La Caritas Ambrosiana ha lanciato un appello per la rinegoziazione dei mutui per chi sta perdendo la casa a causa della crisi, che si è concretizzato nella presentazione di un apposito emendamento al Decreto Sostegni. Iniziativa benemerita che merita il massimo appoggio, che però lascia intravvedere tutte le lacune dei cattolici in politica in questa fase. Va bene tappare i buchi, allestire ospedali da campo per chi opera nel sociale.

Ma poi o c’è una robusta azione politica e di progetto a sostegno della solidarietà, nella fattispecie la difesa della proprietà dell’abitazione, oppure il cattolicesimo politico popolare dimostra di non esserci, di esser subalterno a disegni altrui, o se c’è, di fare altro, non più politica. Per restare nell’ambito delle politiche abitative, trovo surreale il fatto che a fronte di una dichiarata volontà di grandi soggetti della politica internazionale (tra cui il WEF di Davos, l’Economist, l’Open Society…) di perseguire in tempi brevi, aiutati dalla provvidenziale, per loro, emergenza pandemica, la fine dell’abitazione di proprietà per la classe media in favore di un precariato abitativo di massa gestito da algoritmi a cui il cittadino comune, non miliardario, non si potrà sottrarre, non corrisponda una altrettanto netta e determinata iniziativa in favore della piccola proprietà immobiliare, iniziando a ripristinare la completa detassazione delle case e l’impignorabilità della prima casa. Occorre mettere in campo un progetto di società.

Perché quello degli avversari del ceto medio e popolare è chiarissimo e lo stanno portando avanti con raggelante e disinibita lucidità. Vogliono arrivare in tempi brevissimi col terrore (perché sin dal prossimo autunno contano di aumentare l’emergenza sanitaria, puntano sul fatto che i vaccini genici renderanno le persone giovani e sane, finora pressoché immuni, molto più vulnerabili ai coronavirus) all’esproprio generale degli immobili, in cambio del famigerato reddito di base universale, in modo da fare assegnare a un ente statale la sistemazione abitativa ritenuta dall’AI più congrua (molto peggio che nell’URSS e con tanti saluti alla vecchia cara famiglia che sarà sistematicamente smembrata). I pochi che potranno ancora permettersi di pagare un affitto a prezzo di mercato, lo verseranno agli stessi fondi posseduti da pochi miliardari globali, che diventeranno proprietari di gran parte del patrimonio immobiliare esistente.

Non è fantapolitica. In America sta già succedendo. Gran parte delle ex proprietà immobiliari della classe media sono ora di proprietà di grandi fondi speculativi o di fondi sovrani stranieri a cui i ceti lavoratori espropriati pagano l’affitto. Quindi, per essere incisivi politicamente e non ridursi a utili idioti di un piano aberrante, si deve trovare la lucidità e il coraggio di denunciare che ciò che viene vissuto da milioni di famiglie come un dramma, in realtà si tratta di un fenomeno voluto e provocato nei piani alti del potere globale per un preciso e dichiarato obiettivo politico che è quello della cancellazione della proprietà privata della casa per la classe media. L’indicazione su come dobbiamo agire c’è la offre addirittura lo stesso direttore della Caritas di Milano Gualzetti, se appena si leggono le sue dichiarazioni con la suddetta preoccupazione: «La slavina che spinge il centro medio sempre più verso il basso va fermata prima che la sofferenza esploda in rabbia. Per farlo servono norme nuove sui cui costruire un nuovo patto sociale».

È tutto lì, il nuovo patto sociale alla cui realizzazione i cattolici devono concorrere da protagonisti non potrà essere fondato sui cardini della società distopica, a misura dei miliardari globali, che sta venendo imposta dall’alto sull’onda dell’emergenza sanitaria. A ben vedere questa è la lezione di Sergio Paronetto per i nostri giorni: la lungimirante consapevolezza che di fronte a un regime (molto più possente di quello fascista) che appare nel pieno controllo di tutto, che ha il tempo contato – il suo crollo è inevitabile e imminente e sarà cruento, forse accompagnato da un nuovo conflitto mondiale – occorre definire i fondamenti della società che sorgerà dalle macerie di quella attuale, dove per nessun motivo si ammetteranno più progetti in violazione dei diritti umani naturali, della libertà, della sacralità della persona e nella politica, negli ideali e nei programmi torneranno ad avere spazio le visioni cristianamente ispirate e il politicamente corretto sarà bandito e considerato solo più il triste ricordo di un sistema totalitario tragicamente fallito.

Giuseppe Davicino

 

Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione i Popolari del Piemonte

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