Se il gatto e la volpe della favola di Collodi vivessero oggi sarebbero certamente attivi sui social e sui media e non è detto che potrebbero facilmente trovare il Pinocchio di turno per convincerlo a seminare gli zecchini nel campo dei miracoli, assicurandolo che sarebbe spuntato l’albero delle monete d’oro.
Abituati ormai a tutto, non sorprende la proposta di “cancellare” parte del debito pubblico italiano così grossolanamente semplificata dai titoli dei giornali o dalle strampalate sintesi dei tweet.
Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, e quindi non uno qualsiasi, ha espresso una opinione nel dibattito sulla drammatica emergenza economica e finanziaria che attraversiamo: tutti i Paesi non esitano a fare debito per affrontare la crisi pandemica in corso e sarà necessario trovare il modo di affrontare tali passività per non sottostare al “patto di stabilità” europeo, per ora sospeso ma che prima o poi sarà riadottato. In caso contrario scatterebbero le penalizzanti misure di austerità. Potrebbe quindi rendersi necessario non contare i nuovi debiti “Covid – 19” nel computo debito-PIL.
E’ ragionevole che un personaggio autorevolissimo non sia andato oltre questa legittima preoccupazione che, tradotta nel linguaggio grossolano della cronaca politica, è invece diventata una proposta di cancellare parte del debito pubblico.
Non occorre certo conoscere la contabilità dello Stato per capire che ad ogni debito corrisponde un credito. Lo sa anche il salumiere sotto casa.
Il debito pubblico è rappresentato in larga parte da titoli acquistati da banche, fondi e famiglie che pertanto sono i creditori. Quello italiano per due terzi è in mano a residenti. E’ immaginabile che un bel giorno lo Stato decida di cancellare in parte il suo debito e non restituire più il danaro ricevuto? No di certo, perché la parte rimanente perderebbe immediatamente valore e nessuno acquisterebbe più titoli di Stato sapendo che non verranno rimborsati o che perderebbero valore.
Questo vale anche per i titoli detenuti dai non residenti ed in particolare, data la enorme quantità posseduta, dalla Banca Centrale Europea che ci aiuta ormai da qualche anno acquistando proprio i nostri titoli.
Chiedere alla BCE, come ai portatori esteri, di cancellare in parte il debito è impossibile perché lo vietano i Trattati e lo stesso statuto della banca. Chiedere di cambiare i Trattati e lo statuto come qualche facilone in mala fede sostiene è come chiedere la fine dell’euro in quanto verrebbe meno l’unico strumento che esiste per dare stabilità alla moneta. E la spiegazione è semplice: la Banca Centrale non è nata per comperare i titoli degli Stati alla bisogna, ma piuttosto per acquistare titoli immettendo danaro in circolazione quando l’inflazione è bassa e per vendere titoli riducendo la massa di danaro in circolazione quando l’inflazione è alta.
Senza questo strumento ogni Stato dovrebbe risolvere da solo i problemi a scapito della propria moneta. Per non dire che saremmo esposti a tutti i venti e a tutte le tempeste monetarie rispetto alla quali la grande crisi del 2008 che ha fatto morti e feriti si può considerare solo un breve temporale estivo. E per non dire di come reagirebbero i mercati che nel giro di poche ore ridurrebbero la moneta nazionale a spazzatura.
Per affrontare il surplus del debito creato dalla pandemia non resta quindi che concordare di non contarlo per convenzione per un tempo lungo ai fini del rapporto debito/PIL pur remunerandolo con gli interessi e rinnovandolo a scadenza.
E che fare dell’altro debito, quello che avevamo accumulato prima del Covid – 19 e quello si che pesa come un macigno sulla nostra economia? E’ necessario programmare nel tempo la sua riduzione, come pure erano riusciti a fare alcuni passati governi italiani. E come si programma la riduzione? Crescendo, perché se il tasso di crescita di un Paese è superiore al tasso di interesse sul debito, questo decresce. Ma per crescere è necessario ridurre alcune rigidità, aumentare la produttività che oggi è inferiore a quella di venticinque anni fa, fare riforme effettive e disporre di una classe politica capace.
Ecco, senza una classe politica capace si potrà non tenere conto del debito da Covid – 19 nel futuro nuovo patto di stabilità europeo, si potrà anche trovare il campo dei miracoli di Pinocchio evocato dai gonzi, ma la nostra sorte sarebbe sin da ora segnata.
Guido Puccio