Pubblichiamo l’intervento dell’on. Vitaliano Gemelli svolto  alla Prima  Conferenza sull’Educazione Permanente svolta presso la sede del CNEL per Italia Educativa

 Svolgerò un intervento trattando alcuni punti che ritengo significativi, senza approfondirli, per comporre un quadro di riferimento per la tesi che intendo sostenere.

  • Situazione sociale ed economica attuale;
  • Globalizzazione;
  • La crisi del Multilateralismo;
  • La dimensione sociale e il Metaverso;
  • Il Transumanesimo e il Postumanesimo;
  • La velocità evolutiva;
  • La recessione democratica;
  • L’informazione e le Fake News;
  • La dinamica umana e personale della cultura e la sua diffusione;
  • L’Educazione Permanente.

Situazione sociale ed economica attuale

Io penso che la crisi attuale parta da lontano e mi lascio guidare, in qualche misura, da Francis Fukuyama, che, soprattutto in tre sue opere (The End of History and the last man 1992, The Great Disruption 1999, Our Posthuman Future 2002), traccia un percorso della società attuale in una chiave laica e con un approccio sociologico-economico, prescindendo dal ruolo delle religioni e soprattutto delle culture.

La caduta del Muro di Berlino ispira Fukuyama a scrivere il primo libro, affidando alla teoria liberale il governo del futuro del mondo, come unica teoria, che è riuscita a sopravvivere a tutte le altre.

Se ritengo valida l’intuizione di Fukuyama, non ne condivido i percorsi e tento di proporre una lettura e una prospettiva diversa.

Globalizzazione

Dopo la caduta del Muro di Berlino  si afferma la globalizzazione, affidando al libero mercato il ruolo di regolatore dei processi di distribuzione della ricchezza (questo sarebbe stato possibile se le condizioni di partenza fossero state uguali per tutti gli Stati e soprattutto per tutte le popolazioni); quando sono arrivato in PE  e mi è stata affidata la relazione strategica decennale per eradicare la povertà, nel mondo vi era un miliardo e novecento milioni di poveri; oggi solo un miliardo, ma tale risultato era stato possibile perché ancora la politica del WTO non aveva sviluppato i suoi effetti).

Quindi la globalizzazione e conseguentemente il WTO, non fissando regole, hanno consentito che la regola di mercato prevalente fosse la forza finanziaria, determinando in trent’anni l’accaparramento finanziario da parte di pochi e lo schiacciamento in basso di tutte le classi sociali, azzerando di fatto le classi intermedie.

Il vantaggio supposto della libera concorrenza sarebbe dovuto essere la diminuzione dei prezzi dei prodotti per il consumatore, ma anche tale vantaggio, ripeto supposto, non si è verificato perché gli accorpamenti, le fusioni, le acquisizioni di società economiche e finanziarie ha creato dei giganteschi oligopoli, che determinano i prezzi di ogni prodotto o servizio (basti ascoltare le proposte che i call-center fanno quotidianamente quando propongono una compagnia telefonica o di gas o  elettrica e verificare che le formali differenze sono solo lessicali e riguardano la presentazione del prodotto).

A trent’anni dalla globalizzazione e dalla costituzione del WTO dobbiamo registrare il fallimento della politica attuata dall’Occidente, dal momento che alla guerra fredda del secolo scorso si è sostituita una guerra commerciale pericolosissima, perché avviene tra pochi competitori, alcuni dei quali non fanno mistero di ricorrere alle armi degli eserciti o delle polizie (vedi Putin oppure la Cina con Hong Kong e speriamo mai con Taiwan); senza soffermarci sulle guerre commerciali sulle fonti energetiche, alimentari o delle “terre rare”.

La crisi del multilateralismo

In agenda vi è la riforma del WTO, sarebbe necessario che gli Stati, vista la situazione attuale e preso atto della costituzione del Quad e dell’AUKUs, della situazione in Ucraina, in Africa e in Medio Oriente, proponessero una riforma che, pur non limitando l’arricchimento, proceda alla salvaguardia dei ceti popolari, all’affermazione di una vera libera concorrenza a parità di condizioni di offerta, al divieto di controllo degli organi di informazione da parte di gruppi finanziari dedicati ad attività industriali o commerciali, alla salvaguardia delle culture dei popoli.

Fin qui alcuni aspetti della situazione socio-economica, che indicano l’affievolimento della condizione sociale e l’esaltazione della condizione individuale con l’affermazione dell’egoismo come principio da perseguire superando anche aspetti etici.

Sarebbe necessaria la ripresa del multilateralismo e la rivalorizzazione dei Trattati tra gli Stati (Mercosur, Nafta, Asean, Ecowas, UA, ecc.), anche attraverso il rilancio delle sessioni del G 20, per aprire negoziati ad ampio spettro, che limitino lo strapotere finanziario a vantaggio dell’equilibrio politico generale.

