Ci dispiace disattendere l’invito di Draghi di non andare a vedere cosa si è dichiarato a suo tempo su Putin. Ovviamente, il suo è un lodevole  tentativo di creare quell’unità che ogni paese deve trovare in situazioni tanto drammatiche come quella che viviamo, noi e il mondo intero.

Ma c’è qualcosa che veramente scuote e fa arrabbiare. Vedere come gli amici italiani di Putin, ma è un po’ così in tanti altri paesi, gli opportunisti non conoscono frontiere, corrono a fare gli ucraini più degli ucraini. E lo fanno con la stessa disinvoltura con cui indossavano, prima, le magliette con la faccia del Presidente russo. E provano a farlo davvero sfidando la nostra intelligenza, per quanto essa sia modesta.

Salvini è giunto addirittura a vagheggiare una marcia della pace da organizzare e da condurre verso l’Ucraina. Lungo la strada, guarda caso, imbarcherebbe i suoi alleati ungheresi e polacchi. Quelli che solo ora scoprono cosa vuol dire la solidarietà europea e un’autentica lealtà.

E’ evidente come il capo della Lega e Giorgia Meloni corrano ora ad ingraziarsi gli Stati Uniti ed altri da cui, magari, attendono un’autorevole, paterna assoluzione.

Guai a non credere nel ravvedimento o nelle cadute da cavallo sulla via di Damasco. Ma guai anche a provare a far finta di non sapere che una conversione dev’essere sincera e credibile. Come nel caso di san Paolo, dovrebbe essere seguita da un chiaro e netto riconoscimento del precedente errare.

A Roma, in queste ore, circola la voce che qualcuno in Russia, abbastanza inviperito per il “voltafaccia” di Salvini, stia per far circolare taluni documenti che riguardano i rapporti intercorsi per anni tra i leghisti e Mosca. E allora perché, dopo essersi “rialzato”, non è per primo Salvini a raccontare come stavano davvero le cose tra lui e quel Putin che oggi non gli fa più comodo sostenere?  Così, si potrebbe pure provare a prendere per seria la sua conversione e non far pensare che si tratti solo di una corsa a lavarsi la coscienza come stanno facendo in tanti, per primi quelli della destra, in tutto il mondo

 

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