Durante le guerre nel Golfo, quella del ’91 e della successiva del 2003, non mancarono notizie su come i traffici del petrolio, anche con l’Iraq, presentassero delle “anomalie” rispetto alle dichiarazioni ufficiali e a quel che vedevamo avvenire sui campi di battaglia. Nel senso che, comunque, dal porto iracheno di Bassora partivano alcune petroliere con i loro carichi diretti proprio verso quei paesi che stavano combattendo contro l’Iraq.

Oggi ci risiamo. Tante “anomalie” devono essere registrate. Tra le tante ne cogliamo almeno tre, per oggi. Sappiamo, ad esempio, che la Shell ha appena confermato di continuare ad acquistare petrolio greggio russo nonostante l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni applicate alla Russia da tutti i paesi occidentali. Il colosso petrolifero europeo, il primo azionista è la famiglia reale olandese, ha formalizzato l’ultimo contratto d’acquisto dalla Russia due giorni fa. Un portavoce della Shell ha sostenuto che la società sta cercando di garantire le forniture di combustibili necessari all’Europa. In ogni caso, le sanzioni occidentali non sono state ancora estese all’industria petrolifera russa, ma il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba si è chiesto se il petrolio russo non faccia sentire l’odore del sangue alla società petrolifera olandese.

La questione del petrolio porta ad altre cose davvero inattese. L’America torna a parlare con il Venezuela dell’odiato Maduro. Il petrolio serve a tutti. Anche agli statunitensi che, tra l’altro, nella loro chiamata degli alleati alla fermezza nei confronti di Putin, devono assolutamente partecipare all’approvvigionamento di quelle fonti energetiche che costituiscono i principali problemi per gli europei, in particolare Germania e Italia. Il Venezuela è in grado di dare un consistente apporto in questo senso e, se mutassero le cose nei rapporti con Washington, anche quel paese potrebbe superare una lungo periodo di difficoltà determinate dalla pesante applicazioni delle sanzioni adottate contro un regime non riconosciuto come democratico da gran parte dell’Occidente.

La questione Iran entra nel contesto generale della vicenda Ucraina – Russia perché quest’ultima non intende proseguire sulle complesse trattative in corso sul nucleare iraniano se non sarà messa in condizione di poter continuare ad intrattenere liberamente tutti i suoi scambi con Teheran, in particolare, per quanto riguarda la questione petrolifera, in particolare per ciò che afferisce lo sfruttamento dell’immenso giacimento scoperto nella regione del Mar Caspio. Il recentissimo viaggio a Mosca del Primo ministro israeliano, Naftali Bennett, da lui fatto nonostante gli obblighi religiosi del rispetto del sabato ebraico, ha avuto dunque una doppia valenza e vedremo se porterà gli effetti desiderati.

CV

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