Le elezioni statunitensi si sono fatte in clima acceso, con alcuni colpi di scena, con sondaggi
inverosimili che fanno perdere credibilità agli stessi, parlando di tutto: economia, musica,
coronavirus, di qualsiasi cosa, ma non della questione centrale e cioè della sconfitta politica
dell’America.

Gli Stati Uniti si ritirano da varie parti del mondo non perché hanno scelto l’isolazionismo, ma
perché hanno constatato, dopo più di 70 anni di guerre, la sconfitta del loro disegno di imporre agli
altri paesi la loro egemonia economica, politica e militare e trattano con i loro principali concorrenti
per venir via senza danni. La ritirata ormai per loro è un’arte.

E’ stato scritto che la partecipazione al voto è stata alta, ha superato il 67%. Si è detto che milioni di
americani hanno votato per posta, parrebbe che abbiano votato anche i morti ( il sistema elettorale
americano non è in grado di certificare con sicurezza il voto), ecc., si è taciuto sulle generazioni che
hanno perso il lavoro a causa della globalizzazione, costoro oltre a perdere il lavoro, hanno perso
anche la casa ( ipotecate e svalutate al massimo) e a volte anche la famiglia. Per questi disperati era
quasi d’obbligo prima di essere buttati fuori casa, dare fuoco alla casa e cambiare città perché ormai
trovatisi barboni si vergognavano dei vicini.

Questa massa non è andata a votare né di persona, né per posta. Trump non ha preso i voti di questi, ha preso i voti di chi lavora soprattutto nell’industria e nell’agricoltura, i quali temono di fare la stessa fine dell’ordine dei disperati. Ecco perché qualche giornale ha scritto che i repubblicani sono diventati il partito dei lavoratori ( 71 milioni di voti), nel contempo si fa capire che la massa finanziaria rimane con i democratici.

Per spiegarsi meglio: chi costruisce un grattacielo in Usa lo fa perché gli uffici sono utilizzati dall’industria presente nel paese, con i relativi servizi. La succursale all’estero di questa industria poniamo automobilistica potrà poi esportare l’auto in Usa, ma il grattacielo costruito nel paese estero resterà in quel paese e quindi c’è un trasferimento di capitale e di posti di lavoro.

Il quadro sociale del paese è cambiato, il credito è in mano a pochi, mentre i ceti medi perdono potere e nell’Indiana, nel Michigan, nel New Messico il malcontento è molto alto. I ceti medi che stanno intorno al mondo operaio dei bianchi si sentono depredati di una ricchezza che prima avevano. Cos’è rimasto del sogno americano ? Nella manifestazione di Philadelphia, in molte città come nel Nevada e in tanti altri stati si sono visti presidi fatti dai sostenitori di Trump intorno ad importanti edifici pubblici, i manifestanti sono scesi in strada armati fino ai denti , ma nulla di grave è accaduto.

Con queste elezioni il paese non è più quello di prima, il paese è spaccato, alcuni stati non hanno ancora certificato la “ vittoria” di Biden, in alcuni stati come in California Trump ha conquistato un seggio ecc. In ogni modo, il Senato resta roccaforte dei repubblicani, non solo, alla Camera dei Rappresentanti i Democratici hanno una maggioranza risicata.

Restano le dichiarazioni molto aggressive di Biden fatte da nuovo presidente: riprendere il controllo
della globalizzazione nel mondo, in Europa, nell’OMS e avanzare minacce guerrafondaie, cioè farla
finita con Cuba, con Venezuela, ecc.

Tutte cose queste che lasciano grandi interrogativi anche tra i paesi europei, chi per una ragione, chi per un’altra. Anche per coloro che pensavano di fare in Europa quello che Washington fa con gli altri paesi, cioè imporre un dominio di un paese sugli altri. Chi non si accorge di cosa è successo sono soprattutto i nostri governanti che nella grande maggioranza vagheggiano come “pupi” per Biden.

Osvaldo Pesce

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