La dimensione sociale e il Metaverso

Un conseguente effetto è dato dall’affievolimento della   dimensione sociale a vantaggio di quella individuale.

Infatti, da qualche tempo circola il concetto di utilizzare il “metaverso” per intrattenere rapporti digitali, attraverso i “social-network”, che si sono rivelati affatto “social” ma soprattutto strumenti di esaltazione personale; il metaverso accentuerà l’isolamento psicologico, in quanto l’interazione non avverrà attraverso il grado di empatia da esprimere nel rapporto, ma con un avatar e una simbologia che, per essere tale non colmeranno tutti gli aspetti prodotti e recepiti dal sistema limbico. Il metaverso dovrà rimanere nell’ambito della realtà virtuale con consapevolezza, senza che sostituisca minimamente la realtà vera e consistente, che rimarrà oltre il metaverso.

Il Transumanesimo e il Postumanesimo

Un’altra problematica da affrontare è quella che attiene al “transumanesimo”, perché sarà assolutamente necessario definire i limiti e gli ambiti etici, per consentire che l’uomo resti il centro dell’interesse e ogni altra implementazione resti da lui governata, nel più ampio principio dell’autodeterminazione secondo la morale naturale.

Non bisogna correre il rischio di trasformare la ricerca scientifica in strumento di eugenetica, che metterebbe a repentaglio la stessa esistenza dell’umanità.

Ancora più preoccupante potrebbe essere l’affermazione di un “post-umanesimo”, che non definisce affatto la natura e i ruoli e, quindi per definizione, relega l’uomo nel passato per privilegiare una dimensione futura sconosciuta, non  sapendo da chi sarà decisa, né da chi potrà essere governata e con quali strumenti.

Sicuramente l’evoluzione della scienza e della tecnica, anche quantistica, continuerà ad affermarsi, ma sarà necessario che vi siano delle Istituzioni pubbliche e democraticamente elette, che esercitino la supervisione e il controllo sui percorsi scientifici, che comunque non possono e non devono conculcare il principio del libero arbitrio del cittadino.

La velocità evolutiva

I processi evolutivi hanno sempre dei tempi di realizzazione che si sono rivelati progressivi, passando da una progressione pressocché geometrica ad una esponenziale, con l’esponente a sua volta progressivo; allo stesso tempo, ma con una velocità inferiore, si è adeguata nell’uomo la capacità di comprensione e di assorbimento dell’evoluzione e attualmente le previsioni ci indicano tempi sempre più rapidi.

Se nel campo del lavoro il processo di apprendimento (formazione professionale) è necessitato dalla esigenza di vivere la quotidianità, in altri ambiti molti scelgono di non lasciarsi “contaminare” dagli strumenti tecnologici e attualmente verifichiamo che molti non hanno padronanza dei sistemi informatici o di comunicazione elementare come i telefonini o il bancomat, con il rischio reale dell’emarginazione, con un tasso altissimo di digital divide.

Inoltre, la natura ha creato i processi di evoluzione e di decadimento nel corso della vita; l’intelligenza umana ha prodotto strumenti di accelerazione dei primi e di rallentamento dei secondi, intervenendo sulle componenti naturali e questo, finora, ha funzionato; alla base di tutto, però, vi è stata la conoscenza, vero motore di ricerca e stimolo a raggiungere risultati sempre più positivi, al netto delle colpe delle guerre e dell’uso della bomba atomica.

La “recessione democratica” (copyright di Larry Diamond – Università di Stanford)

Nell’ultimo decennio il numero dei Paesi democratici è diminuito e le dittature evidenti o di fatto sono passate dal 49 % a circa il 70 %, sottoponendo a regimi oltre 5,4 miliardi di persone.

La trasformazione dei sistemi è divenuta possibile perché è arretrato nel mondo il sentimento sociale e solidaristico e si è affermato quello individualistico ed egoistico, attraverso l’esaltazione di modelli leaderistici in ogni ambito, non solo in economia con gli imprenditori di successo.

La povertà viene alcune volte considerata una colpa perché obbliga l’altra parte di società ad intervenire per assicurarne la sopravvivenza.

L’assioma, falso e crudele, “hai diritti se hai la possibilità di mantenerti” si è affermato in alcune aree sociali e bisogna assolutamente fermarne l’assuefazione verso i ceti popolari per evitare che si ritorni all’”Homo homini lupus” (l’Obama Care è un tentativo di invertire le logiche di sistema liberiste)

Secondo la “vulgata” il potere è la misura del successo, esso si può perseguire con ogni mezzo, anche con la forza e l’annichilimento del metodo democratico e il leader diventa dittatore o oligarca.

