che affliggono da sempre la famiglia umana, sia che si tratti di guerre fredde, calde o tiepide. Sarò volutamente provocatore: dovrebbe essere ormai chiaro che quasi tutte le decine di guerre degli ultimi 80 anni (più di 200), preventive, umanitarie, di esportazione della democrazia, di difesa di diritti, et cetera, sono state fomentate e programmate ad arte con una testa unica dalle immense capacità, e la cosa è stata ufficialmente denunciata da un documento del Ministero della Difesa Cinese. Detto questo, voglio subito rassicurare l’eventuale lettore di non essere filo-cinese. Troppi episodi ci devono mettere in guardia dal considerare quello cinese un regime rassicurante, pur tenendo conto del non facile compito di gestire quasi un miliardo e mezzo di individui: basti ricordare il Tibet, Hong Kong, la nomina dei Vescovi, la durezza con le minoranze, la gestione della crisi Covid, ed anche la recente scoperta di legami con il partito neonazista tedesco. Ma se non guardiamo in faccia le cose, non troveremo la via d’uscita giusta. Tornando agli USA, ricordiamo in merito le parole di un testimone autorevolissimo, il Presidente Eisenhower, non un putiniano o un filo-cinese, che ammoniva sui pericoli legati allo strapotere del complesso militare-industriale.
Secondo Wikipedia, il Dipartimento della Difesa (!) degli Usa è il più grande datore di lavoro al mondo: impiega più di 2.87 milioni di persone, di cui 1.4 milioni di militi attivi, 780.000 riservisti e più di 740.000 civili. Sicuramente una ditta costosa che ha bisogno di essere continuamente remunerata: gli imperi costano e noi ne sappiamo qualcosa. Certo, non possiamo chiedere ai produttori di armi di elaborare strategie volte alla ricerca della pace a tutti i costi, ma è pur vero che quella dovrebbe essere la prima prerogativa dell’uomo cosiddetto sapiens. L’impressione invece è che si vada in giro a procurarsi il lavoro. Mi viene da pensare che forse fin d’ora potremmo chiamare quest’epoca quella dell’homo insipiens, a voler essere buoni.
Ecco quindi una prima indicazione di tendenza: l’anima europea deve sapersi distinguere dalle politiche, entrambe deprecabili e impresentabili, dei due colossi mondiali, e scegliere una terza via, ricordando i benefici di chi si troverebbe ad essere tra i due litiganti. Sempre per chi avesse tempo da perdere, ricordo un mio articolo di Febbraio ed uno di Aprile 2023 dove affrontavo già la cosa (CLICCA QUI e QUI). Nel primo articolo si può ritrovare una proposta del filosofo Agamben: egli immagina nientemeno che la costituzione di un “Impero Latino”, promosso dalle tre grandi nazioni latine (Italia, Francia e Spagna), in accordo con la Chiesa Cattolica e aperta ai paesi del Mediterraneo. Questo pensiero, di certo non molto comune, è in realtà in sintonia con quello di altri pensatori, tra cui Massimo Cacciari. La premessa necessaria per questa riscoperta, spiega il filosofo, è che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovino un legame con i propri luoghi e le proprie tradizioni culturali, e si proiettino nell’idea di una cittadinanza europea, incarnata non in un parlamento o in oscure commissioni, ma in un potere simbolico, simile in qualche modo a quello del Sacro Romano Impero.
Naturalmente la proposta mi trova d’accordo, anche se potrei accontentarmi, in subordine, di tornare al Papa Re. L’attuale disastro totale della gestione della politica mondiale giustificherebbe ampiamente entrambe le alternative.
