Non ha torto Calenda quando propone che tutti i leader dei partiti rappresentati in Parlamento concordino – o forse meglio convengano, sia pure ognuno per conto suo – che nessuno di loro si candidi all’elezione del Parlamento Europeo.
La Meloni ha ventilato la sua possibile candidatura, per un verso facendola balenare come una minaccia nei confronti degli altri leader dell’ opposizione e non meno della sua stessa maggioranza, per altro verso sottraendosi, con questo gioco d’ anticipo, al rischio, ad un certo punto, di dover accettare o meglio subire, obtorto collo, un “match” elettorale obbligato e pericoloso.
Con una mossa astuta ha preso in mano il gioco ed ha passato il classico cerino accesso, anzitutto nelle mani del più furbo, quel buon’ uomo di Salvini che, per non bruciarsi le dita, non ha potuto far altro che soffiarci sopra e spegnerlo, annunciando di sottrarsi alla partita. E, per giunta, pare rinculando anche sulla candidatura in Sardegna.
Il Capitano con la Meloni non ne spunta una e di questo passo, con un simile alleato ed un’opposizione in mano alla Schlein ed a Conte, la signora di Palazzo Chigi – onore al merito – gioca a porta vuota e va in gol quando vuole.
Insomma, Giorgia Meloni è stata abile ed ha trasformato quello che avrebbe potuto diventare un passaggio potenzialmente irto di difficoltà per la sua leadership, in una spada di Damocle che pende sul capo degli altri. Pare che, a questo punto, inizi, fin d’ ora, un percorso di posizionamento destinato a coinvolgere tutti i capi-partito, il quale finirà per assomigliare al “gioco del quindici”, dove se sposti una sola tessera, cambia la configurazione dell’ intero sistema.
Chi fosse malizioso potrebbe pensare che Calenda con la sua uscita di oggi abbia voluto sminare il campo per tutti e fors’anche per sé, prima di posare il piede sull’ innesco di una bomba. Senonché la proposta e la motivazione che la accompagna sembra essere ragionevole e sensata.
L’ elezione del Parlamento Europeo – in questo momento, in modo del tutto particolare – è troppo importante perché sia trasformata in una corrida o meglio in un “ring” che sia funzionale non ad una strategia per l’ Unione, ma alle dinamiche interne del nostro Paese, oberato da un sistema politico perennemente alla ricerca di una resa dei conti di tutti contro tutti.