La nascita di Insieme continua a richiamare valutazioni di ogni genere, dentro e fuori il mondo cattolico interessato alla politica.

Commenti intelligenti sono inframmezzati da altri d’altro genere che lasciano davvero perplessi. Soprattutto quelli che portano a riflettere sulla grande confusione fatta tra il piano religioso e quello politico. E’ un tema su cui insistiamo da tempo perché mancano le idee chiare e distinte su ciò che significa impostare laicamente un’iniziativa politica motivata da un’ispirazione cristiana, ma senza che per questo essa sia originata o riferita agli “interessi” della Chiesa e dei cattolici, invece che a quelli di tutti gli italiani.

Richiamarsi ad un “pensiero forte” è cosa che forse sfugge a chi ha ben altri tipi di pensieri che, magari, viaggiano più terra terra perché riguardano antiche alleanze, adagiamento intellettivo su vecchie abitudini e consolidate relazioni; oppure, sono originati dalla ricerca facile di applausi o dall’altrettanto spasmodica ricerca di ospitalità su giornali espressione di mondi ben precisi che si cerca di compiacere perché c’è pur sempre da considerare il “tengo famiglia”.

Poi, ci s’imbatte in chi pensieri non ne ha, magari, affatto: le sue preoccupazioni sono quelle di non perdere rendite di posizioni assicurate solo per il fatto che, in qualche, modo copre la rappresentanza del cosiddetto “mondo cattolico”. E’ questo un particolare tipo di “prezzemolo” politico, una specie di spezia che guarnisce, come accade nel caso di molti piatti sfornati in cucina, anche partiti e partitini. Come diceva Giolitti di un mezzo sigaro toscano o di un titolo di cavaliere, un cattolico non si nega a nessuno. Così, ditemi voi qual è il partito che non ne abbia uno da esibire, salvo poi non farlo contare affatto.

Qualcuno come Alberto Melloni, cui ha adeguatamente risposto Domenico Galbiati ( CLICCA QUI ), chiede cosa esista a fare Insieme a fronte della presenza  e dell’azione pastorale di Papa Francesco. E’ un po’ come se tornassimo alle famose “divisioni del Papa”, su cui ironizzava Iosif Vissarionovič Džugašvili, conosciuto dai più come Stalin, o alla polemica proveniente da destra o da sinistra nei confronti di De Gasperi perché considerato “emanazione” del Vaticano.  Le calde lacrime versate, invece, dallo statista trentino a causa delle reprimende papali subite o per il muto ostracismo  vaticano stavano a dimostrare l’esistenza dei due piani di cui sopra. Validi allora, così come oggi.

Spesso, un inconscio “integralismo” concettuale di sinistra fa il paio con quello di chi si schiera a destra e finisce per mischiare la politica con la disaffezione nei confronti della grande carica propulsiva di Francesco che parla di scarti, di ultimi, di una Chiesa in uscita e ripropone il grande tema delle disuguaglianze e delle povertà.

Un altro punto su cui qualcuno continua a discettare è quello sulla supposta intenzione di ridare vita alla Democrazia cristiana. Chiacchiere da Bar sport destinate a spegnersi alle 18:00 quando i bar, da oggi, saranno costretti ad abbassare le serrande. Nessuno di noi pensa a rifondare la Dc. Non certamente perché ci adeguiamo ad una valutazione solo negativa su un’esperienza storica che ha avuto grandissimi meriti, ma solo perché siamo consapevoli che è cambiato tutto: il Paese, la società, la politica italiana, il quadro internazionale.

Non a caso noi diciamo di dare vita a un “nuovo” soggetto politico deciso a porre sul tavolo la questione della “trasformazione”. Siamo consapevoli che questo processo debba partire dal cervello, magari sollecitato ad andare oltre commenti stantii e stereotipati che, in alcuni casi, sembrano più dettati dal non volere scomodare i componenti delle case altrui in cui si alberga, o in cui si aspira ad albergare meglio,  piuttosto che da un’analisi seria basata sul riconoscimento delle cose. 

Su questi temi è intervenuto su Il Domani d’Italia Giuseppe Ignesti, fortemente coinvolto nel processo avviato da Insieme, a seguito del commento di Pierluigi Moriconi ( CLICCA QUI )che, messosi nella scia di Melloni, appare uno dei coltivatori della confusione dei due piani di cui sopra. Ignesti ha avuto al riguardo un botta e risposta con  Pieluigi Scapicchio che riportiamo integralmente, a seguire.

G.I.

 

Leggo e rileggo con la dovuta attenzione quel che Pierluigi Moriconi ha scritto ieri sul Domani d’Italia a proposito della nascita del nostro partito politico “Insieme”. E ancora una volta resto preoccupato  perché sul tema fondamentale dello spirito che ci muove nel porre in essere la nostra iniziativa anche in quest’ultimo intervento permane un’incomprensione di fondo. È così difficile comprendere che, come ci insegnava padre Lyonnet, il grande maestro del Biblico, “più uomo uguale a più cristiano” come quest’ultimo eguale a più uomo? Cioè che la pienezza dell’essere cristiano significa realizzare nella vita la vera e profonda umanità di ogni creatura figlia del Padre?

