La finale di Coppa Italia di calcio è niziata con l’inno FRATELLI D’ITALIA ed è finita con due canzoni altrettanto “nazionali”, anche se a prima vista “locali”: O’ SOLE MIO e TORNA A SORRENTO. L’inno è stato cantato da un artista “black” (nel richiamo alla giusta verità che “blacklives matter”) e le due canzoni sono state cantate da milioni di napoletani e non, all’aperto e al chiuso.

Invece di essere interpretati come un doppio fenomeno commovente e gioioso (il cantante ha commesso un errore in quanto sinceramente commosso per l’onore datogli e i tifosi napoletani hanno semplicemente dato sfogo alla loro naturale gioia) questi due eventi sono stati criticati da molti “benpensanti” (che follia il comportamento dei tifosi napoletani!). Andavano invece interpretati come una positiva unione tra l’importanza della comunità nazionale e l’importanza della comunità locale: due “amori-valori” che vanno coltivati e rispettati nell’interesse di tutti.

Il tifo è sempre un fenomeno criticabile e pericoloso? Può darsi, ma siamo pur sempre esseri umani… Come si poteva pretendere che mercoledì sera a Napoli fosse funzionante il “lock-down”? La dura polemica tra Salvini e De Luca si poteva evitare con un intelligente “fair-play” da parte del primo, che ha così perso un’ottima occasione per diventare più popolare al Sud, dopo gli anatemi suoi e di Bossi contro il Mezzogiorno nel lungo periodo della Lega desiderosa di secessione padana.

Si dice che la più efficace vendetta sia il perdono, ma in questo caso si tratta di rispettare due fondamentali “amori-valori” di cui il Bel Paese – e qualunque altro Paese – ha un grande bisogno: l’unione intelligente e sincera tra comunità nazionale e comunità locale, in un reciproco scambio più dei pregi che non dei difetti delle tante “località” di una Nazione. E nella convinzione che se l’Italia ancora “regge”, nonostante i tanti errori più di Roma che non delle provincie, lo si deve alle eccellenze locali al Nord, al Centro e al Sud. Quindi basta con l’insultarci a vicenda, comportamento che ci divide anziché unirci e che ci rende più deboli!

Pertanto la commozione e la gioia viste mercoledì sera devono essere interpretate come un fenomeno positivo, con quel “fair play” che conviene sempre, perché ci rende più tolleranti e rispettosi delle tante “radici” che ci caratterizzano nelle diverse comunità, “ut unum sin!”. È utopia? No, perché è utopia pensare che l’Italia possa riprendere la via dello sviluppo civile ed economico in una società che si guarda con ostilità reciproche.

Giovanni Palladino

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