Da questa concezione dell’organizzazione sociale deriva anche un altro “eccesso” che considera i malati, gli anziani, i diversamente abili un “costo” per la società con la conseguente tendenza alla ghettizzazione alienante.

Si comprende benissimo che una società così discriminante non potrà avere lunga vita, ma al di là della sopravvivenza sarebbe giusto porsi il problema morale, che non ammette e tantomeno giustifica discriminazioni sociali per alcun motivo.

L’informazione e le “fake news”

La globalizzazione ci ha abituati a considerare l’informazione diffusa in termini globali; ciò è vero perché raggiunge in tempo reale ogni angolo di mondo, ma pochi usano un metodo critico di acquisizione delle notizie, mentre la stragrande maggioranza delle persone le assume acriticamente, anche perché molti non hanno gli elementi e le cognizioni di poter verificare e confutare quanto diffuso.

Un’ attenuante alla precedente affermazione risiede nel fatto che la concezione della “verità” è assolutamente personale e quindi anche l’interpretazione delle notizie diffuse è personale e non soggetta a giudizio, pena la violazione del diritto del libero pensiero.

Ma anche l’affermazione del libero pensiero ha i limiti imposti dall’”etica naturale”, tanto che in nessun luogo del mondo si può affermare che il cannibalismo o l’eugenetica siano leciti.

Non è nemmeno lecito propalare falsità per verità, al solo fine di affermare una tendenza o un convincimento utile solo a chi diffonde tali notizie, perché oggettivamente se le interpretazioni della verità sono tante quante le persone a cui vengono offerte, il falso resta sempre tale e l’interpretazione del falso non fa una notizia vera; quindi, le fake news dovrebbero essere denunciate e cancellate con provvedimenti ad ampia diffusione.

La dinamica umana e personale della cultura e la sua diffusione.

Partendo dai provvedimenti di scolarizzazione di massa, avvenuti nel nostro Paese e pressocché in tutto il mondo occidentale, con l’inclusione del Giappone, ciascuno di noi ha avuto una propria stratificazione culturale fino ad una età di piena vigoria mentale e successivamente ha subìto un decadimento naturale delle proprie capacità di apprendimento.

Con l’avvento del processore (Federico Faggin 1968) si apre la rivoluzione informatica e digitale, che modificherà radicalmente tutta l’organizzazione del lavoro e successivamente della vita personale, familiare e sociale.

La non conoscenza di tali sistemi porta all’emarginazione sociale e quindi impedisce che il vissuto si correli alla realtà nella quale è immerso.

La realtà, nella quale oggi siamo tutti immersi, è quella – e tanta altra – prima succintamente descritta e quindi non può essere ignorata, ma conosciuta e interpretata.

L’Educazione Permanente

Per tali motivi abbiamo organizzato la Conferenza sull’Educazione Permanente – per tutto l’arco della vita – per contestualizzare la nostra presenza all’attualità del vissuto ed evitare che si formino sacche di emarginazione culturale crescenti in relazione alla velocità di diffusione dei fatti.

Se l’aspetto più evidente della necessità dell’Educazione Permanente è rappresentato dall’impedire che le persone vengano emarginate per ignoranza, l’aspetto più importante riguarda invece il sistema democratico.

L’Educazione Permanente difende la Democrazia e lo stato democratico contro ogni tentativo di imbonimento per affermare altre forme di governo che tentano di ridurre il controllo democratico del Parlamento sul Governo.

Siamo da qualche tempo in un regime di “democrazia sospesa”, anche perché l’espressione popolare ha eletto un Parlamento che avrebbe dovuto fare tante cose, finendo per non fare quasi nulla; ma questo è avvenuto perché i processi di governo, che hanno una complessità propria che sono lo specchio della complessità sociale e civile, non erano sufficientemente conosciuti e demagogia e populismo hanno completato il quadro d’insieme.

Penso che il cittadino medio debba avere una sufficiente conoscenza dei processi decisionali, perché riguardano la sua vita quotidiana e quindi deve sapere che le decisioni assunte da un Paese o da una regione sono correlate con un sistema complesso mondiale, che deve essere conosciuto e del quale nessuno può fare a meno.

Se i cittadini del mondo avessero immaginato l’esito della globalizzazione, per come si è svolta, avrebbero impedito che la percentuale di popolazione governata da regimi passasse dal 49 % al 70 % e avrebbero difeso il sistema della democrazia.

Il futuro del mondo democratico si gioca sulla conoscenza e sulla consapevolezza dei percorsi decisionali e quindi ognuno, a qualsiasi età avrà il compito di difendere la democrazia dai tentativi di manipolazione e di affievolimento.

Più conoscenza e più cultura possono significare più democrazia e più pace nel mondo.

Questo è il nostro compito e la nostra missione con l’Educazione Permanente.

Vitaliano Gemelli

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