Sorge comunque la necessità di ripristinare la vera anima dell’Europa, quella nata dai monasteri, e magari reinventarla alla luce dell’attualità: voglio ricordare nuovamente, perché lo merita, il bellissimo libro di Paolo Rumiz “Il filo infinito. Viaggio tra i monasteri alle radici d’Europa”. La prima cosa da fare dovrebbe essere sconfessare quelle politiche che hanno deturpato l’immagine di quell’anima, ovvero il colonialismo e il neo-colonialismo: le loro conseguenze, parlando in termini di emigrazioni, sono drammatiche e incombenti. Solo una totale inversione di tendenza, indicata come priorità della politica estera, che contempli e imponga le necessarie rinunce ad un’opulenza troppo spesso pleonastica (basti pensare alle due sedi delle istituzioni europee, con enormi costi logistici), può ridare credibilità a quell’anima. Ricordo solo, come esempio, la debacle francese in Africa, dopo secoli di sfruttamento: in questo caso parliamo della nostra anima nera. Le risorse per il cambiamento? Basta fermare il riarmo. Solo come eccezionale documento storico, invito chi vuole a visionare questo esplicativo video della nostra Presidente del Consiglio ai tempi dell’opposizione, più che esplicito e, devo dire, molto centrato e veritiero (CLICCA QUI)
Più in generale si tratta insomma di scompaginare le trame antiumane e anti cristiane orchestrate dai veri padroni del Pianeta, per molti individuabili nei gestori del Forum di Davos e dai loro manovratori occulti. Ma è anche vero che l’Europa potrebbe aspirare ad una vera statura di grande potenza solo se la Russia vi fosse inglobata, essendo un baluardo della cristianità, e la cui anima è storicamente fusa con quella europea. Come auspicato da San Giovanni Paolo II, Papa polacco, e questo significa molto, si sarebbe dovuta costituire l’Europa da Lisbona a Vladivostock, ricordando quello che non si sarebbe mai dovuto dimenticare, che cioè Mosca è la terza Roma e che la parola Czar deriva da Cesare: ma forse si è ancora in tempo per recuperare.
In proposito, sempre a scopo provocatorio, e saranno in molti a fare salti sulle sedie, riporto alcune frasi, a mio avviso veramente rivoluzionarie, del nuovo Ministro della Difesa russo, Andrey Belousov, il nono nella storia della Russia moderna. È stato nominato dal presidente Vladimir Putin il 12 maggio. La decisione è stata inaspettata, poiché è il primo civile a ricoprire la carica. Belousov non ha mai prestato servizio nelle forze dell’ordine e ha trascorso gran parte della sua carriera lavorando come economista accademico. Allo stesso tempo, è un membro di lunga data dell’élite politica russa, e ha ricoperto importanti incarichi governativi negli ultimi 20 anni, in cui ha dimostrato la sua professionalità e la sua visione unica del futuro della Russia. Di seguito cito alcuni brani tratti da un articolo, dal titolo spiazzante, del solito Maurizio Blondet, da leggere tutto attentamente perché le sorprese sono tante (CLICCA QUI) : “Per aiutare a farsi un’idea migliore di chi sia Andrey Belousov, RT ha compilato una selezione di citazioni dai recenti discorsi e interviste del nuovo ministro della Difesa.
*Rapporti con l’Occidente e missione della Russia*
[La Russia dovrebbe seguire la strada del] conservatorismo modernizzato… La Russia può preservare i valori occidentali tradizionali. L’Occidente ha abbandonato questi valori tradizionali ed è passato a qualcos’altro – a una [mentalità] antitradizionale nel quadro del postmodernismo.
[È importante] preservare i valori tradizionali occidentali, che in un certo senso sono i valori della civiltà cristiana occidentale, della civiltà europea. E la Russia può diventare la custode di questi valori. Questo può sembrare un paradosso, ma è vero. A questo proposito, sarebbe sbagliato chiamare l’Occidente nostro nemico…
In Occidente ci sono alcune élite… e parti considerevoli della società che sono associate ai valori tradizionali. E a questo proposito, potrebbero cogliere questa goccia, questa possibilità che la Russia offre loro per preservare alcuni [dei loro valori].
Ecco allora pronunciate le parole che vorremmo ascoltare da un leader europeo: “Preservare i valori tradizionali occidentali, che in un certo senso sono i valori della civiltà cristiana occidentale, della civiltà europea”. Potremmo così immaginare che possano essere molto apprezzate anche dal Cardinal Zuppi.
Tornando alle elezioni europee, certo potrebbero dare un segnale di svolta, ma a raffreddare gli animi ci ha pensato ancora una volta il filosofo Agamben, uno dei massimi pensatori italiani, che ci spiega cosa impedisce all’Europa di essere soggetto politico di peso. Sempre da Maurizio Blondet (CLICCA QUI)
Ci dice il filosofo Agamben, che a ben vedere l’Unione Europea è solo un patto tra stati, e quando nel 2005 fu sottoposto a voto popolare il testo di una costituzione, fu rifiutato da Francia e Olanda.
Non sorprende, pertanto, che il cosiddetto parlamento europeo non sia, in verità, un parlamento, perché esso manca del potere di proporre leggi, che è interamente nelle mani della Commissione europea, e sulle quali il potere di intervento del Parlamento è pressoché nullo (CLICCA QUI). Dal punto di vista della sua pretesa costituzione, l’Unione europea non ha pertanto alcuna legittimità. È allora perfettamente comprensibile che una entità politica senza una costituzione legittima non possa esprimere una politica propria. L’Unione europea agisce oggi come una succursale della NATO (la quale NATO è a sua volta un accordo militare fra stati).
