La Costituzione siamo noi: una frase scontata, al limite della banalità. Tuttavia quando qualcosa è dato “troppo” per scontato, spesso finisce nell’oblio. Così, piano piano, tanto scontato non lo è più. Gli italiani, o per lo meno la stragrande maggioranza, sono pronti a riconoscere che la Costituzione siamo noi, ma i loro comportamenti spesso non si riconoscono nella Costituzione. Fortunatamente c’è la quotidiana azione illuminata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che più di tutti, sopra tutti e meglio di tutti interpreta l’intima essenza tra popolo italiano e Costituzione. A ricordarci che la Costituzione siamo noi è arrivato il libro fresco di stampa “Viva la Costituzione” di Andrea Franzoso, edito da DeAgostini. Un titolo con doppia valenza: come esclamazione di giubilo nel senso di evviva la Costituzione, ma anche come terza persona presente del verbo essere, per dire che è qualcosa che vive.

Evviva la Costituzione, dunque: i motivi per gioire sono tantissimi e il popolo italiano può considerarsi fortunato ad avere una Costituzione così illuminata nel definire diritti e doveri dei cittadini, che ci consente di aver ben poco da invidiare agli altri. Una fortuna se si pensa a quante persone, ancor oggi, sacrificano la loro vita, patiscono immani sofferenze, scendono in piazza a migliaia per avere questo “pezzo di carta”. Sono cronache quotidiane che arrivano da Minsk e Hong Kong passando per la Russia, la Turchia e i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Solo per citare i casi che sentiamo più vicini.

Il coraggio, la passione e la determinazione di queste persone ci ricordano che la Costituzione è qualcosa che vive, non è mai una conquista definitiva, va nutrita ogni giorno. Spesso, troppo spesso, la Costituzione è usata come un sopramobile che viene accuratamente lustrato per brillare ma altrettanto accuratamente viene lasciato chiuso nella vetrina.

La Costituzione siamo noi è l’anima del libro di Franzoso che nel sottotiolo riporta: “Le parole e i protagonisti: perché i nostri valori non rimangano solo sulla Carta”. Il primo grande merito dell’autore, ben noto alle cronache con “Il disobbediente”, è quello di aiutare a scoprire (per i giovani che ancora non la conoscono) e a riscoprire (per quanti già la conoscono) la carta d’identità del popolo italiano in maniera chiara, semplice, senza alcuna retorica. Più si va avanti nella lettura, più ci si sente coinvolti. E’ una vera e propria lezione maièutica, quel metodo tanto caro a Socrate che consisteva nell’esercizio del dialogo, ossia in domande e risposte tali da spingere l’interlocutore a ricercare dentro di sé la verità, determinandola in maniera il più possibile autonoma. Leggendo il libro si ha come l’impressione di avere davanti Andrea Franzoso che veste i panni del grande filosofo greco che parlava ai giovani raccolti nell’agorà. E discute di memoria, democrazia, Repubblica e Costituzione, lavoro, diritti, solidarietà, uguaglianza, minoranze, confessioni religiose, cultura e paesaggio, straniero, pace, Tricolore, libertà, famiglia, scuola, salute e Resistenza. Ogni tanto passa di lì qualcuno e lo invita a fermarsi per raccontare qualcosa della propria vita: esperienze professionali che diventano testimonianze di fedeltà alla Costituzione. Ed ecco le voci di Anna Maria Ajello, Matteo Bussola, Ilaria Capua, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Giuseppe De Giorgio, Milena Gabanelli, Filippo Grandi, Chiara Mariotti, Tomaso Montanari, Francesco Occhetta, Alberto Pellai, Nancy Porsia, don Gino Riboldi, Sergio Rizzo e Barbara Tamborini. Il finale è un “discorsetto” sul bene comune fatto da Salvatore Settis che firma la postfazione, mentre la prefazione è affidata a Gian Antonella Stella per dire che cosa deve essere, ma soprattutto, che cosa non deve essere l’insegnamento dell’educazione civica.

Quell’educazione civica che prima di tutto si impara a casa, in famiglia: questo è l’unico ammonimento che arriva da Franzoso, quando nella dedica scrive: “Ai miei primi ‘insegnanti’ di educazione civica: mamma e papà”. Poi fa sapere di aver scritto questo libro per “spiegarla a quanti l’hanno sentita nominare solo in occasione di qualche anniversario e festa nazionale”.

Il libro, pertanto, è rivolto ai genitori che hanno in mano una guida preziosa per trasmettere ai figli i “fondamentali” per essere autentici cittadini: solo mettendo in pratica i doveri sanciti dalla Carta, solo facendo rispettare i diritti riconosciuti dalla Carta, solo perseguendo le finalità che la Carta indica si diventa persone libere, si costruiscono relazioni sociali fondate sul rispetto e la dignità di ciascuno, si costruisce quella “città dell’uomo a misura di uomo” profetizzata da Giuseppe Lazzati. Sarebbe bello, inoltre, che tante mamme e papà leggessero queste pagine e riflettessero su questi temi insieme ai figli in modo che l’educazione civica non sia qualcosa da insegnare, ma un dono che si trasmette spontaneamente. Senza dubbio quei figli riceveranno l’eredità più importante e duratura che i genitori possano dare. E’ un libro rivolto anche agli insegnanti considerato che l’educazione civica (o come si chiamerà) tornerà a essere materia di insegnamento. Saranno fortunati quegli studenti che potranno avere tra le mani questo libro: scoprire e conoscere la Costituzione sarà un vero piacere e impareranno ad amarla. Solo così l’educazione civica non diventerà quell’ora noiosa, stanca e spesso inutile come lo fu per decenni l’ora di religione. Scrive l’autore nella nota introduttiva: “L’educazione civica di cui abbiamo bisogno non è quella di chi conosce il numero di deputati e senatori, ma di chi coglie il significato di valori e diritti, ne comprende il senso, si indigna di fronte a un’ingiustizia e si batte in difesa del bene comune”.

Allora questo breviario laico di Andrea Franzoso è una bussola preziosa per dare un senso, prendendo spunto da Vasco Rossi, alla nostra convivenza civile che spesso un senso non ce l’ha.

Luigi Ingegneri

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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