Ancora non abbiamo afferrato il significato della aconfessionalità sturziana, cioè della sua laicità? Non abbiamo ancora compreso l’indissolubilità nella persona della sua divinità e della sua umanità? Non si tratta dunque per noi di aver dato vita a “un partito dei cattolici” ma a un partito che si ispira al messaggio del cristianesimo quale è da noi vissuto nella nostra epoca e nella nostra cultura. È ben noto a tutti ormai, “lippis et tonsoribus”, che la libertà e la democrazia quali intese e vissute oggidì nella nostra società moderna sono frutto della seminagione del cristianesimo nella nostra storia. E l’impegno della nostra presenza quale partito ad esso ispirato, partito che vuole essere al centro quale moderatore della nostra vita politica risponde proprio all’esigenza di introdurre elementi di attenuazione dei forti contrasti che l’attuale bipolarismo conflittuale non solo non riesce a sopire ma alimenta nella nostra vita politica?

E quale contributo migliore di questo possiamo e dobbiamo recare alla nostra assurda e bloccata vita politica, che appare fondata sull’idea schmittiana del contrasto “amico-nemico”? Non quindi un partito “divisivo”, ma un partito che non perde di vista il bene comune, ma che punta a regolare i  contrasti ispirandosi alla fraternité. Non è questo di una radicalizzazione dei contrasti sociali il pericolo maggiore che corre oggi la nostra comunità a causa della grave crisi sociale ed economica alimentata dalla Pandemia? A questo primario scopo noi abbiamo dato vita a “Insieme”, come le carte fondative testimoniano. Questo è il nostro “seme” cioè, come lei ci ricorda con le parole di papa Francesco, è questo in politica “il martirio quotidiano di cercare il bene comune senza lasciarci corrompere”. Mentre questo meraviglioso Pietro che la divina Provvidenza del Padre ci ha oggi donato compie coraggiose vie per rinnovare la vita della Chiesa, noi nel nostro piccolo cerchiamo di dare risposte nello stesso senso alla vita politica italiana ed europea, secondo l’imperativo che come credenti laici alla nostra coscienza richiede. Tra l’attuale compito di Pietro e il nostro v’è certo distinzione, ma piena assonanza. Dov’è il contrasto?

Giuseppe Ignesti

CARO GIUSEPPE, NON ESISTONO “VALORI ETERNI” IN POLITICA

Pierluigi Scapicchio

Giuseppe come si fa a non volerti bene? Se le tue belle ed ispirate parole fossero un manifesto politico otterrebbero, ahimè, un pugno di voti. Siamo a zero, come suppone l’amico Alessandro Comola, perché non capiremo mai (innamorati dell’idea platonica “cattolicità”, con tutti i suoi rimandi storici che fra poco arriveranno ai Guelfi e ai Ghibellini) che l’Italia non cattolica e gran parte di quella cattolica è cambiata in modo radicale sui temi sociali e politici.

Ad esempio. Noi discettiamo santamente (?) di famiglia e il Papa ci travolge con un’idea dirompente di famiglia della quale nessuno di noi vuol tener conto (orrore! Libera nos Domine! ) ma l’elettorato si. Da Partito dei vescovi rischiamo di diventare il partito dei “vescovi Lefebvre”.

Tutto ciò che odora del vecchio incenso è finito. Non può rinascere dalle sue ceneri come un animale mitologico. I “valori eterni” non possono far nascere nel 2020 e seguenti, nessun movimento politico o partito che sia con propositi elettorali. Che malattia infame, quando è una malattia, la nostalgia! La Rete Bianca ha un patrimonio di pensiero politico che vogliamo a tutti i costi attribuire a un fondamento storico specifico o a un’ispirazione religiosa. Legittimissimo, continuiamo pure così. Ma finiamola di aspirare, con questa convinzione, ad un reingresso trionfale nella politica italiana del terzo decennio del XXI secolo.

NON HO MAI PARLATO DI REINGRESSO TRIONFALE NELLO SCENARIO POLITICO ATTUALE

Giuseppe Ignesti

Evidentemente non mi sono spiegato bene. O, meglio, perdona la mia presunzione. Scusami, Pierluigi, ti prego. Nella risposta che in queste pagine l’altro giorno ho scritto a Marco Follini ho scritto chiaramente che non credo in un nostro “reingresso trionfale nella politica italiana del terzo decennio del XXI secolo”. Cioè ho scritto chiaramente che personalmente miro solo a poter godere di un “piccolo spazio”, per un partito politico che svolga un’azione di centro moderatrice contro il cosiddetto attuale sistema dell’alternanza, alternanza che tale non è e che oggi svolge solo una confusa azione dannosa a quel poco di vita democratica ancora praticato in Italia. E, concordando con le riflessioni svolte da Follini, anch’io ho espresso il parere che occorra soprattutto concentrare i nostri sforzi nell’attività di formazione politica di quei giovani nostri amici che ci è dato di avvicinare e in quella di una rilettura storica della vita politica degli ultimi decenni per meglio comprendere il momento storico che stiamo vivendo e la prospettiva verso la quale desideriamo che si possa indirizzare la vita della nostra comunità.

Questi due obiettivi fondamentali debbono, a mio parere, accompagnare la vita del nostro partito se vogliamo che metta radici. Radici di nuove e giovani volontà e radici di cultura storica sulla vicenda che ci ha preceduto. Come, quando, quale spazio, quali frutti? Tutto è nelle mani della nostra volontà e in quelle del Padre che è nei cieli. Non mi pongo onestamente altri problemi. È già tanto nelle attuali condizioni porsi un tale programma di lavoro. La posta in gioco è alta. È doveroso tentare, comunque per lasciare un segno del nostro passaggio.

About Author