Solo un potere costituente potrebbe restituire legittimità e realtà alle istituzioni europee, che – se impostore è secondo i dizionari «chi impone ad altri di credere cose aliene dal vero e operare secondo quella credulità» – sono allo stato attuale nient’altro che un’impostura. Per dirla senza infingimenti né riserve: se vogliamo pensare veramente un’Europa politica, la prima cosa da fare è togliere di mezzo l’Unione europea –, o quanto meno, essere pronti per il momento in cui essa, come sembra ormai imminente, crollerà. Quindi necessità di nuove visioni e, nel frattempo, forse una giustificazione per gli astensionisti.
Infatti i singoli stati sono costretti, ad esempio, ad agire autonomamente, come bene hanno comunque fatto Spagna, Norvegia e Irlanda riguardo il sacrosanto riconoscimento dello Stato di Palestina. E’ impressionante vedere la mappa planetaria dove quasi tutto il Pianeta riconosce lo stato di Palestina, mentre a non farlo è rimasto il solito occidente, con le dovute eccezioni, come si diceva. Mentre scrivo, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja ordina a Israele di fermare l’offensiva militare a Rafah, un bel tentativo di risveglio dell’Umanità. Cito, per la cronaca, le parole del Professor Alessandro Orsini:” Lo storico verdetto è stato ottenuto grazie al Sudafrica, molto più coraggioso dei corrottissimi Stati dell’Unione Europea, la civiltà più sanguinaria e criminale del mondo, che ha fornito armi e copertura politica a Israele, uno Stato genocida”. A sentire queste pesantissime affermazioni, di anima se ne intravede ben poca.
Per ora l’Europa ha peso politico irrilevante, con qualche burocrate che fa affermazioni estemporanee che nessuno si fila. E se ricordiamo che il capo della Commissione, la Von Der Pfizer, è indagata dalla Procura di Liegi, ma anche sotto osservazione dalla Corte dei Conti Europea per i suoi maneggi poco chiari con il CEO di Pfizer Bourla, ecco che la distanza dal gigante burocratico e i cittadini aumenta e allontana il momento di una vera Costituzione, sicuramente auspicabile, e che farebbe fare all’istituzione il salto di qualità necessario. Ma è anche evidente che quel passaggio sarà reso possibile solo dopo che l’Europa avrà ritrovato la sua anima.
Come fare allora? Come conclusione di queste riflessioni, ho pensato di chiedere aiuto al famoso rasoio di Occam (o anche di Ockham,CLICCA QUI) , un modello mentale attribuito al frate francescano William di Ockham (1287 – 1349), considerato uno dei filosofi più influenti del XIV secolo. Il principio viene definito da William in questi termini: “Pluralitas non est ponenda sine necessitate” (Non considerare la pluralità se non è necessario) e “Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora” (E’ inutile fare con più ciò che può essere fatto con meno). Il frate voleva esprimere una critica nei confronti della teoria della conoscenza del suo tempo che vedeva un proliferare di nuovi approcci e spiegazioni filosofiche. Il rasoio di Occam viene anche definito “principio della parsimonia” e suggerisce che, a parità di tutte le altre condizioni, sia sempre da preferire la spiegazione più semplice di un fenomeno o la soluzione più immediata di un problema. Le soluzioni più semplici hanno anche il vantaggio di poter essere testate più facilmente ed essendo basate su poche assunzioni possono essere facilmente generalizzate cioè applicate per interpretare un più ampio ventaglio di fenomeni.
Per cui, se volessimo trarre le conseguenti implicazioni di quanto detto sopra, dovremmo puntare verso una direzione semplice e naturale, una rivoluzione copernicana del pensiero dominante, e ammettere, certo passo non facile e in totale controtendenza, che la vera anima europea la possiamo ritrovare nelle parole del nuovo Ministro della Difesa russo. E comunque se, come pensano in tanti, la vera posta alla radice della crisi ucraina era il tentativo di ottenere la dissoluzione della Russia, non sarebbe sbagliato ricordare i due tentativi falliti, con perdite, tentati dai due precedenti anticristi: sembrerebbe per ora di trovarci in perfetta linea con il famoso proverbio.
Per chi la pensasse come il Ministro Belousov, non sarà per niente facile trovare partiti che possano soddisfare tali aspettative, viste le palesi contraddizioni all’interno degli stessi e ancor più all’interno delle coalizioni, anche se volendo si possono intravedere segnali in tal senso in alcune formazioni: da qui la necessità di fondare un partito ad hoc che sparigli gli schemi precostituiti. Questo è quello che pensa la mia anima utopica e provocatoria, e non posso certo andarle contro.
Massimo Brundisini