Ho letto con attenzione su Politica Insieme alcuni interventi che hanno posto dubbi, distinguo e perplessità sulla politica vaccinale e sul Green Pass (da ultimo quelli di Massimo Molteni CLICCA QUI e QUI). Ne posso cogliere le ragioni, formulate peraltro con garbo e ponderazione e mi rendo conto che si tratta di temi delicati da molti punti di vista. Ma mi permetto di dire che non condivido affatto ciò che, al fondo, essi fanno emergere. Badiamo alla sostanza.
Vaccinarsi contro il Covid serve o non serve per contenere la Pandemia, salvare vite umane, ridurre – in caso di infezione, anche per i vaccinati (nessuno ha detto che la copertura è al cento per cento) – le conseguenze (ed i relativi oneri) della malattia, tutelare i soggetti più fragili (compresi quelli che per motivi sanitari non si possono vaccinare) e consentire anche, di conseguenza, una più veloce ripresa della vita sociale ed economica? E inoltre, è vero o no che la comunità scientifica è concorde nel ritenere che sussistono tutte le garanzie – in scienza e coscienza – per considerare ragionevolmente sicuri i Vaccini autorizzati?
Se la risposta a queste domande è positiva, tutto il resto (senza sminuirne il valore) mi pare degno di essere declassato a questione di seconda importanza. Sul piano giuridico, va detto che le Istituzioni democratiche hanno adottato le loro responsabili decisioni nel rispetto della Costituzione. Non hanno stabilito (purtroppo, dico io) l’obbligo vaccinale generalizzato, ma hanno deciso – sempre attraverso meccanismi previsti dall’Ordinamento – l’obbligo del Green Pass per determinate situazioni.
Con Legge si sarebbe potuto disporre l’obbligo vaccinale generalizzato; con Legge si è disposto invece l’obbligo del Green Pass (vale a dire della vaccinazione) per un certo numero di situazioni (che personalmente auspico siano estese il più possibile). Chi contesta il Green Pass perché, invece, si sarebbe dovuto stabilire l’obbligo vaccinale generalizzato, gioca con le parole e si fa beffa della logica e della Costituzione.
Sul piano morale e civile, la situazione è ancora più chiara: chi – pur non avendo motivi sanitari ostativi – non si vaccina, compie un atto di violazione dei propri doveri di membro solidale e responsabile della comunità.
Né più né meno di chi evade le tasse, inquina il territorio, pratica il lavoro nero, passa con il semaforo rosso, parcheggia in mezzo alla strada o fa pipì negli ascensori condominiali. Il danno ed il dispregio verso la comunità sono evidenti: le norme vengono dopo. Ed è inutile accampare astruse teorie circa la libertà personale.
Noi cristiani dovremmo ben sapere che la libertà della persona non è arbitrio assoluto ma deve sempre armonizzarsi con il bene comune. Abbiamo dimenticato il “personalismo comunitario” e ci lasciamo attirare dalla logica dei diritti “assoluti e non mediati” del singolo “individuo”?
La centralità e ed il primato della “persona” (mi hanno sempre insegnato i miei maestri) postulano adeguate virtù di coscienza, discernimento e responsabilità, che proprio non riesco a vedere, neppure in vaga traccia, nelle posizioni di chi – direttamente o indirettamente – legittima questa sorta di impropria obiezione di coscienza rispetto al dovere morale e civico (prima che giuridico) di vaccinarsi.
Lorenzo Dellai

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