La scuola deve necessariamente sviluppare il suo compito educativo nel contesto vivo della società. Senza rifuggire, dunque, da temi controversi che i ragazzi, peraltro, incontrano nella vita di tutti i giorni.

Il Ministero della Pubblica Istruzione, in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia – di cui, peraltro, alla risoluzione del Parlamento Europeo dell’aprile 2007 – invita le scuole, di ogni ordine e grado, ad organizzare, nell’ambito della propria autonomia didattica ed organizzativa, per domani, martedì 17 maggio, “occasioni di approfondimento … sui temi legati alle discriminazione, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali …”.

Il Ministero fa risalire l’iniziativa all’ art. 3 della Costituzione. Il quale getta uno sguardo ad ampio raggio sul tema della lotta alle discriminazioni e, in nessun modo, la circoscrive ai temi dell’omofobia, della transfobia e del gender.
Condizioni che recano in sé un carico di umanità e, troppo spesso, di sofferenza che merita rispetto ed attenzione.
Purché di queste condizioni esistenziali da cui dobbiamo lasciarci interrogare, non si voglia fare un uso strumentale diretto ad affermare e, anzi, imporre un paradigma antropologico unilaterale ed ideologicamente marcato. Quasi reinterpretando un compito “etico” dello Stato, come, per certi versi, potrebbe evincersi dalla legga Zan.

L’ art. 3 della Costituzione non va ristretto alle discriminazioni relative all’orientamento sessuale. Deve, piuttosto, promuovere una costante maturazione della coscienza civile del Paese, in molti altri campi. Soprattutto, in un tempo di migrazioni e di macroscopiche, avvilenti diseguaglianze sociali, culturali, educative.

Una seconda osservazione concerne l’opportunità che la cultura e la stessa politica, la società civile secondo la pluralità delle sue articolazioni, la scuola, e soprattutto le famiglie, cui compete primariamente la responsabilità educativa, s’interroghino circa quei percorsi di accompagnamento alla maturazione affettiva delle giovani generazioni, inscindibile da ogni riferimento ad una sessualità matura, anche in ordine alle prospettive di una genitorialità responsabile.

Percorsi così difficilmente codificabili. Tanto più ben poco ascrivibili ad un dettato legislativo. Occorre, piuttosto, trovare un giusto equilibrio cui concorrano un’autonomia della scuola che sia ragionevole; la sensibilità dei docenti; il rispetto pieno della coscienza dei più giovani e dei valori in cui originariamente si riconoscono; una relazione efficace con la famiglia e le altre agenzie formative che i giovani incontrano nei territori del loro vissuto quotidiano.

Sono gli indirizzi di pensiero, le culture, i diversi orientamenti valoriali che attraversano il Paese a doversi interpellare reciprocamente, in una sfida che trovi la sua composizione nel rispetto integrale della vita, di ogni vita e della dignità ontologicamente fondata della persona.

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