L’Alleanza contro la Povertà ( CLICCA QUI ), la rete di organizzazioni impegnate nella lotta alla povertà in Italia, il 6 luglio ha incontrato in un meeting online il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando. Lo scopo dell’incontro è stato quello di presentare i primi risultati di una ricerca che delinea lo sviluppo del Reddito di Cittadinanza (RdC) e alcune proposte finalizzate a migliorare l’implementazione di questa misura.
L’indagine, che analizza l’evoluzione della povertà in Italia a seguito della pandemia di Covid-19, è stata condotta dal Comitato Scientifico dell’Alleanza – composto dalla direttrice di Secondo Welfare, Franca Maino, Mariangela Lodigiani, Stefano Sacchi, Andrea Ciarini e Michele Raitano – con il supporto di altri ricercatori e ricercatrici, tra cui la nostra Chiara Agostini.
La ricerca ( CLICCA QUI ) indica come in questi mesi il Reddito di cittadinanza abbia costituito un importante argine al diffondersi della povertà nel nostro Paese. Secondo i più recenti dati diffusi dall’INPS il RdC ha raggiunto 3,6 milioni di persone a cui vanno aggiunti i beneficiari del Reddito di Emergenza (Rem) che, più facilmente accessibile grazie ad alcuni requisiti meno stringenti, ha avuto un ruolo di copertura per un’importante fascia di popolazione: oltre 1 milione di persone.
La ricerca, che sarà ultimata il prossimo autunno, contiene anche alcune proposte per rafforzare e migliorare la misura di contrasto alla povertà. Le proposte dell’Alleanza riguardano in tre ambiti.
Il primo riguarda l’ampliamento della platea di beneficiari e il superamento delle penalizzazioni per le famiglie numerose con figli minori e per quelle composte da stranieri. In questa direzione i suggerimenti dell’Alleanza riguardano: la sostituzione dell’attuale scala di equivalenza – penalizzante per i minori – con quella dell’Isee, eliminando l’attuale tetto che sfavorisce le famiglie numerose; l’eliminazione del vincolo di residenza di 10 anni, riportandolo sul livello di due anni previsto dalla precedente misura di sostegno minimo al reddito (il Reddito di Inclusione, REI); un allentamento del vincolo aggiuntivo sul patrimonio mobiliare; la previsione di non far rientrare l’Assegno Unico e universale per i figli nel reddito ai fini Isee, e quindi la separazione tra le due misure.
Il secondo intervento dovrebbe essere finalizzato ad implementare concretamente i percorsi d’inclusione sociale attraverso l’analisi preliminare per la presa in carico multidimensionale dei beneficiari. In questa direzione, per l’Alleanza, è necessario reintrodurre i punti unici di accesso previsti per il REI e l’analisi preliminare del nucleo beneficiario, rendere volontari i PUC (Progetti Utili alla Collettività) secondo una logica basata sull’empowerment e sulla capacitazione dei soggetti più fragili e rafforzare la governance multilivello del RdC. Al tempo stesso sarebbe essenziale rafforzare i percorsi di inclusione lavorativa previsti dalla normativa del Reddito di Cittadinanza, anche allo scopo di fronteggiare l’impatto della pandemia sui lavoratori, potenziando i percorsi formativi e di aggiornamento delle competenze.
Infine, l’ultimo ambito riguarda le azioni per coinvolgere la componente passiva ed evitare la trappola di povertà nel Reddito di Cittadinanza. In questo senso è auspicabile che si favorisca un adeguato sostegno economico che permetta di fuoriuscire da una condizione di povertà con la progressiva emancipazione per chi ha redditi bassi e irregolari. Inoltre potrebbe essere importante garantire, nel medio periodo, il cumulo tra reddito da lavoro e il RdC.
Per scaricare la ricerca presentata dall’Alleanza
Per leggere il comunicato stampa dell’Alleanza
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