Lo stucchevole “sport nazionale” dell’attacco alla burocrazia italiana s’accompagna, di frequente, a generiche e non documentate  aspettative alla “sburocratizzazione”, spesso lamentate giornalisticamente o da determinati settori della società per motivi contingenti.

Onde evitare che dopo aver tollerato qualche, millantato esperto in virologia o epidemiologia, si vada rafforzando altresì un comitato di neo-esperti  della cosa pubblica, mi pare il caso di chiarire “in primis” che i dirigenti pubblici sono semplicemente l’ultimo anello della catena esecutiva delle leggi e dei regolamenti attuativi, che vengono approvati dal legislatore nazionale, regionale ed europeo, mentre al Governo compete l’iniziativa legislativa e la decretazione d’urgenza o delegata dal Parlamento.

Ciò premesso, preciserei che il nostro sistema è complessivamente permeato da una profonda e diffusa “cultura burocratica”: basti pensare quanti paletti e vincoli si debbano impegnare a superare i cittadini che hanno chiesto il prestito della somma di euro 25.000, come deliberato dall’apparato bancario; oppure quanti certificati, moduli e tasse bisogna produrre per ottenere una qualsiasi licenza; e ancora alle lungaggini e complicazioni facenti parte del procedimento per la concessione della cittadinanza italiana. Del resto, il settore assicurativo non è da meno: l’esperienza personale, molto recente, mi rende testimone di un lasso di tempo di dieci mesi per la liquidazione di un danno ad un immobile, dovuto ad un evento naturale.

Sta di fatto che la burocrazia domina su tutti gli altri problemi della quotidiana esistenza, come fattore di malessere sociale, intoppo allo sviluppo economico e agli investimenti dall’estero, e causa di un’immagine negativa del ns. Paese, sorta di anomalia congenita e costante del sistema, che non è voluta nè accettata da alcuno. Purtuttavia, ognuno ne è, in qualche modo, corresponsabile e compartecipe al momento in cui ci si rivolge all’amico o al politico di turno per aggirare “l’ostacolo” burocratico: dai partiti ai sindacati, dalle regioni ai comuni passando per le (sopravvissute) province, dalle categorie produttive alla dirigenza bancaria e assicurativa. L’immagine descrittiva, emblematicamente, è quella dell’animale che si morde la coda!

Mentre ci stiamo attrezzando alle risorse economiche necessarie e alle dotazioni innovative e tecnologiche per il rilancio sistemico, la prima domanda da porsi è se i soggetti attori, pubblici e privati, protagonisti o meno, si siano ri-educati nel periodo di “sospensione” al superamento del proprio comportamento burocratico, oppure se non sia indispensabile ed urgente programmare operativamente dei corsi di formazione e aggiornamento, ai vari livelli decisionali o impiegatizi, per un atteggiamento mentale, culturale e comportamentale anti-burocratico, in grado di richiamarsi a quel senso di servizio esclusivo per lo Stato che ispirò tutta la vita lavorativa ed il pensiero di personalità come Menichella, Mattei, Falcone, Borsellino ecc.

Altra proposta di svecchiamento e snellimento dei gangli amministrativi delle PP. AA. che può essere un valido contributo è una riforma in termini di semplificazione, abrogazione e unificazione delle innumerevoli leggi (a cominciare dai regi decreti e decreti luogotenenziali) che si sono accumulate nei decenni, attraverso la formulazione di una serie di Testi unici di riordino, a cui dovrebbero essere incaricati neolaureati in giurisprudenza con la specifica formazione del “drafting” (tecnico-legislativa), riducendo drasticamente il numero stratosferico di circa 160.000 leggi, cui si aggiungono quelle dell’ U. E. , che attanagliano il nostro ordinamento giuridico. Direi di muovere i primi passi dalla “giungla” di disposizioni in materia fiscale e tributaria, opera talmente improba a cui neanche un ministro competente come Tremonti (otto anni) nella storica sede di Quintino Sella!) riuscì a delineare una riforma; poi una revisione del diritto di famiglia e delle adozioni e affidi dei minori. Quindi, il c. d. Codice degli appalti, al quale il Governo “pro tempore” sta dedicando la propria attenzione per contemperare al meglio le esigenze di trasparenza del procedimento anti-corruzione con quelle dell’abbreviazione dei termini procedurali.

Siffatta riforma di sistema è urgente perchè andrebbe ad innestarsi in una fase di “rinnovamento coatto” a causa/grazie alla pandemia tuttora in corso, la quale ci è costata quasi il 10% del PIL, costringendo a lavorare da remoto milioni di dipendenti pubblici e privati, politici e sindacalisti di vario ordine e grado, piccoli e medi imprenditori, il mondo scolastico e culturale (convegni e conferenze online).

Dunque, il progetto anti-burocrazia va diretto e coordinato con adeguata competenza, serietà e lungimiranza, ora o (forse) mai più! E gli obiettivi perseguibili concretamente potrebbero essere i seguenti:

a) il miglioramento della funzionalità degli uffici pubblici, annoso problema da debellare piuttosto a livello regionale o comunale, che statale;

b) la drastica diminuzione degli infortuni sul lavoro, grave piaga denunziata con garbo dal Presidente Mattarella;

c) l’efficientamento dei rapporti di collaborazione e comunicazione istituzionale tra gli organi dello Stato, delle Regioni e delle amministrazioni territoriali ;

d) un contributo significativo alla riforma della sanità di base e sue connessioni con la ricerca scientifica;

e) monitoraggio costante e collegamento in rete degli organi tecnico-amministrativi per la salvaguardia del territorio, dell’ambiente e del mare, come sistema idrogeologico “ad unum”, in modo da raffarzarne la resilienza;

f) ottimizzare la trasparenza amministrativa all’interno del procedimento, coniugando le esigenze di controllo e prevenzione del fenomeno corruttivo con quelle della velocizzazione e dello snellimento;

g) contribuire al progetto di contenimento e lotta contro i fenomeni di evasione, elusione fiscali, della violazione delle regole della concorrenza ed in materia di contraffazione alimentare.

Quanto, infine, al tema più generale della riforma della burocrazia (inclusa la figura di “esperto” di cui la disciplina è molto scarna), come disciplinata dalle leggi Bassanini e Brunetta, fondate sul principio astratto della separazione tra potere politico e gestione amministrativa, ancora alla ricerca di una migliore attuazione, rimanderei per adeguati approfondimenti, anche di rilievo costituzionale, ad un prossimo, mio intervento.

Michele Marino

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